Guida degli Archivi capitolari d'Italia. I - Direzione generale per gli ...
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<strong>Guida</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>Archivi</strong> <strong>capitolari</strong> d’Italia, I<br />
anche e soprattutto le oblazioni ed i lasciti dei fedeli. Il volume di questa<br />
massa, che raggiunse proporzioni assai vistose, le fonti della sua formazione,<br />
<strong>gli</strong> oneri relativi e la sua storia ci vengono descritti con estrema<br />
precisione da un contabile del Capitolo, Gaetano Garofalo, in un volume<br />
conservato nell’archivio. La Sacra Distribuzione, in pratica si fondeva<br />
col Capitolo che la amministrava <strong>per</strong> mezzo di due canonici, eletti ogni<br />
anno dal Capitolo, il quale, attraverso questo canale condizionava la vita<br />
delle varie decine di sacerdoti di Agrigento, titolari dei numerosi benefici<br />
maggiori e minori.<br />
La vita del Capitolo della chiesa cattedrale di Agrigento è stata gravemente<br />
turbata da due fattori che allontanarono di molto il Capitolo dalla sua<br />
nobile funzione di “senatus episcopi” e che lo fanno apparire come uno dei<br />
più gravi casi patologici nella storia dei Capitoli Cattedrali e cioè: i conflitti<br />
col vescovo ed il diritto di opzione dei canonici. I canonici non accettarono<br />
ma il diritto di ispezione del Vescovo sui criteri con cui veniva<br />
amministrata la Sacra Distribuzione, anche quando il vescovo aveva tutti i<br />
motivi di chiedere limpidezza. Il diritto di opzione teneva poi i canonici in<br />
continuo conflitto fra di loro stessi. A rendere ancora più complicata la situazione<br />
si aggiungeva la considerazione della natura giuridica del Vescovato,<br />
considerato di diritto patronato regio, come pure di alcuni canonicati.<br />
Le contese giudiziarie, agitate ad ogni livello, presso il Tribunale della Monarchia<br />
Sicula e presso il Sovrano, a Napoli, non avevano mai fine e diedero<br />
vita ad una bibliografia assai ampia, della si riportano solo alcuni esempi.<br />
Le leggi di eversione dell’asse ecclesiastico del 1866 e del 1867 furono avversate<br />
con ogni mezzo dal Capitolo, che fece ricorso a tutti <strong>gli</strong> espedienti<br />
<strong>per</strong> conservare quanto più possibile beni e strutture, ma che lasciò il Capitolo<br />
alla stregua <strong>de<strong>gli</strong></strong> altri, ridotto cioè a 12 canonici e 6 mansionari.<br />
Ma quello che infine recò il danno maggiore al Capitolo fu il meccanismo<br />
della riscossione delle decime, molto complicato, e ben presto colpito,<br />
a torto o a ragione, dalle numerose leggi che miravano alla loro soppressione,<br />
soprattutto dopo l’unità d’Italia. Le vicende relative alla riscossione<br />
delle decime, indispensabili <strong>per</strong> la sopravvivenza del Capitolo,<br />
furono assai lunghe e tormentate e si conclusero con la legge n. 639 del<br />
27 giugno 1912 intitolata “provvedimenti sulle decime agrigentine”.<br />
L’<strong>Archivi</strong>o ha sede in un ampio locale, assai decoroso, adiacente al Duomo,<br />
al piano su<strong>per</strong>iore, recentemente restaurato e ristrutturato a cura della<br />
Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento, con fondi della Regione<br />
Siciliana. La documentazione è conservata in antichi ed artistici armadi<br />
lignei, anch’essi restaurati dalla stessa Soprintendenza.<br />
Il sigillo raffigura l’agnello sacrificale con vessillo e la leggenda: CAPI-<br />
TULUM ECCLESIAE AGRIGENTINAE.<br />
Dati complessivi: unità 2658 (1500-1950).<br />
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