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Qui - Porphyra

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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

insegnò a Gaza sotto l’imperatore Anastasio I (491-518),<br />

prolegomeni contenuti nel codice Matritense 4687, del sec. XV,<br />

che fu trascritto a Milano da Costantino Lascaris.<br />

Al V secolo è da ascrivere il neoplatonico Siriano, che ci<br />

è pervenuto in due codici, il Marciano gr. Z. 433, del sec. XI, e il<br />

Messinese S.Salvatore 118, dello stesso secolo. Un’altra<br />

redazione del commentario di Siriano ci è giunta assieme a quelli<br />

di Sopatro e Marcellino tramite il Parigino gr. 2923.<br />

Di poco più giovane di Siriano dovette essere Sopatro di<br />

Atene (circa 300-364/5), giuntoci tramite il già citato Marciano<br />

gr. Z. 433, più la redazione del Parigino gr.2923, di cui si è<br />

detto; questo codice è anche testimone unico di Marcellino (V<br />

secolo). Attorno al 400 fiorì Troilo di Side, il cui prolegomeni al<br />

commento ci sono giunti dal Parigino gr. 1983, del sec. XI, e dal<br />

Parigino gr. 2977, dello stesso secolo. Al V secolo è anche da<br />

assegnare Giorgio Monos, pervenutoci nel Parigino gr. 2919, X<br />

sec., e nel Vaticano gr.1328, dei secoli XIII-XIV.<br />

In questa stessa epoca vien collocato il perduto<br />

commentario già attribuito al retore Giovanni di Cesarea,<br />

supposto allievo di Paolo retore di Cesarea, che confluì nel<br />

commentario anonimo del VII volume dei Rhetores Graeci,<br />

monumentale edizione di testi retorici realizzata da Christian<br />

Walz fra il 1832 e il 1836. Ancòra al V secolo va assegnato<br />

Fozio retore – noto attraverso citazioni di Giovanni Doxapatri -;<br />

al V-VI secolo Febammone Egiziano, il cui commento è andato<br />

perduto, mentre ci è stato conservato quello alla Stilistica (nel<br />

Parigino gr. 3032, manoscritto italogreco dei secoli X-XI).<br />

Vennero poi i lunghi anni dei ‘secoli bui’: non si lavorò<br />

più all’esegesi dei testi profani. La controversia iconoclastica dei<br />

secoli VIII-IX provocò una generale decadenza delle lettere,<br />

sicché la produzione letteraria e tecnica si ridusse solo a testi di<br />

polemica teologica, esegesi biblica, scienze sacre, innografia,<br />

insignificanti epitomi, cronache. Con la ripresa della cultura, a<br />

fine IX secolo, cambiò il metodo degli esegeti ermogeniani: non<br />

più commentari originali, ma commentari di compilazione,<br />

confezionati, in pratica, ‘copiando’ i commentari degli esegeti<br />

tardoantichi. I nuovi esegeti, attingendo un po’ qua, un po’ là,<br />

venivano incontro alla ‘domanda’ di coloro che aspiravano a<br />

diventare degli intellettuali, per l’institutio dei quali era<br />

‘d’obbligo’ la lettura di Ermogene. Nel Lessico di Suida (o<br />

Lessico Suda) peraltro 350 si afferma che «tutti hanno fra le mani<br />

le opere di teoria della retorica di Ermogene». Intanto, nessuno<br />

più leggeva Minuciano, sicché i suoi scritti non ci sono<br />

pervenuti.<br />

Nel IX secolo fiorì Giovanni Sardiano, agiografo e<br />

vescovo, che ci è noto attraverso il codice Vaticano gr. 2228,<br />

dell’inizio del sec. XIV, e il Vindobonense philol. gr.130, datato<br />

secc.XIII-XIV.<br />

350 Alla voce “ Ermogene”, 3046 dell’ed. Adler.<br />

111<br />

Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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