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Qui - Porphyra

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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

nei santi militari a Goreme. Simili piccole scagliette sono state<br />

ritrovate nella armatura di Silistra (fig. 2).<br />

Scudi.<br />

Niceforo statuisce espressamente come tutti i catafratti,<br />

eccetto gli arcieri, debbano portare scudi (skoutaria). 195<br />

Lo scudo illustrato per la cavalleria pesante, nelle<br />

miniature come negli avori prodotti fra il X ed il XII secolo, 196<br />

segue la tipologia degli scudi a mandorla, nati a Bisanzio fra il<br />

IX ed il X secolo e detti a forma di “cervo volante<br />

triangolare”, descritti sempre da Niceforo Foca come in<br />

dotazione ai katafra,ktoi: erano in liste di legno leggero<br />

rivestite di pelle di pecora o asino dipinta. Nelle miniature<br />

dello Skilitzès rappresentanti gli Athanatoi, mostrano essere<br />

rivestiti da cuoio rosso. Il cuoio conciato era incollato sulla<br />

base di legno con colla animale e formava uno spessore cucito<br />

lungo tutto il bordo. La forma e la dimensione di tali scudi,<br />

che possiedono la foggia di un triangolo smussato in alto e<br />

terminante a punta, cioè a forma di mandorla con il loro<br />

spigolo superiore rotondo rialzato per la protezione del viso, è<br />

perfettamente visibile in diversi scudi di cavalieri dell’XI<br />

secolo e da molti guerrieri rappresentati su icone in steatite. 197<br />

Nei Praecepta la lunghezza dello scudo del cavaliere è<br />

indicata in 4 o 5 spanne (93,6 e 117 cm. rispettivamente).<br />

Le miniature dello Skilitzès ci danno anche la<br />

possibilità di avanzare delle ipotesi sulla struttura interna di<br />

tali scudi. Nella miniatura di fol. 171r è riconoscibile, accanto<br />

all’orlo dello scudo vero e proprio, una seconda linea<br />

parallela. Si può presumere che con questa l’artista volesse<br />

rappresentare l’ampiezza del bordo, che non si limitava<br />

soltanto alla stretta superficie del margine, che si estendeva<br />

per 1-2 cm. sulla superficie principale dello scudo (anche sulla<br />

parte frontale), ma che formava invece uno spazio più ampio<br />

sulla superficie interna. È pertanto all’interno di questo<br />

margine che delle guarnizioni metalliche erano inchiodate e<br />

poi dipinte in rosso sulla superficie di pelle rossa sottostante.<br />

Al centro dello scudo veniva praticato un foro che<br />

corrispondeva, sull’esterno, all’umbone, cioè alla borchia di<br />

rinforzo centrale, non sempre presente. Misurato sulla base<br />

degli umboni superstiti, tale buco doveva essere lungo 11 cm.,<br />

ampio 9,8 cm. e profondo 8,5 cm. circa. Intorno al buco erano<br />

disposti 6/8 ribattini di ferro dorato che, con la loro testa<br />

sferica, all’esterno fungevano da sistema di fissaggio dello<br />

scudo e come borchie di ornamento.<br />

Lo scudo era fornito di una cinghia a tracolla di cuoio<br />

dai differenti colori, che veniva appoggiata sulla spalla sinistra<br />

195 PRAEC. MIL. III, 9.<br />

196 KOLIAS, 1988, tavv. XXVI, XXVII, XXVIII, XXIX.<br />

197 PARANI 2003, tavv. 121-122.<br />

63<br />

Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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