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272 NORWICH, p. 252.<br />
273 Anno 1043. SBRIZIOLO, p. 88.<br />
274 Costantino IX Monomaco.<br />
275 POPPE, p. 1.<br />
<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
Maniace e l’attacco russo del 1043.<br />
Norwich afferma che «[…] se non fosse stato per una<br />
lancia ben mirata, Costantinopoli avrebbe potuto cadere in<br />
mano al sovrano più spietato di tutta la storia.» 272 Ora, al di là<br />
del fatto che si trattò piuttosto di un colpo fortunato, è innegabile<br />
che la storia poteva prendere una piega ben diversa. Ma le azioni<br />
di Maniace avrebbero potuto risultare letali per il Monomaco<br />
anche dopo le morte dello stesso generale. Vediamo come.<br />
Sempre nell’anno 1043 i Rus’ attaccarono Costantinopoli.<br />
Jaroslav I il Saggio, principe di Kiev, inviò contro la capitale una<br />
flotta consistente. La spedizione era condotta da Vladimiro,<br />
principe di Novgorod e figlio di Jaroslav. L’armata discese lungo<br />
il fiume Dnepr fino al Mar Nero e da lì si diresse verso il<br />
Bosforo. Fu l’ultimo grande attacco dei Russi all’impero e si<br />
verificò in circostanze poco chiare: le fonti infatti forniscono<br />
pochi elementi, spesso discordanti oppure poco rilevanti.<br />
La principale fonte di parte russa, la Cronaca degli Anni<br />
Passati o Povest’ vremennych let, è particolarmente deludente:<br />
Anno 6551. 273 Inviò Jaroslav il figlio suo Volodimir contro i<br />
Greci, e dette a lui molti guerrieri, e affidò il comando a Vyšata, padre di Jan.<br />
E mosse Volodimir con le navi, e giunsero al Danubio, e andarono verso<br />
Costantinopoli. E vi fu una tempesta grande, e distrusse le navi dei Russi; e la<br />
nave del principe distrusse il vento, e accolse il principe sulla nave Ivan<br />
Tvorimirič, voevoda di Jaroslav. I rimanenti guerrieri di Volodimir furono<br />
gettati sulla riva, in numero di seimila, e avrebbero voluto tornare nella Rus’,<br />
e non andò con loro nessuno della družina del principe. E disse Vyšata: «Io<br />
andrò con loro». E scese dalla nave [e andò] da loro, e disse: «Se vivrò sarò<br />
con loro, se morirò [sarò] con la družina». E si mossero volendo<br />
[raggiungere] la Rus’. Ed ebbero notizia i Greci che il mare aveva disperso i<br />
Russi, ed inviò l’imperatore, a nome Monomaco, 274 contro i Russi quattordici<br />
imbarcazioni. Volodimir e la družina allora, avendo visto che venivano verso<br />
di loro, tornati indietro, distrussero le imbarcazioni greche, e rientrarono<br />
nella Rus’, dopo aver preso posto nell’imbarcazione. Fecero prigionieri<br />
Vyšata e coloro che erano stati gettati sulla riva, e li condussero a<br />
Costantinopoli, ed accecarono molti Russi. Tre anni dopo, conclusa la pace,<br />
Vyšata fu lasciato [andare] nella Rus’ da Jaroslav. […]<br />
Non sono noti i motivi che spinsero il principe di Kiev<br />
lanciare l’offensiva. Poppe evidenzia come sia difficile<br />
comprendere perché un regno e una società pienamente intrisi di<br />
cristianesimo arrivassero ad assalire lo stato di cui avevano<br />
adottato l’ideologia religiosa. 275 Nella mentalità dell’epoca,<br />
attaccare Bisanzio significava attaccare la Cristianità. I Russi non<br />
erano più un popolo di razziatori pagani, ma un popolo cristiano.<br />
Tra le spiegazioni possibili, due sono le più accreditate.<br />
La più semplice riconduce a un conflitto commerciale, la più<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio