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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
occidentale Lamberto di Spoleto, potente fautore della fazione<br />
antiformosiana, ma questi aveva stipulato un compromesso con i<br />
sostenitori di Formoso e non impedì a costoro di scacciare<br />
Sergio rimpiazzandolo con Giovanni IX.<br />
Il candidato sconfitto, senza sottomettersi al nuovo papa,<br />
si ritirò in Toscana. Morto Giovanni, la fazione formosiana si<br />
spezzò in due e, dopo il papato di Benedetto III (900-903),<br />
Leone V (903) fu deposto dal suo presbitero Cristoforo (903-<br />
904), che ne prese il posto. In tali frangenti, morto ormai<br />
Lamberto da quattro anni, con l’appoggio determinante della<br />
casa di Teofilatto (†dopo il 914), Sergio arrivò a Roma con le<br />
armi in pugno e, acclamato dal popolo, divenne papa. Deposto<br />
Cristoforo e considerando Leone un usurpatore, li fece uccidere<br />
entrambi in Castel Sant’Angelo. Datò il suo papato dall’898 e<br />
governò scialbamente e – probabilmente – anche in modo<br />
immorale.<br />
Non stupisce se in tali frangenti l’annessione<br />
ecclesiastica del Mezzogiorno a Bisanzio non trovò opposizioni<br />
a Roma. Ma non stupisce neanche che un simile personaggio,<br />
assolutamente lontano dai progetti di Niccolò I e Adriano II, si<br />
mostrò subito prono ai voleri imperiali – peraltro conformi al<br />
diritto latino – e riconobbe l’assoluta liceità del quarto<br />
matrimonio, ignorando la specificità giuridica bizantina. A<br />
Sergio III non parve vero che la propria autorità, assai<br />
controversa in Italia, fosse decisiva in Oriente. Alla casa di<br />
Teofilatto poi l’amicizia di Leone VI faceva comodo.<br />
Nicola Mistico fu costretto ad abdicare. 50 Forse in questo<br />
periodo fiorirono le accuse di sue partecipazioni a congiure<br />
contro Leone VI. 51 L’imperatore lo rimpiazzò con il proprio<br />
confessore, Eutimio (907-912), che naturalmente si guardò bene<br />
dal considerare il responso papale come qualcosa di più di una<br />
dispensa e inaugurò un nuovo scisma a Bisanzio: tra eutimiani e<br />
nicolaiti. Un pendant per quello tra formosiani e antiformosiani a<br />
Roma. Eutimio era un intruso per i nicolaiti, sebbene non volesse<br />
incoronare Zoe Carbonopsina.<br />
Le cose si districarono in parte con la morte di Leone VI.<br />
Il fratello Alessandro rimase il solo imperatore, assunse la<br />
reggenza per il nipotino Costantino VII (913-959), mandò in<br />
convento la madre di lui e richiamò Nicola Mistico, per avere un<br />
uomo di fiducia al patriarcato, se non addirittura sviluppando<br />
un’ultima iniziativa del defunto fratello. 52<br />
Eutimio andò in convento e, alla morte di Alessandro, il<br />
reintegrato patriarca si pose alla testa di un consiglio di reggenza<br />
(913). Subito si tolse il sassolino dalla scarpa, con stile foziano,<br />
forte del fatto che a Roma di Niccolò I non c’era più neanche il<br />
ricordo. Scrisse a papa Anastasio III (911-913), il brav’uomo<br />
subentrato a Sergio III per volere di Teofilatto, rinfacciandogli<br />
50 GRUMEL, Reg., nn. 612-614.<br />
51 GRUMEL, Reg., n. 733.<br />
52 Cfr. la lettera di Leone VI in KARLIN-HAYTER P., in “Byzantion” 32 (1962), pp. 317-322.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio