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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

IL PAPATO E LA CASA DI MACEDONIA:<br />

L’UNIVERSALISMO RELIGIOSO E POLITICO<br />

TRA LATERANO E BOSFORO<br />

DAL IX ALL’XI SECOLO<br />

di Vito Sibilio<br />

La casa di Macedonia, con i suoi diciassette imperatori<br />

dispiegati nell’arco di sette generazioni dall’867 al 1057, fu<br />

sicuramente la più grande dinastia dell’impero bizantino<br />

mediogreco. Essa, come tutte le grandi famiglie purpuree, sentì<br />

vivissimo l’anelito universalistico del proprio dominio e interagì<br />

con l’altro grande polo di aggregazione ecumenica del mondo<br />

cristiano, il papato. I rapporti tra i basileis e i pontefici romani<br />

costituirono un momento qualificante della storia politica e<br />

religiosa di tutto il Medioevo cristiano, sia latino che greco. Una<br />

loro sia pur sommaria rilettura permette di andare alla radice di<br />

alcune tra le più controverse questioni dibattute ancora oggi tra<br />

Oriente e Occidente, sia in ambito storiografico che in quello<br />

teologico, e non prive di una loro attualità.<br />

La questione di Fozio e l’avvento della casa macedone.<br />

Per capire i primi passi del rapporto tra Bosforo e<br />

Laterano bisogna prendere le mosse dal periodo immediatamente<br />

successivo alla conclusione della lotta iconoclastica.<br />

Insensibilmente il contrasto teologico, sostanziato di scontri<br />

politico-ecclesiastici, si andava spostando dalla tematica<br />

cristologico-trinitaria, nella quale il dibattito iconologico era un<br />

argomento subordinato, a quella ecclesiologica, che ancora oggi<br />

è aperta tra le varie chiese cristiane. Era ovvio – guardando a<br />

posteriori – che i fedeli, definito tutto il patrimonio dottrinale<br />

sulla persona e le nature del Cristo e sulla sua raffigurabilità,<br />

passassero ad interrogarsi sulla natura del mistico corpo dello<br />

stesso Cristo, cioè la chiesa.<br />

Senza averne piena consapevolezza, i partiti ecclesiastici<br />

che si contendevano il potere in pratica questionavano su chi<br />

avesse il diritto di reggere la comunità cristiana e quindi sul<br />

modo stesso di concepirla, se rigidamente o meno. La corte<br />

imperiale e l’alto clero secolare caldeggiavano una gestione<br />

ecclesiastica che riconciliasse i dissidenti, in contrapposizione<br />

col partito monastico più rigido, fedele alla memoria degli<br />

Studiti. Tradizionalmente questi si appoggiavano alla Santa<br />

Sede, mentre il clero imperiale propendeva per una marcata<br />

autocefalia. Tuttavia il corso degli eventi e la posta in gioco tra<br />

le fazioni in lotta, ossia il soglio di sant’Andrea, aveva implicato<br />

dei frequenti capovolgimenti, per cui l’appoggio del papa fu a<br />

volte cercato dagli uni e sgradito agli altri, a volte il contrario.<br />

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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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