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Qui - Porphyra

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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

così che lo scudo potesse essere portato senza che le mani del<br />

portatore fossero sovraccariche o limitate in qualche modo<br />

nella loro libertà di movimento. 198 Tale tracolla era fissata<br />

all’interno, alle estremità superiore ed inferiore, per mezzo di<br />

ribattini sferici di ferro dorato, probabilmente dello stesso tipo<br />

di quelli usati per fissare l’umbone. 199 Era inoltre - dato che<br />

poteva essere portata attraverso il corpo e perciò ampia -<br />

collegata al centro da una fibbietta in bronzo e/o ferro. 200<br />

Vi erano ancora, nella parte interna dello scudo,<br />

impugnature più corte per la mano ed il sottobraccio, con<br />

l’aiuto delle quali il cavaliere maneggiava lo scudo con la<br />

mano sinistra.<br />

Tali impugnature a cinghia erano a forma di X. 201<br />

Il cavaliere combinava insieme l’una con l’altra le cinghie<br />

nella parte interna dello scudo, usando una delle cinghie per il<br />

sottobraccio come guida o maneggio ed un’altra da<br />

impugnatura per la mano. La cinghia per l’impugnatura della<br />

mano era lasciata relativamente lunga, cioè così poco stretta<br />

da render possibile al guerriero non soltanto di abbracciare<br />

strettamente le cinghie con le dita, ma passare attraverso<br />

l’apertura scivolandovi con la mano, per poter avere la mano<br />

sinistra libera e poter tenere le redini del suo cavallo. Le<br />

cinghie dell’impugnatura erano fissate allo scudo sempre per<br />

mezzo di chiodi. I ribattini erano ancorati alla parte esterna<br />

dello scudo, collocati a distanze determinate (le quattro parti<br />

della X). 202<br />

Anche la parte interna dello scudo era vistosamente<br />

decorata e lasciata spesso nello stesso colore della superficie<br />

esterna.<br />

Alternativamente allo scudo a mandorla era utilizzato<br />

anche lo skoutarion circolare, di piccole dimensioni, ma non<br />

per questo inefficace contro le frecce dei nemici, specie se<br />

utilizzato da un cavaliere coperto di ferro dalla testa ai piedi.<br />

Lo scudo che san Teodoro impugna nel Menologion<br />

appartiene a questa tipologia. Sempre da questa miniatura<br />

riceviamo una informazione preziosa sul deigma dello scudo<br />

di questo reggimento. Attorno all’umbone la piccola lettera<br />

greca omega (Ω) è chiaramente visibile. Questo potrebbe<br />

suggerire che i diversi banda degli Athanatoi probabilmente<br />

portassero sui loro scudi dipinte le due lettere greche alfa ed<br />

omega (Α ed Ω), la formula cristiana che indica Dio come<br />

inizio e fine di ogni cosa, cioè sempre esistente ed<br />

“immortale”. Il credo della fede ortodossa si rifletteva in<br />

questa come in mille altre circostanze sull’equipaggiamento<br />

delle guardie del corpo dell’imperatore. La corte terrena era<br />

198 KOLIAS 1988, pp. 119 ss.<br />

199 NICOLLE 2002, tav. VI-15.<br />

200 PELEKANIADHS − CATZHDAKHS 1992, p. 41 fig. 21.<br />

201 KOLIAS 1988, p. 120: erano chiamate ciastoi, da Eustazio di Tessalonica, nel XII secolo.<br />

202 NICOLLE 1988, fig. 34.<br />

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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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