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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
estremamente grave avrebbe portato alla crisi irreversibile della<br />
grecità o almeno al suo inizio.<br />
Nell’827 gli Arabi africani sbarcarono in Sicilia, dando<br />
inizio alla conquista dell’isola, dopo incursioni iniziate già nel<br />
VII secolo.<br />
Approfittando delle discordie dei comandanti bizantini,<br />
dopo lo sbarco gli Arabi puntarono su Palermo, che fu occupata<br />
nell’831. Anche se nell’853 i Bizantini, con una grande<br />
spedizione, attaccarono l’Egitto per alleggerire la pressione su<br />
Creta e sulla Sicilia, verso la fine del regno di Michele III le<br />
uniche importanti città sotto il dominio bizantino in Sicilia erano<br />
Siracusa e Taormina.<br />
Michele III fu fatto uccidere da Basilio, fondatore della<br />
dinastia macedone, nell’867. Intanto gli Arabi presero Malta<br />
(870). Il 1° agosto del 902 cadde Taormina e tutta la Sicilia fu in<br />
mano degli Arabi.<br />
Mi si perdoni la lunga digressione, ma essa è stata<br />
necessaria per introdurre i l p r o b l e m a , molto ‘spinoso’,<br />
d e l l a s o p r a v v i v e n z a d e i t e s t i c l a s s i c i e d e l l a<br />
p r a s s i s c r i t t o r i a d e l l ’ I t a l i a b i z a n t i n a , con<br />
argomentazioni diverse da quelle con le quali affrontai il tèma<br />
nel citato «Congresso Internazionale su S. Nilo di Rossano»<br />
dell’ormai lontano 1986.<br />
Innanzi tutto, fra i secoli IX-XI, v’è stato in Italia<br />
meridionale qualcosa che ‘ricordi’ il dotto ‘rinascimento’ della<br />
capitale, non diciamo la riscoperta dei classici e il loro studio in<br />
vista della formazione culturale e morale, ma un interesse<br />
consapevole, non certo contro la cultura religiosa, ma ad<br />
integrazione di essa? Come è possibile accertare dalla lettura<br />
della Vita di S. Nilo e della Vita di S. Bartolomeo, spesso<br />
traspaiono interessi per le lettere profane e vi si addita come<br />
‘esempio’ di monaco colto un Proclo da Bisignano, accanito<br />
lettore di libri sacri e profani. Ma quale fu la consistenza,<br />
lo’spessore’ di tale cultura profana?<br />
Nella capitale, i monaci lavoravano alla trascrizione dei<br />
classici come scribi di professione. Un Efrem monaco vergò il<br />
Polibio, libri I-V, del Vaticano gr. 124 del 947, e l’Aristotele del<br />
Marciano gr. Z. 201 del 954, accanto a codici neotestamentari.<br />
L’esegesi ermogeniana è poi rappresentata proprio dal citato<br />
Giovanni vescovo di Sardi, che fu anche agiografo.<br />
Per l’Italia bizantina occorre mettere da parte la questione<br />
della produzione scrittoria greca a Roma (VII-XII secolo), per<br />
l’incertezza di individuare esemplari sicuramente ivi trascritti, e<br />
ricorrere alle più recenti acquisizioni scientifiche per i secoli<br />
successivi.<br />
Esse mostrano come, nella trascrizione dei codici, una<br />
certa ‘ripresa’ della letteratura profana vi fu ed è sicuramente<br />
testimoniata da manoscritti, da ascrivere ai secoli X-XI, quali il<br />
New York, Pierpont Morgan Library, 397 (Esopo, Babrio, ecc.),<br />
il Laurenziano plut. 75,3 (testi medicali e Metrodora, De<br />
120<br />
Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio