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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
mo’ di efimnio. 370 Analoga è la struttura del secondo carme in<br />
morte di Leone VI, ove tuttavia l’efimnio è costituito da un<br />
ottonario (un verso cioè di otto sillabe): da segnalare a questo<br />
proposito che il codice dal verso 25 cessa di riportare gli efimni,<br />
la cui presenza va senza dubbio supposta.<br />
Nel terzo carme in morte di Leone VI la sequenza di distici<br />
e efimni è impreziosita da un acrostico alfabetico: il primo verso<br />
di ogni distico inizia cioè con una lettera dell’alfabeto greco, in<br />
progressione da alfa ad omega. Si tratta, come già per l’efimnio,<br />
di un elemento strutturale mutuato dall’innografia religiosa. La<br />
contaminazione con il genere innografico è testimoniata anche<br />
dall’inscriptio del nostro carme: «h=coj pla,gioj b’\ pro.j to.<br />
;Arcwn tou/ ko,smou» («secondo tono plagale; come Archōn tou<br />
kosmou»). Il carme dunque era cantato, nella tonalità denominata<br />
“secondo tono plagale” 371 e secondo la melodia dell’inno ;Arcwn<br />
tou/ ko,smou. Ogni quattro distici si inserisce un distico di versi<br />
politici con funzione di koukoulion. 372 Curiosamente, tali<br />
koukoulia corrispondono al testo del primo carme in morte di<br />
Leone VI.<br />
Evidenti analogie con il terzo carme in morte di Leone VI<br />
presenta il carme IV, in morte di Costantino VII: distici di versi<br />
politici in acrostico alfabetico con efimnio e koukoulion (di un<br />
distico di versi politici) ogni quarto distico. Il manoscritto non<br />
riporta indicazioni di esecuzione musicale, menzionando in<br />
compenso il nome dell’autore. 373<br />
I carmi.<br />
Eivj Le,onta to.n basile,a)<br />
Do,te moi qrh,nouj a;|donti rèu/sai phga.j dakru,wn(<br />
klau,somai to.n despo,thn mou( qrhnh,sw mou to.n fi,lon)<br />
tou/to h` mataio,thj)<br />
Ti, moi stugna,zeij( h[lie( ti, zofero.n ani,sceij*<br />
pa,ntwj( o[ti to.n Le,onta to.n a;nakta ouv ble,peij)<br />
tou/to h` mataio,thj)<br />
Ti, moi( selh,nh( e;oikaj nukti, melanwme,nh*<br />
I<br />
370 Si intende con questo termine una frase (da uno a quattro versi) contenente un’invocazione o un’acclamazione e<br />
impiegata nell’innografia religiosa bizantina (in particolare nel contacio) alla fine di una strofa (nel contacio, anche alla<br />
fine del proemio).<br />
371 Per un rapido inquadramento cfr. ODB, s.v. «Mode»; per approfondire, cfr. WELLESZ E., A History of Byzantine<br />
Music and Hymnography, Oxford 1961.<br />
372 Il termine koukoulion (letteralmente “cappuccio”) indica un distico che si inserisce ad intervalli regolari<br />
nell’impianto di un carme. L’uso di apporre koukoulia si fa canonico nelle anacreontiche religiose di Sofronio, patriarca<br />
di Gerusalemme (VII secolo), la cui prossimità ai nostri carmi è notevolissima: si tratta infatti di componimenti in<br />
acrostico alfabetico, con quartine di anacreontici accoppiati (ossia quattro versi, ciascuno di 8 sillabe: i versi sono legati<br />
due a due e dunque di fatto si ha un distico di 16+16 sillabe, molto vicino cioè al distico di 15+15 sillabe dei nostri<br />
carmi in versi politici) e koukoulia che si inseriscono ogni quattro quartine. Si noti infine che nell’inscriptio del carme<br />
non si parla di koukou,lion ma avnaklw,menon, termine che in realtà dovrebbe indicare il verso impiegato nelle<br />
anacreontiche (il dimetrio ionico a minore anaclomeno) e non i distici intercalari.<br />
373 Sul personaggio, cfr. ODB, s.v. «Symeon Logothete», nonché ŠEVČENKO, pp. 215-220.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio