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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
Equipaggiamento del cavallo.<br />
Nei Praecepta Niceforo è esplicito anche per ciò che<br />
concerne la dotazione dei cavalli che devono essere utilizzati<br />
dai catafratti nella formazione a cuneo. Infatti statuisce 240 che:<br />
Essi (i catafratti) devono essere dotati di cavalli resistenti coperti<br />
da armatura, fatta di feltro e cuoio bollito cuciti insieme, e lunga fino alle<br />
ginocchia, così che nulla appaia del cavallo ad eccezione dei suoi occhi e<br />
delle sue narici – così come le loro zampe sotto le ginocchia ed le parti<br />
inferiori del loro fianco devono rimanere libere e scoperte – oppure<br />
devono avere delle armature a scaglie (klibania) di pelle di bufalo sopra il<br />
petto del cavallo che devono essere dotate di apertura all’altezza delle<br />
zampe ed al di sotto, per permettere i liberi movimenti delle loro zampe<br />
(fig. 1).<br />
Il cavallo del cavaliere catafratto pertanto non era<br />
sempre coperto da una armatura a scaglie o da una qualche<br />
protezione ma, usualmente, solo i cavalli dei catafratti<br />
impiegati nella formazione a triangolo. Questo spiega la<br />
rarissima rappresentazione nelle fonti artistiche del Medio<br />
Periodo di coperture corazzate per i cavalli e perché i cavalieri<br />
del tagma siano solitamente rappresentati su cavalli senza<br />
armatura.<br />
I finimenti di cavallo consistevano in briglie di buona<br />
qualità, cinghie (kli,gkai) 241 pettorali (antilìna) e posteriori<br />
(postilìna, ovpisqe,lina), 242 entrambe fissate ad una struttura di<br />
sella imbottita (se,lla( sellocali,non) 243 munita di staffe<br />
(ska,lai) 244 e testiera (kefalare,a). 245 I finimenti erano spesso<br />
decorati da dischi od applicazioni decorative metalliche<br />
(fig. 1,5). 246<br />
Una rappresentazione molto dettagliata di finimenti di<br />
cavallo del X-XI secolo si ritrova sulla scena di caccia alle<br />
fiere raffigurata nel cofanetto di Troyes, sicuramente<br />
pertinente alle guardie imperiali. 247<br />
La testiera di tali cavalli è formata da una correggia<br />
(stando alle miniature dello Skilitzès dobbiamo supporla di<br />
color oro), che presenta, per ciascuna parte del muso, due<br />
borchie o falere dorate (crusofa,lara) per l’intersezione, agli<br />
incroci, delle corregge (sa,gisma): 248 una poco sotto le<br />
240 PRAEC. MIL. III, 5.<br />
241 DIGEN. AKR. IV, 377.<br />
242 DU CANGE, coll. 82, 972, 1207.<br />
243 DIGEN. AKR. IV, 238 ; la parola selloca,linon veniva usata per indicare il complesso morso-briglia-sella, cfr.<br />
DIGEN. AKR. VI, 555 ; DE CER I, 80, 105 ; TACT. VI, 8.<br />
244 TACT. VI, 10.<br />
245 DU CANGE, col. 641.<br />
246 I finimenti erano spessi detti cumeuta, proprio a causa della loro decorazione: cfr. DIGEN. AKR. IV, 240 ; REISKE,<br />
Commentarii, pp. 204 ss. ; per fa,lara (dal latino phalera), pendenti o dischi decorativi dei finimenti di cavallo, cfr.<br />
ANNA COMNENA, Alexias, I, 5.<br />
247 HELLENIC MINISTRY OF CULTURE 2002, p. 121.<br />
248 DU CANGE, coll. 836, 1316.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio