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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
tou/ filocri,stou despo,tou. 101 Egli non era un militare, ma un<br />
uomo di fiducia dell’imperatore, essendo un precettore di uno dei<br />
principi; una volta entrato a Bari, inviò subito il gastaldo e tutta<br />
la classe dirigente barese a Costantinopoli, affinché giurassero<br />
fedeltà al basileus. Una volta assestato il potere nel Meridione,<br />
Gregorio si mosse per via diplomatica tra le discordie dei<br />
principi longobardi, per far sì che abbandonassero le proprie<br />
scorte di armigeri arabi, che avrebbero rappresentato sempre una<br />
minaccia per i territori cristiani. Purtroppo il risultato fu<br />
abbastanza modesto, dato che solamente il principe di Salerno,<br />
Guaiferio, uccise la maggior parte dei propri mercenari, al<br />
contrario dei suoi vicini che rimasero legati ai loro vecchi alleati.<br />
Nell’878 avvenne un fatto che sconvolse l’equilibrio politico<br />
della regione: il principe di Benevento Aldegisi fu assassinato e<br />
il suo posto fu preso dal nipote filo-romeo, Gaiderisi. Non è da<br />
escludersi l’ingerenza di Gregorio, dato che Benevento era una<br />
città molto ambita e strategicamente importante. Comunque, la<br />
politica filo-imperiale del principato durò poco, dato che<br />
solamente quattro anni dopo Gaiderisi fu cacciato e trovò asilo<br />
presso gli alleati a Bari. Lo stesso deposto principe fu spedito poi<br />
a Costantinopoli affinché giurasse lealtà all’impero, e poi<br />
ricondotto in patria, dove gli venne assegnata una residenza a<br />
Oria, una città ad ovest di Brindisi, quindi sotto il diretto<br />
controllo di Gregorio. Gaiderisi ricevette il titolo di<br />
protospatharios e fu mantenuto nelle vicinanze per poter essere<br />
usato come pedina nel gioco politico longobardo. Il primicerio<br />
mantenne ottimi rapporti anche con papa Giovanni VIII, stanco<br />
della continue incursioni piratesche arabe, che portavano grossi<br />
problemi alle campagne laziali. Lo stesso pontefice scrisse al<br />
patriarca di Costantinopoli:<br />
Manda dieci navi da guerra, buone e ben equipaggiate al nostro<br />
porto per liberare le nostre coste da quei ladri di pirati arabi. 102<br />
La grande forza militare che Bisanzio poteva esprimere in<br />
quel periodo, specialmente quella marina, poteva garantire<br />
all’impero una indiscussa leadership politica nelle questioni<br />
italiane ed il papa, libero dai precedenti iconoclasti, si riavvicinò<br />
di molto a Costantinopoli. L’aiuto dato a Roma non fu portato<br />
direttamente da Gregorio. Egli invece proseguiva nella<br />
costruzione di una lenta ma inesorabile tela, fatta da alleanze<br />
politiche e che portò alla creazione di un sistema clientelare,<br />
basato sulla centralità della basileia. L’offensiva militare<br />
successiva partì nell’880, quando un potente esercito, composto<br />
da ben trentacinquemila uomini arrivati da sei Temi diversi,<br />
rinforzato da contingenti croati e serbi, agli ordini del<br />
protovestiarios Procopio e dello stratego Leone Apostippo, 103<br />
sbarcò in Calabria. Dal mare, la protezione era garantita dalla<br />
101 VON FALKENHAUSEN, I Bizantini..., cit., p. 49.<br />
102 VON FALKENHAUSEN, I Bizantini..., cit., p. 50.<br />
103 RAVEGNANI, Bisanzio e Venezia, cit., p. 157.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio