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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
Era iniziato lo scisma ignaziano-foziano. A distanza di<br />
secoli appare difficile capire se e come Fozio avesse violato le<br />
capitolazioni. Tuttavia le obiezioni all’elezione di Ignazio erano<br />
senz’altro valide, sebbene apparissero anacronistiche – a chi non<br />
avesse chiara cognizione delle complesse vicende politiche<br />
bizantine – e soprattutto insolite, data la movimentata storia delle<br />
elezioni patriarcali, spesso irregolari e nonostante tutto accettate<br />
come valide. Sono evidenti la statura autoritaria di Fozio e il suo<br />
desiderio di esercitare fuori di ogni vincolo di mandato il suo<br />
potere primaziale. Cautamente, il patriarca inviò gli atti sinodali<br />
ad Alessandria d’Egitto, Antiochia di Siria, Gerusalemme e<br />
naturalmente Roma.<br />
<strong>Qui</strong> sedeva una personalità degna di stare alla pari con<br />
Fozio, Niccolò I (858-867). 7 Giustamente appellato “il Grande”<br />
dagli storici, santificato dalla chiesa, egli spese la sua vita per<br />
realizzare una monarchia pontificia in tutto il mondo cristiano,<br />
favorito dalla riunificazione dell’Occidente ad opera dell’impero<br />
carolingio. Collaboratore assiduo dei tre predecessori, assertore<br />
del primato petrino non solo nel proprio patriarcato (in cui<br />
rivendicò la convocazione, la presidenza, e la conclusione dei<br />
concili, la promulgazione e l’applicazione dei loro atti, nonché la<br />
determinazione delle circoscrizioni ecclesiastiche, la potestà<br />
giudiziaria sulle causae maiores e la piena autorità sui<br />
metropoliti, considerati come dei delegati pontifici nell’esercizio<br />
della loro potestà sui suffraganei) ma anche al di fuori di esso,<br />
lottò per l’estensione della liturgia e del diritto della chiesa latina<br />
e per l’affermazione della sua suprema autorità – oggi diremmo<br />
il suo episcopato universale – sui patriarcati autocefali. Non<br />
indietreggiò neanche dinanzi ai sovrani occidentali, imponendo<br />
ad essi il rispetto delle leggi canoniche e della disciplina<br />
sacramentale, e mostrando di concepire la loro sacralità come<br />
nettamente inferiore a quella sacerdotale, frutto di un<br />
sacramentale e non di un sacramento. Una personalità del<br />
genere, in cui riviveva la tradizione dell’antica nobiltà romana,<br />
alla quale apparteneva, e che sostanziava le proprie tradizionali<br />
rivendicazioni con una nuova e nutrita letteratura canonistica,<br />
fiorita in tutto l’Occidente, non poteva considerare l’affaire<br />
Ignazio-Fozio come un fatto di routine. Nella comunicazione<br />
fattane da Fozio al pontefice, l’abdicazione di Ignazio era<br />
descritta genericamente; 8 il papa subodorò qualcosa e, pur<br />
riconoscendo l’ortodossia delle lettere sinodali del patriarca, agì<br />
con determinata prudenza. Cogliendo l’occasione fornitagli<br />
dall’invito che Michele III gli aveva inviato perché partecipasse<br />
a un concilio costantinopolitano per schiacciare le ultime<br />
resistenze iconoclastiche, 9 Niccolò I inviò due suoi legati, il<br />
cardinale Radoaldo, vescovo di Porto, e Zaccaria, vescovo di<br />
7 Cfr. su lui e l’Oriente DVORNIK F., The Photian Schism, Cambridge 1948..<br />
8 GRUMEL, Reg., n. 464; Patrologia Graeca (= PG) CII, 585-593, 1017-1024.<br />
9 DÖLGER F., Regesten der Kaiserurkunden des oströmischen Reiches von 565-1453 (=DÖLGER, Reg.), München<br />
1977, n. 457.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio