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Qui - Porphyra

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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

1004) e ben presto cadde nelle mani di Gregorio e Ottone, che lo<br />

mutilarono crudelmente, mentre Crescenzio venne giustiziato.<br />

Forse in questi anni il patriarca Sisinnio II (996-998)<br />

approfittò per rimettere in circolo la lettera di Fozio contro<br />

Niccolò I, usandola contro il papato in genere. Evidentemente il<br />

prestigio petrino era di molto calato. Sisinnio stigmatizzò anche<br />

le rivendicazioni romane sulla Bulgaria, in un momento in cui<br />

Basilio la riconquistava, gettando le basi di una restaurazione del<br />

dominio patriarcale sulla chiesa locale autocefala.<br />

La girandola del papato tra Roma e Colonia riprese dopo<br />

poco: morto Ottone III, il potere nella città dei sette colli tornò<br />

nelle mani dei Crescenzi, con Giovanni II (†1012), fedele alleato<br />

di Bisanzio, con cui condivideva l’obiettivo di tenere lontani i<br />

Tedeschi dal Lazio. Col titolo di patrizio – che poté forse<br />

venirgli proprio da Basilio II – Giovanni governò Roma e alla<br />

morte di Silvestro II (999-1003), creatura di Ottone III, insediò i<br />

propri candidati – peraltro persone degne, diversamente da<br />

Bonifacio VII- sul Soglio di Pietro. Tra essi Giovanni XVIII<br />

(1003-1009) fu inserito nei dittici bizantini e fece sentire la<br />

propria influenza fino in Russia.<br />

Col papato di Sergio IV (1009-1012) le cose cambiarono,<br />

per ragioni che ci sfuggono. Sappiamo che Sergio IV inviò al<br />

patriarca Sergio II (1001-1019) un’inthronistikà in cui<br />

professava la doppia processione dello Spirito Santo. Fu forse<br />

questo a far rompere la comunione tra le chiese? Influì<br />

sull’atteggiamento della curia e del patrizio in relazione alla<br />

rivolta di Melo? Certo Giovanni non era uomo di sottigliezze<br />

teologiche. Ma l’iniziativa della rottura venne da Bisanzio,<br />

sebbene l’inthronistikà fosse provocatoria. 61 Forse Giovanni<br />

temeva che una restaurazione bizantina potesse essere di<br />

preludio ad una rinnovata egemonia orientale su Roma, visto che<br />

la rivolta e lo scisma erano iniziati nello stesso anno. Forse<br />

temeva così di perdere quell’autonomia di cui era così geloso.<br />

Paventava la fine del suo dominio, se i tedescofili avessero, in<br />

simili circostanze, chiamato in loro soccorso Enrico II il Santo<br />

(1002-1024), a cui lo stesso Sergio guardò con insistenza nel suo<br />

breve papato. Di certo approvò il moderato appoggio che il<br />

pontefice concesse alla ribellione di Melo da Bari.<br />

Bisanzio gli oppose il nuovo catepano Basilio<br />

Mesardonites. 62 Egli assediò ed espugnò Bari nel 1011,<br />

costringendo Melo e suo fratello Datto alla fuga. 63 Melo si<br />

rintanò a Ascoli e di là raggiunse Benevento, Salerno e Capua.<br />

Datto invece raggiunse lo Stato Pontificio, dove ottenne una<br />

piccola fortezza sul Garigliano. Con questa mossa, il papato legò<br />

esplicitamente le proprie sorti politiche alla rivolta.<br />

Infatti qualcosa era cambiato nell’Urbe: sul soglio era<br />

salito Benedetto VIII (1012-1024), Teofilatto dei Conti di<br />

61 GRUMEL, Reg., nn. 818, 819.<br />

62 Cfr. su di lui CORSI, Ai confini, cit., pp. 16,32,195.<br />

63 Su Datto cfr. CORSI, Ai confini, cit., p. 129.<br />

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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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