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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
Dal canto suo Niccolò che, nella propria politica di<br />
principio, si era cacciato in un vicolo cieco, ribatté con<br />
altrettanta consapevolezza di sé il proprio primato, calcando le<br />
orme della fermezza di Felice II ai tempi di Zenone. Dichiarò<br />
che lo stesso concilio dell’861 era illegittimo perché convocato<br />
dal sovrano e non dall’autorità ecclesiastica. La polemica lo<br />
portava così ad enunciare con forza l’idea che egli aveva della<br />
canonicità dei sinodi, subordinata alla convocazione papale, e a<br />
trascurare del tutto il tema della particolarità giuridica d’Oriente,<br />
che con buona probabilità gli era sgradita. D’altro canto, il papa<br />
chiese che foziani e ignaziani tornassero a costituirsi innanzi al<br />
suo giudizio, lasciando aperto uno spiraglio per un giudizio<br />
modificato. 17<br />
H.G.Beck suppone che questo comportamento fosse<br />
dettato dalla volontà di negoziare l’appartenenza della chiesa<br />
bulgara alla diocesi romana. Ma se il calcolo ci fu, risultò<br />
sbagliato.<br />
La questione rientrava nell’ambito di una complessa<br />
partita che Roma e Bisanzio giocavano sull’immensa scacchiera<br />
slava. I granduchi di Kiev avevano preso contatti con i Greci e<br />
Fozio aveva colto l’occasione per avviare l’evangelizzazione<br />
(860 ca.), naturalmente col rito bizantino. 18 Di lì a poco,<br />
Rostislao di Moravia, per fronteggiare l’avanzata dell’influenza<br />
germanica, legata a quella del cristianesimo latino, chiese<br />
anch’egli a Fozio dei missionari greci e gli giunsero Cirillo<br />
(†869) e Metodio (†885) che, con l’invenzione dell’alfabeto<br />
glagolitico e l’uso del volgare slavo nella liturgia, avviarono con<br />
successo la cristianizzazione degli Slavi. In contrappeso, lo zar<br />
Boris di Bulgaria (†907) aveva chiesto missionari all’impero<br />
carolingio (864), ma poi aveva dovuto subire l’ingerenza<br />
bizantina nella cristianizzazione del suo paese, per il quale aveva<br />
lo scopo dell’autocefalia ecclesiastica e non l’inserimento in una<br />
delle due giurisdizioni, latina e greca. Fu questa volontà che lo<br />
spinse a rompere con Bisanzio e a rivolgersi a Niccolò. Questi<br />
inviò prontamente i suoi Responsa ad consulta Bulgarorum, 19 in<br />
cui – congiungendo con maestria acume teologico, sapienza<br />
giuridica, perizia liturgica e polemica antigreca – forniva ai<br />
Bulgari la road – map per il loro avvicinamento alla chiesa<br />
romana (866). Al papa balenava davanti agli occhi il miraggio<br />
della riconquista ecclesiastica dei Balcani. Nel contempo, aveva<br />
già inviato una nuova missiva per proporre la ripresa delle<br />
trattative sul caso ignaziano-foziano sulla base delle sentenze del<br />
concilio lateranense.<br />
Al grande papa, che procedeva col vento in poppa, toccò<br />
tuttavia una brutta sorpresa: Fozio, supportato da Michele e da<br />
Barda, percorse una strada inedita, quella dello scontro frontale<br />
17 MGH EE VI, 454-487.<br />
18 PG CII, 736 ss.<br />
19 Cfr. DENNIS G.T., The anti-Greek Character of the Responsa ad Bulgaros of Nicholas I, in “Orientalia Christiana<br />
Periodica” 24 (1958), pp. 165-174.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio