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Qui - Porphyra

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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

come tuo figlio, come tue viscere, come tuo cuore». 376<br />

O parole colme di gemiti.<br />

«Se in qualcosa ho mancato, non serbarne memoria;<br />

non da chiunque mi parlasse sono stato spinto a vane azioni».<br />

O parole colme di gemiti.<br />

«Se anche ti ho causato dolore, ora è tempo di perdono:<br />

ecco infatti la morte, che ci separa l’uno dall’altro».<br />

O parole colme di gemiti.<br />

«Sono giunti gli spaventosi esaminatori delle mie azioni: 377<br />

che ne sarà di me? Essi non avranno di me compassione».<br />

O parole colme di gemiti.<br />

«Che ne è della mia veste dorata? Dov’è la mia splendida corona?<br />

Non è come l’erba tutta la gloria umana?» 378<br />

O gemiti, o lamenti.<br />

«Cos’è un ricco sovrano, cosa un povero, cosa un potente?<br />

Non dicevo ogni giorno che tutto è vanità?»<br />

O parole piene di gemiti.<br />

«Vieni dunque, o signore, e abbraccia tuo fratello:<br />

“un fratello non redime”, disse infatti un altro sovrano». 379<br />

O dolore, o lamento.<br />

«Avvicinatevi, servitori del sacro cubicolo,<br />

non sono più io il vostro signore».<br />

O dolore, o lamento.<br />

«Vergine benevola, siimi accanto e soccorrimi,<br />

in nessun altro infatti ho riposto le mie speranze. 380<br />

O Dio, conosci i segreti ed esamini i cuori:<br />

bilancia le mie colpe con l’ardore della mia fede.<br />

376<br />

Il fratello qui nominato è ovviamente Alessandro, designato da Leone quale suo successore e tutore del piccolo<br />

Costantino. Risulta qui evidente il carattere ufficiale di questi carmi, composti nell’ambito della corte imperiale, oltre<br />

che per rispondere alle esigenze del cerimoniale funebre imperiale, per divulgare e confermare le linee politiche della<br />

successione al trono. Come già ricordato, queste e altre allusioni positive ad Alessandro (cfr. infra «figlio mio<br />

dolcissimo, tuo buon padre /e signore tuo benevolo sarà, dopo Dio, mio fratello») rappresentano una prova a favore di<br />

una datazione dei carmi a ridosso dei fatti.<br />

377<br />

Immagine consueta nella letteratura contrizionale, utilizzata anche dallo stesso Leone VI nel suo carme anacreontico<br />

(w|vda,rion katanuktiko,n), vv. 29-30: «pri.n oiv pikroi. forolo,goi / zhth,sousi, mou ta.j pra,xeij)» («prima che gli amari<br />

esattori / esaminino le mie azioni»). Il carme è edito in CICCOLELLA F., Il carme anacreontico di Leone VI (=<br />

CICCOLELLA), in “Bollettino dei Classici” 10 (1989), pp. 17-37.<br />

378<br />

L’immagine è topica nelle Sacre Scritture: cfr. ad esempio il Salmo 37, 2 («w`j co,rtoj tacu. avpoxhranqh,sontai» ossia<br />

«come l’erba presto seccheranno», detto di coloro che operano il male) e la Prima Epistola di Pietro (1,24: «pa/sa sa,rx<br />

w`j co,rtoj kai. pa/sa do,xa w`j a;nqoj co,rtou\ evxhra,nqh o` co,rtoj( kai. to. a;nqoj auvtou/ evxe,pesen», «poiché ogni carne è<br />

come l’erba e ogni gloria come il fiore dell’erba: l’erba secca e il suo fiore cade»).<br />

379<br />

L’«altro sovrano» cui si allude è Davide, autore del Salterio. Il passo citato proviene infatti dal Salmo 49,7: nessuno,<br />

nemmeno chi è ricco e potente, è in grado di salvare il proprio fratello dalla morte. Il senso della citazione si comprende<br />

dunque ponendola in relazione con il distico precedente («Cos’è un ricco sovrano, cosa un povero, cosa un potente?/<br />

Non dicevo ogni giorno che tutto è vanità?»): nemmeno l’imperatore può, nonostante la potenza e la ricchezza, sfuggire<br />

alla morte o esserne liberato dal fratello.<br />

380<br />

Anche nel suo w|vda,rion katanuktiko,n Leone si rivolge, nel solco della tradizione, con accenti accorati alla Vergine.<br />

Cfr. i vv. 115-120: «Pepoi,qhsi,j moi( parqe,ne( / genou/ th/j di,khj evn w;ra| / ske,ph( frouro,j( euverge,tij / kai. i`lasmo.j kai.<br />

sullh,ktwr / evx e;rgwn mh. kekthme,nw| / evlpi,da qei,aj suggnw,mhj)» («o mia fiducia, o Vergine, nell’ora del verdetto sii<br />

per me baluardo, difesa, benefattrice, propiziazione ed aiuto, per me che per le mie azioni non ho speranza di divino<br />

perdono», traduzione prosastica di CICCOLELLA, p. 31).<br />

134<br />

Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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