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20 GRUMEL, Reg., n. 481.<br />
21 GRUMEL, Reg., n. 482.<br />
<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
di principio. Il patriarca, nella primavera-estate dell’867, in una<br />
lettera rivolta ai suoi omologhi orientali, accusò il papa di aver<br />
sbeffeggiato la liturgia greca e di aver istruito i suoi missionari<br />
in Bulgaria perché sradicassero gli usi bizantini già attecchiti,<br />
come se fossero eresie. 20 Peraltro, aggiungeva una rinnovata<br />
condanna del Filioque, sia come aggiunta al Credo che – e<br />
questa era una novità – come dottrina teologica: la<br />
pneumatologia latina era considerata come eresia. Il patriarca<br />
non attribuì questo errore contro il principio paterno della Trinità<br />
a Roma in quanto tale, ma lo addebitò ai missionari latini in<br />
Bulgaria. In effetti, a Roma ancora il Credo non era stato<br />
modificato.<br />
Subito dopo (agosto-settembre 867) Fozio, nel corso di<br />
un sinodo, depose e scomunicò Niccolò I, sia per la sua dottrina<br />
sullo Spirito Santo che per la sua ingerenza nelle questioni<br />
patriarcali, pregando addirittura Ludovico II (855-875),<br />
imperatore romano-germanico, di allontanarlo dal suo trono e<br />
riconoscendogli, evidentemente di concerto con Michele III, una<br />
dignità imperiale paritaria a quella greca. 21 Il gesto era senza<br />
precedenti: mai i canoni avevano contemplato la possibilità che<br />
un papa fosse deposto, tantomeno da un concilio patriarcale. Il<br />
primato di Pietro, senz’altro concepito in Oriente in modo<br />
radicalmente diverso da come lo era in Occidente, era stato<br />
tuttavia sempre venerato e rispettato. Neanche il concilio<br />
costantinopolitano secondo aveva destituito Vigilio. Coloro i<br />
quali avevano oltraggiato il papa per questioni dottrinali – come<br />
Dioscoro o Costante II – erano sempre stati puniti, almeno a<br />
posteriori. Lo stesso Fozio, fino a quel momento, era stato<br />
ossequioso verso Roma, sia pure in modo opportunistico, e in<br />
seguito sarebbe ritornato all’ortodossia in tal senso. Ma in questo<br />
frangente, supportato da Michele che presiedette il sinodo,<br />
credette di poter allontanare un papa legittimo dalla sua sede.<br />
Questo fu il punto di arrivo di un processo di<br />
incomprensione più politica che teologica: Roma ignorava lo<br />
sviluppo della vita religiosa interna bizantina – nel senso che non<br />
ne teneva conto – e Bisanzio faceva altrettanto verso l’Occidente<br />
latino, nel quale la posizione del papa era cresciuta<br />
esponenzialmente. Ma le due sedi avevano completamente<br />
trascurato di valutare la possibilità concreta di influenzarsi a<br />
vicenda. Roma trascurava l’allargamento del raggio d’azione di<br />
Bisanzio nei Balcani, in Ucraina e anche, armi in pugno, nel<br />
Mediterraneo arabo. I patriarcati tradizionali erano ormai<br />
soggiogati dai musulmani e la chiesa orientale era quella di<br />
Costantinopoli. Fozio non era trattabile alla stregua di un<br />
metropolita franco, non era un Incmaro di Reims che parlava<br />
greco. Era il capo di una chiesa autocefala con una propria<br />
consolidata tradizione religiosa, di matrice apostolica, con un<br />
rango obiettivamente alto, quello imperiale. Riserva di caccia del<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio