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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
per dove sei partito, Costantino nostro signore?<br />
Da molti mali Dio ti ha salvato, o Costantino,<br />
ma la fine è ineluttabile, impietosa la tomba.<br />
O lutto dai molti gemiti.<br />
Lacrime, non inchiostro, userò per il mio dolore:<br />
con esse scriverò la sventura dell’ecumene.<br />
Dopo la tua morte, il tuo dolce ricordo non poteva dare<br />
altro che aspro dolore al cuore dei tuoi cari, o Costantino nostro signore.<br />
O Costantino, nostro sole, sei sceso nella tenebra della tomba,<br />
tutta la terra è avvolta da una cupa nube di angoscia. 392<br />
O sole, nascondi i tuoi raggi dal giorno<br />
in cui la tomba ha ricoperto lo splendore dell’ecumene.<br />
Ognuno geme, contemplando il mistero della morte:<br />
dunque scettri e troni non scongiurano la tomba.<br />
Sì,creato tutto, piangi.<br />
Mite aspetto, labbra faconde, 393 incanto degli occhi,<br />
ahimé, come ora vi consuma l’odiosa tomba.<br />
O Città, guarda il tuo amato imperatore:<br />
vedi come una piccola pietra ricopre il distruttore di città.<br />
«Voi piangete amaramente, consorte e figli miei:<br />
ma il tempo vi consolerà, mentre me consumerà la tomba.<br />
O Leone, accogli ora l’amatissimo Costantino,<br />
a te nella tomba amaro compagno». 394<br />
Vanità delle vanità è tutto in questo mondo:<br />
il sovrano e signore è fatto putrida polvere nella tomba.<br />
Cose inanimate, unitevi al pianto.<br />
Un tempo le pietre sgorgarono acqua, mosse dalla potenza divina<br />
ora stillano lacrime, vinte dal dolore.<br />
«O Romano, figlio adorato, fiore dell’impero,<br />
ricordati del padre: conosci il suo amore per te.<br />
Ho calcato una terra straniera, bramando le preghiere dei monaci, 395<br />
e subito sono condotto via, per una strada davvero ignota.<br />
391<br />
Il carme evoca la presenza dei familiari al capezzale dell’imperatore, proprio come il passo di Teofane Continuato<br />
citato supra: «L’augusta Elena, insieme ai suoi figli, al patrizio e parakoimomenos Basilio e ai koitonitai, come videro<br />
che l’imperatore perdeva conoscenza ed era prossimo a spirare, si gettarono intorno al letto e, aspergendolo di<br />
lacrime e gemiti infiniti, gemettero e piansero un tale signore». Da notare invece la non casuale assenza di riferimenti a<br />
Zoe Carbonopsina nei carmi dedicati a Leone VI.<br />
392<br />
Espressione da confrontare con il v. 111 del carme di Costantino Siculo («su.n evmoi. ko,smoj o[loj stu,gnason o;ntwj»,<br />
«o mondo tutto, rattristati con me») e il v. 1 del carme in morte di Cristoforo Lecapeno («a[pasa kti,sij pe,nqhson(<br />
skuqrw,pason kai. klau/son», «creato tutto, fatti lutto, tenebra, pianto»).<br />
393<br />
Riferimento all’attività letteraria del sovrano: oltre che dei celebri De administrando imperio, De thematibus, De<br />
cerimoniis, Costantino VII fu autore di un ricco epistolario, di discorsi e di poesia religiosa (cfr. gli exaposteilaria citati<br />
alla n. 360.<br />
394<br />
Costantino VII infatti fu sepolto accanto a Leone VI.<br />
395<br />
Anche in questo caso il carme concorda con il racconto di Teofane Continuato.<br />
141<br />
Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio