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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
imperatore, l’eunuco Giovanni Orfanotrofo. Quando Michele IV<br />
si ammalò mortalmente, Giovanni e suo zio fecero sì che Zoe<br />
adottasse il loro nipote. Alla morte del Paflagone, il prescelto<br />
salì al trono col nome di Michele V, detto Calafato (1041-1042).<br />
Un nuovo pollone si innestava sul tronco senescente della casa<br />
macedone, ma non sarebbe durato a lungo, come era successo ai<br />
Lecapeni. Il Calafato, mosso da avidità di potere, non solo esiliò<br />
Giovanni Orfanotrofo, ma depose anche l’imperatrice. Ciò<br />
suscitò una reazione legittimistica del popolo, del senato e della<br />
chiesa, che depose e accecò il Calafato, reintegrando Zoe e<br />
associandole la sorella Teodora, che prudentemente l’imperatrice<br />
aveva persuaso ad entrare in convento. Il governo di due<br />
porporate non solo era inedito, ma inefficiente, cosicché Zoe si<br />
sposò una terza volta con Costantino IX Monomaco (1042-<br />
1055), già eminente senatore.<br />
In questo contesto snervato e confuso maturò lo scisma<br />
del 1054. Costantino IX non lo voleva affatto, ma non poté<br />
opporsi alla prepotente personalità di Michele Cerulario (1043-<br />
1058). 67 Questi succedette ad Alessio Studita (1025-1043),<br />
figura debole in perfetta sintonia coi tempi. Il Cerulario,<br />
divenuto monaco e chierico per sfuggire alla giustizia secolare,<br />
che gli imputava la partecipazione a una congiura e l’aspirazione<br />
al soglio imperiale, era diventato synkellos di Alessio acquisendo<br />
lo ius successionis. Da patriarca, Cerulario mescolò la brama di<br />
potere – che lo spinse ad esaltare la propria sede anche sopra il<br />
trono imperiale, per bilanciare forse i fallimenti di gioventù – e<br />
la consapevolezza del proprio ruolo, che era duplice: nei<br />
confronti della chiesa, ereditando le rivendicazioni autocefaliche<br />
di Fozio, Nicola Mistico, Polieucto, Sisinnio e Eustazio, e nei<br />
confronti dell’impero – quasi in vece del latitante potere statale –<br />
che era minacciato dall’alleanza tra il papato, l’impero<br />
germanico e i Normanni.<br />
In questo ambito, Cerulario si era convinto che la propria<br />
sede dovesse essere assolutamente preservata dall’influenza<br />
romana e, invece di temperare i pregiudizi popolari contro la<br />
liturgia e le credenze latine, abilmente sfruttati dai suoi<br />
predecessori, se ne fece travolgere, anche per la sua scarsa<br />
cultura teologica.<br />
Tuttavia i tempi non sembravano favorevoli ad un nuovo<br />
scisma, anzi erano forieri di riconciliazione. Dopo la fine della<br />
dominazione tuscolana su Roma e l’instaurazione dell’egemonia<br />
germanica, era iniziata una serie di papi tedeschi di chiaro<br />
indirizzo riformatore. Tra essi papa Leone IX (1049-1054)<br />
spicca, proprio per le sue relazioni con Bisanzio, per risolutezza<br />
e intelligenza. Fu lui a caldeggiare una triplice alleanza tra<br />
Roma, Colonia e Bisanzio contro i Normanni, dei quali temeva<br />
l’intraprendenza e la violenza. Tra i Bizantini Argiro, il nuovo<br />
catapano, era il massimo fautore dell’intesa. Ma Argiro era la<br />
67 Monumentale, su di lui e sul suo antagonista Umberto di Silva Candida, è l’opera di MICHEL A., Humbert und<br />
Kerullarios, voll. I-II, Paderborn 1924-1930.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio