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Qui - Porphyra

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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

affari propri, a quanto pare, e avrebbe continuato a farseli se non<br />

fosse intervenuto un gruppo di ribelli arabi. Questi, dopo la rotta<br />

dell’esercito greco, avevano saccheggiato l’accampamento<br />

imperiale: avendoci provato gusto, decisero di estendere le razzie<br />

ai territori circostanti. Maniace si trovava nella sua fortezza<br />

quando gli arrivò l’ultimatum dei ribelli: consegnare la fortezza o<br />

pagare con la vita. Il militare prese tempo e di notte guidò una<br />

sortita contro l’accampamento nemico. Uccise tutti i ribelli e<br />

recuperò il bottino sottratto al campo imperiale. Poi fece tagliare<br />

naso e orecchie dalle teste dei morti e, carico di quei doni<br />

sanguinolenti, partì per omaggiarne l’imperatore.<br />

Raggiunse Romano mentre stava gozzovigliando in<br />

Cappadocia e gli gettò ai piedi i sacchi di carne putrescente.<br />

Romano storse il naso ma gradì. Maniace divenne protospatario e<br />

ottenne di gestire un territorio ben più ampio, quello di Samosata<br />

presso l’Alto Eufrate. Vi si trasferì prontamente e cominciò a<br />

tenere sotto controllo i suoi vicini, nobili arabi e armeni che<br />

avevano dimostrato una perniciosa inclinazione all’agire senza<br />

rendere conto all’imperatore.<br />

La presa di Edessa.<br />

Gli Arabi del luogo erano impelagati in inestricabili faide<br />

interne, che impedivano loro di portare avanti progetti comuni.<br />

Maniace lo capì ben presto e cominciò a spingere le sue mire<br />

fino alla vicina città di Edessa: conquistata dagli Arabi quattro<br />

secoli prima, non era più tornata in mano cristiana.<br />

Allora la città era scossa da un conflitto fra due fazioni<br />

che si contendevano il potere. Uno dei due capofazione arabi,<br />

tale Ibn al Kurgi, nel novembre 1031 fece sapere a Maniace che<br />

avrebbe ceduto la sovranità su Edessa: in cambio voleva una<br />

carica ufficiale e delle terre. L’ambizioso generale si offrì subito<br />

di convincere Romano III Argiro ad accettare la proposta di Ibn<br />

al Kurgi.<br />

Il nuovo alleato arabo gli consegnò in segreto tre torri da<br />

cui poteva controllare parte delle mura cittadine, poi partì verso<br />

Costantinopoli insieme alla sua famiglia. Recava con sé la<br />

leggendaria lettera di Gesù ad Abgar, tra le più suggestive<br />

reliquie dei tempi antichi. La reliquia venne consegnata<br />

all’imperatore e al patriarca di Costantinopoli e venne da essi<br />

deposta insieme alle altre prodigiose reliquie conservate presso il<br />

palazzo imperiale.<br />

Nel frattempo Maniace e i suoi avevano preso possesso<br />

delle torri senza preoccuparsi troppo di nascondere la propria<br />

presenza. I cittadini percepirono il pericolo e la tensione sfociò in<br />

una serie di scontri tra Arabi e imperiali nelle vie di Edessa. Ibn<br />

Marwan, il capo della fazione avversa a Ibn al Kurgi, si presentò<br />

con le sue truppe alle porte della città. Maniace, da assediante, si<br />

ritrovò assediato. Ma resistette per tutto l’inverno 1032,<br />

nonostante l’intervento di altri emiri.<br />

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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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