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Qui - Porphyra

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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

Sulle spalle la corazza disponeva di una protezione<br />

molto articolata. L’espressione manikia del klibanion, usata da<br />

Niceforo per “maniche” in senso militare, comprendeva una<br />

sorta di protezione per l’omero e l’avambraccio, fatta di cuoio<br />

ricoperto da metallo, che era attaccato alla parte ascellare della<br />

corazza. Lamelle disposte orizzontalmente (fig. 2) coprivano<br />

un pre-spallaccio di forma emisferica ed emergevano da sotto<br />

la linea delle spalle (fig. 1). Lo spallaccio di metallo polito<br />

dorato era cucito al bordo di cuoio e formava una protezione<br />

emisferica ribordata di cuoio e munita, alle estremità inferiori,<br />

di piccoli pendenti (kremasmata) tondeggianti composti di<br />

seta grezza e cotone. 192<br />

Dagli spallacci si prolungavano le maniche corazzate.<br />

Questo si vede chiaramente nelle citate miniature dello<br />

Skilitzès, dove il braccio sinistro di Anemas è ancora coperto<br />

da una protezione dalle spalle ai gomiti, mentre sul braccio<br />

destro questa non esiste più, forse per una dimenticanza del<br />

miniaturista. Il klibanion, come descrive Niceforo, aveva<br />

maniche fatte di seta grezza e cotone, spesse e cucite insieme e<br />

ricoperte, per la loro lunghezza, da lamelle di ferro (a volte<br />

dorato), fissate al loro sottocorpo in stoffa trapuntata mediante<br />

cucitura, cioè presumibilmente facendo passare all’interno i<br />

lacci delle lamelle e cucendole. Un effetto simile deriva da una<br />

armatura dell’Asia Centrale, proveniente da Kenkol,<br />

rappresentante un chiaro prototipo delle armature usate dai<br />

Romani sotto l’influenza dei popoli delle steppe<br />

dell’Eurasia. 193<br />

Niceforo menziona anche l’uso di bracciali corazzati<br />

(manike,lia). Tale protezione, visibile in alcuni lavori artistici,<br />

è raramente rappresentata. Nelle miniature dello Skilitzès solo<br />

il braccio destro di Anemas è protetto dal gomito fino al polso,<br />

lasciando comunque intravedere parte del polsino di seta<br />

dorata della sua tunica da cavaliere o skaramangion. Infatti la<br />

miniatura di fol.171r mostra come il braccio destro sia dorato<br />

ed il braccio sinistro lasciato, sotto la protezione della parte<br />

superiore del braccio, nel colore viola dello skaramangion. La<br />

protezione del braccio della cavalleria poteva essere costituita<br />

da bracciali a liste lamellari o maniche a scaglie di metallo, ma<br />

poteva essere fatta presumibilmente anche solo di stoffa<br />

rivestita di materiale supplementare: 194 una protezione simile a<br />

quella visibile sul san Giorgio della Chiesa del Serpente di<br />

Goreme, databile all’XI secolo (fig. 3). La protezione era<br />

composta da seta grezza e cotone ispessito cucito insieme in<br />

modo da creare il maggior spessore possibile. Sulla sua parte<br />

inferiore, questa protezione presentava piccole scaglie<br />

quadrate, forse zabai metalliche fissate al sottocorpo in stoffa<br />

trapuntata, con la funzione di rinforzo supplementare, come<br />

192 Dawson, in NICOLLE 2002, tav. VII-10/11.<br />

193 NICOLLE 1995, tav. III fig. 27b/28.<br />

194 KOLIAS 1988, pp. 65 ss.<br />

62<br />

Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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