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Qui - Porphyra

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156 McGEER 1995, p. 221.<br />

157 LEO DIAC. VIII, 4, p. 133.<br />

158 LEO DIAC. VIII, 10, p. 140.<br />

159 SCHLUMBERGER 1896, p. 135.<br />

160 LEO DIAC. IX, 6, p. 149.<br />

<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

contare almeno su un reggimento in maniera certa e sicura. In<br />

questo senso è accattivante pensare che la creazione degli<br />

Athanatoi sia stata voluta da Tzimiskès inserendo nei loro<br />

ranghi anche i combattenti del suo seguito personale, dal<br />

momento che egli sul campo di battaglia necessitava di una<br />

forza scelta non solo contro i nemici esterni incombenti, ma<br />

anche contro i fedeli del suo vecchio compagno d’armi ed<br />

imperatore Niceforo Foca da lui assassinato. 156 Erano pertanto<br />

i giovani nobili aristocratici d’Anatolia, tra i più intrepidi e<br />

provati dell’esercito d’Oriente, che ne dovevano far parte, i<br />

figli degli arconti di Bisanzio, ma anche i rampolli delle<br />

famiglie nobili straniere in ostaggio nella capitale.<br />

La prova del fuoco cui queste truppe vennero<br />

sottoposte le dimostrò all’altezza del compito loro affidato.<br />

Nel primo grande scontro con il nemico, sotto le mura di<br />

Vielki Preslav, l’esito della battaglia venne deciso dalla<br />

formidabile carica degli Athanatoi contro il fianco sinistro dei<br />

Russi. 157<br />

I Russi resistevano facendo quadrato con i loro ampi<br />

scudi rettangolari e si opponevano con successo alle cariche<br />

dei Romani. Tzimiskès ordinò allora agli Athanatoi di entrare<br />

in azione: 158<br />

L’imperatore comandò allora agli Athanatoi di caricare contro<br />

l’ala sinistra degli Sciti (Russi). Essi piombarono su di loro, tenendo le<br />

loro lance in avanti e piantando con veemenza gli speroni nei fianchi dei<br />

loro cavalli. Gli Sciti, dal momento che combattono come fanti – essi<br />

infatti non sono abituati a combattere a cavallo né si addestrano al<br />

riguardo – non poterono resistere contro le lance unite dei Romani ma,<br />

dandosi alla fuga, si rifugiarono dietro le mura della città. I Romani<br />

inseguendoli li massacrarono senza pietà.<br />

Leone Diacono descrive le prodezze dei cavalieri<br />

corazzati (katafra,ktoi) di Tzimiskès, che travolsero i Russi di<br />

Svjatoslav. Tra loro si distinse in particolar modo Anemas<br />

Kouroupas, un nobile principe arabo, figlio dell’emiro di<br />

Creta, che, condotto in ostaggio a Costantinopoli dopo la<br />

riconquista dell’isola da parte dell’esercito di Niceforo Foca,<br />

aveva abbracciato la fede cristiana ed era diventato un<br />

membro della guardia del corpo dell’imperatore. 159 Così<br />

racconta Leone Diacono: 160<br />

Icmor, che guidava l'esercito russo sotto Svjatoslav, e che gli era<br />

secondo nel comando, era un uomo di grande corporatura e di vigore<br />

giovanile. Anemas, delle guardie del corpo imperiali, figlio di Basilios<br />

Kouroupas satrapo di Creta, avendolo visto accorrere con la schiera dei<br />

fanti che aveva intorno a lui ed uccidere molti Romani, trascinato<br />

55<br />

Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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