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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
O Basilio, dolce splendore dell’impero,<br />
non ti vedrò più, luce dei miei occhi.<br />
Da tutti voi mi separo, di tutti mi priva la tomba.<br />
In cosa mi giovò il fasto imperiale?<br />
Quale anima potrebbe sopportare tanto dolore?<br />
Lacrime color del sangue stillano dagli occhi,<br />
a mostrare l’insostenibile enormità della mia sventura.<br />
Le cose terrene passano e muoiono, come l’erba del campo,<br />
trono e corona non sono che scherno e lunga illusione.<br />
Angusta dimora è la tomba, eppure vi sono entrato:<br />
perché mai il mio sguardo spaziava per tutta l’ecumene?<br />
Meditavo forse una spedizione contro i nemici?<br />
Non sapevo che si appressasse la partenza per l’Ade.<br />
Figlio mio, cura e onora colei che ti generò,<br />
poiché io mi affretto verso la comune madre».<br />
Il dolore non ha misura.<br />
Devia le impetuose correnti dei fiumi,<br />
bastano le lacrime versate dal mondo.<br />
«O Signore, sono privato della luce e della gloria terrena.<br />
Che io non sia privato della Tua divina bellezza e della luce eterna.<br />
Addio tutti, addio amici, non dimenticatevi di me<br />
e ricordatevi della morte: la tomba attende tutti.<br />
Ogni gloria terrena, la fama e la ricchezza sono un vano inganno,<br />
una sola cosa è immutabile: lo sperare in Dio.<br />
O Imperatore e Signore, Potenza senza limiti,<br />
concedi che Costantino partecipi della Tua gloria».<br />
O tormento intollerabile.<br />
O nubi, piovete non rade gocce ma torrenti:<br />
è morto Costantino, la dolcezza del mondo.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio