31.05.2013 Views

Qui - Porphyra

Qui - Porphyra

Qui - Porphyra

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

lettere sacre e profane a Rossano, con le sue colte omelie avrebbe<br />

conferito ancòra maggior prestigio alla tradizione retorica<br />

italogreca.<br />

È proprio dal Parigino gr. 3032, miscellanea di testi<br />

retorici, alcuni dei quali attestati solo in questo codice, che<br />

può partire la riconsiderazione del p r o b l e m a<br />

d e l l ’ i d e n t i f i c a z i o n e d i N i l o m o n a c o esegeta<br />

ermogeniano con quello di Rossano.<br />

È stato notato nel passato e poi accertato dallo scrivente<br />

con ulteriori approfondimenti come, nelle citazioni ermogeniane,<br />

le varianti testuali offerte dal Parigino gr. 3032 coincidano con<br />

quelle niliane: l’esegeta deve essersi servito di un codice assai<br />

‘vicino’, testualmente parlando, al Parigino gr. 3032.<br />

Sorprendenti analogie si riscontrano fra il commentario di Nilo<br />

monaco e quello di Cristoforo retore, che qualche studioso ha<br />

attribuito all’area italogreca. La generale ripresa della cultura<br />

dopo l’ ‘oscurantismo’ dell’età iconoclastica è riscontrabile<br />

anche in Italia meridionale, con un rinnovato interesse per i testi<br />

profani.<br />

Tutti questi motivi inducono a riflettere sull’intuizione di<br />

Gloeckner, che non va scartata, come hanno fatto taluni,<br />

considerandola del tutto ‘campata in aria’.<br />

Ancora un elemento orientativo: Nilo e Cristoforo, fra gli<br />

esegeti ermogeniani, hanno evidenziato, nel corso della loro<br />

trattazione, i loro nomi. Evidenziare il proprio nome è stato<br />

molto spesso una caratteristica del santo di Rossano. A<br />

prescindere dall’ Inno per san Nilo Sinaita, dove troviamo<br />

l’acrostico nominale, 353 e dal Canone per san Benedetto, dove lo<br />

stesso acrostico è presente nelle strofi in onore della Vergine<br />

(mariali), tale artificio retorico si rinviene anche in due carmi<br />

giambici del santo, i versi per san Paolo Apostolo (del Vaticano<br />

gr. 1971), e quelli per san Diadoco di Fotica (del Criptense B.a.<br />

XIX). Chi ha dimestichezza con l’epigramma, religioso o<br />

profano, in versi giambici sa che è affatto sporadico l’impiego di<br />

un acrostico nominale in tal genere letterario.<br />

Resterebbe da precisare l’epoca in cui presumibilmente il<br />

santo possa aver steso il commentario. In un primo tempo, avevo<br />

pensato al 950/960, al periodo di sant’Adriano, quando il santo,<br />

attorniato da discepoli che attendevano alla loro preparazione<br />

sacra e profana, aveva a disposizione una gran quantità di testi.<br />

Ora riterrei che la stesura sia da anticipare almeno al 940/950, al<br />

periodo del Merkurion, la ‘Tebaide italiana’ nella quale si<br />

profuse l’impegno del santo sotto la guida dei padri maestri.<br />

Il discorso potrebbe anche arrestarsi qui. Ma appare<br />

necessaria qualche ulteriore precisazione. Nel mondo bizantino<br />

non vi era separazione netta fra società ecclesiastica<br />

(e monastica) e società laica: esse costituivano un organismo<br />

353<br />

Nelle composizioni innografiche si soleva usare l’acrostico (o acrostichide), di due tipi: alfabetico (le lettere iniziali<br />

del primo verso di ciascuna strofe si susseguono, di strofe in strofe, secondo l’ordine alfabetico) o nominale (le iniziali<br />

si susseguono, sempre di strofe in strofe, in modo da formare una frase-chiave; spesso il nome dell’autore stesso).<br />

122<br />

Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!