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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
Guardia Variaga, i guerrieri vichinghi comandati dal norvegese<br />
Harold Hardraada. Tutti agli ordini dello strategos autokrator, il<br />
comandante supremo. Giorgio Maniace.<br />
Sbarcato in Puglia, Maniace raggiunse Reggio Calabria.<br />
Lì vide unirsi alla propria armata anche trecento cavalieri<br />
normanni, comandati da Guglielmo di Altavilla, che si sarebbe<br />
poi guadagnato l’appellativo di Braccio di Ferro sconfiggendo<br />
l’emiro di Siracusa in un duello.<br />
Erano presenti anche delle truppe longobarde, agli ordini<br />
di Arduino. Questi, abile uomo d’arme e in grado di parlare il<br />
greco, era dotato di un notevole carisma e in breve si guadagnò il<br />
ruolo di portavoce degli ausiliari latini e franchi nell’esercito.<br />
A metà del 1038 il composito esercito di Maniace<br />
attraversò lo stretto e sbarcò presso Messina. La città venne presa<br />
senza troppo sforzo, grazie soprattutto al valore dei Normanni.<br />
Dopo la caduta di Messina, una seconda vittoria contro i sempre<br />
più disuniti Arabi aprì la via per l’avanzata nell’isola.<br />
Per tutto l’anno seguente l’esercito si fece onore<br />
conquistando l’intera costa orientale e all’inizio del 1040 le<br />
truppe giunsero davanti a Siracusa. Iniziò un logorante assedio e<br />
durante le numerose schermaglie si distinsero ancora una volta i<br />
Normanni di Guglielmo d’Altavilla. Nel frattempo Abdallah,<br />
emiro di Sicilia, radunato un consistente esercito, marciò contro<br />
Maniace. La grande battaglia campale ebbe luogo sulla pianura<br />
di Troina. Mentre l’esito era incerto, un gran vento alzò nubi di<br />
polvere che accecarono gli Arabi: la cavalleria pesante normanna<br />
fece il resto. Fu l’occasione in cui Guglielmo d’Altavilla divenne<br />
Braccio di Ferro sconfiggendo Abdallah. L’emiro fuggì via mare<br />
a Palermo e poi in Africa, mentre la sua carica venne assunta da<br />
Hassan Ad Daula.<br />
Maniace fece il proprio ingresso trionfale a Siracusa,<br />
acclamato dalla popolazione. Nel clima di generale esaltazione,<br />
saltarono fuori anche le reliquie di Santa Lucia, considerate<br />
perdute. Un “casuale” ritrovamento con cui Dio manifestava il<br />
suo favore nei confronti dell’impresa.<br />
Scontri con gli ausiliari.<br />
La fuga dell’emiro Abdallah aveva però fatto infuriare il<br />
generale. Colpa dell’ammiraglio Stefano, che aveva il compito di<br />
sorvegliare la costa e si era lasciato sfuggire il capo arabo.<br />
Maniace fece trascinare al suo cospetto Stefano e lo coprì di<br />
ingiurie, per poi passare a vie di fatto: un feroce pestaggio e<br />
irripetibili insulti per la sua codardia e la presunta omosessualità.<br />
Se Maniace aveva un difetto, certo era il suo<br />
caratteraccio. Guglielmo Braccio di Ferro riteneva che la<br />
spartizione del bottino di Messina e Siracusa non fosse adeguata<br />
al ruolo determinante giocato dalle sue truppe. Arduino si unì<br />
alle proteste, anche se il motivo sembra davvero banale: voleva<br />
tenere per sé un cavallo di razza che aveva catturato in battaglia.<br />
Forse a Maniace piaceva quel cavallo, forse gli stava<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio