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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />
“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />
In occasione del «Congresso Internazionale su S. Nilo di<br />
Rossano» del 1986 tenni una comunicazione sul tèma specifico<br />
dell’attribuzione del commentario, concludendo che il codice è<br />
databile alla fine del X secolo (terminus ad quem) e che, tenuto<br />
conto che il terminus a quo per la stesura del testo va fissato al<br />
V-VI secolo (per le citazioni, che vi occorrono, di Atanasio<br />
retore, Siriano, Giorgio Monos e Febammone Egiziano), in<br />
questo lasso di tempo non vi furono altri Nili oltre quello di<br />
Rossano.<br />
Dopo più di vent’anni, il problema è stato da me<br />
considerato alla luce delle più recenti acquisizioni in materia di<br />
sopravvivenza della cultura classica e di tradizione scrittoria<br />
dell’Italia bizantina, partendo da punti di vista diversi da quelli<br />
degli anni ottanta del secolo ormai scorso.<br />
Ma, prima, occorre fare un passo indietro, con una<br />
riconsiderazione dei ‘secoli bui’ del tetro Medioevo bizantino,<br />
cui si è fatto cenno, che fecero da prodromo alla r i p r e s a<br />
c u l t u r a l e .<br />
Fra l’815 e l’842, nella seconda fase della controversia<br />
iconoclastica, si collocano le premesse del rinascimento che<br />
ebbe da Fozio patriarca il suo massimo impulso, e che fu detto<br />
da taluni studiosi anche ‘primo umanesimo bizantino’, per<br />
distinguerlo dagli umanesimi dei secoli XI-XII e XIII-XIV<br />
(rispettivamente, età dei Duca e dei Comneni, ed età dei<br />
Paleologi).<br />
«Gl’inizi di tale rinascenza - scrive S. Impellizzeri -<br />
sarebbero stati determinati da una grande concentrazione di<br />
libri antichi, che sarebbe avvenuta a partire dalla Pentecoste<br />
dell’814, per ordine di Leone V e per iniziativa ed opera del<br />
dotto Giovanni Morocharziamos, detto il Grammatico.<br />
(…) Scopo di tale raccolta di libri sarebbe stata la ricerca in<br />
essi di passi patristici e teologici che potessero servire<br />
d’appoggio all’iconoclastia, dal punto di vista dottrinale; per la<br />
preparazione del concilio dell’815».<br />
Una storia, detta dello Scriptor incertus, racconta i fatti:<br />
E avendo chiesto a lui l’autorizzazione di ricercare<br />
dappertutto i vecchi libri che giacevano nei conventi e nelle chiese, la ottenne<br />
insieme con altri sregolati e incolti. Raccolte grandi quantità di libri,<br />
vi condussero la ricerca (...)Cominciarono ad ammucchiare libri dalla<br />
Pentecoste < dell’814>.<br />
È lecito supporre che tale raccolta comprendesse, oltre<br />
libri di autori cristiani, anche testi profani, di cui i monasteri<br />
erano ricchi, e lo sono tuttora, in Grecia e nei Balcani.<br />
Ma chi era G i o v a n n i i l G r a m m a t i c o ? Le fonti<br />
iconodule parlano di lui come di una specie di indovino,<br />
stregone, negromante, astrologo, una sorta di Simone mago.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio