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Qui - Porphyra

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<strong>Porphyra</strong> Anno IV, numero IX, Maggio 2007<br />

“L’età macedone: dotti, militari, patriarchi”<br />

È quella che emerge dall’introduzione all’Epanagoge,<br />

l’importante raccolta legislativa di Basilio I curata per certo da<br />

Fozio stesso, in cui sia il potere patriarcale che quello romano<br />

sono stemperati nel quadro classico della chiesa imperiale: il<br />

capo terreno sovrintende ai corpi e quello spirituale alle anime,<br />

ma il sostanziale primato dell’imperatore non è in discussione.<br />

Certo il grande patriarca, con ambizione e cinismo,<br />

percorse la nuova strada senza reticenze. Ma mentre egli si<br />

scagliava contro Niccolò, maturavano a corte gli eventi che<br />

avrebbero ribaltato la sua politica. Michele III, personalità<br />

volubile e presuntuosa, aveva conosciuto l’avventuriero Basilio,<br />

nativo della Macedonia. Lo stalliere di erculea forza, nato tra gli<br />

stenti, era divenuto il favorito del sovrano, ne aveva sposato<br />

l’amante e lo aveva irretito a tal punto da indurlo ad eliminare<br />

Barda, al quale pure l’ingrato nipote doveva il potere (21 aprile<br />

865). Il 26 maggio Michele III associò al trono l’assassino.<br />

Neanche un mese dopo il concilio antiromano Michele III, che<br />

già si accingeva a rimpiazzare il suo favorito con uno sbalzo<br />

d’umore, fu ucciso da Basilio, che salì al soglio imperiale (24<br />

settembre 867).<br />

Basilio I (867-886) divenne così il fondatore della più<br />

grande dinastia bizantina che, come spesso accade alle glorie<br />

degli uomini, fu dunque edificata sul delitto. A parte il giudizio<br />

morale, il nuovo autocrate si distinse per le sue notevoli doti,<br />

che facevano di lui un sovrano nato. Ben lungi dal lasciarsi<br />

irretire dalla megalomania religiosa di Michele, alla ricerca di<br />

una legittimazione politica anche nella chiesa, desideroso di<br />

agire su tutto lo scacchiere mediterraneo, liquidò la partita<br />

foziana in modo rapido e indolore. Il 23 novembre rinchiuse<br />

Fozio in convento e richiamò Ignazio sul soglio patriarcale. Il<br />

grande sovrano sapeva che l’egemonia universale, a cui aspirava,<br />

aveva come necessario presupposto l’accordo con Roma. Questa<br />

consapevolezza, che i grandi imperatori bizantini avevano<br />

sempre avuto, dominò tutta la politica della casa macedone con<br />

il papato.<br />

Roma e Basilio I.<br />

Mentre Bisanzio era scossa dalle lotte politiche e<br />

religiose, a Roma era morto il grande avversario, Niccolò I (13<br />

novembre 867), senza che sapesse quale affronto gli fosse stato<br />

inflitto a Bisanzio, e gli era succeduto Adriano II il 14 dicembre<br />

(867-872). Personalità meno grande del predecessore, Adriano<br />

tuttavia raccolse i frutti del suo energico impegno. L’imperatore<br />

Basilio non era pago di aver allontanato Fozio, che pure aveva<br />

considerato un avversario per i suoi legami con il defunto<br />

Michele III e con Barda: mirava alla pacificazione interna della<br />

chiesa e aveva bisogno dell’appoggio del papato. Poteva perciò<br />

riprendere proprio da dove Michele III e Niccolò I avevano<br />

interrotto: la prosecuzione dell’istruttoria. A papa Adriano II<br />

egli, con una missiva non arrivataci, propose tuttavia un nuovo<br />

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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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