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produzione industriale (come, ad esempio, la “Terza Italia” 258 ed i<br />
Gruppi Semi Autonomi in Svezia). L‟approccio più audace fu<br />
rappresentato dal Sistema Toyota Motor Company in Giappone<br />
nel 1950 che si ispirava alla f ilosof ia dello just in time 259 . L'idea<br />
cruciale era quella <strong>di</strong> un‟impresa estremamente snella e<br />
flessibile, altamente specializzata, attraverso l‟attribuzione<br />
concomitante <strong>di</strong> una pluralità <strong>di</strong> compiti a ciascun lavoratore<br />
(attività <strong>di</strong> esecuzione, controllo <strong>di</strong> qualità, manutenzione e<br />
pulizia <strong>degli</strong> impianti, ecc.).<br />
Entrò in vigore un nuovo regime <strong>di</strong> accumulazione del<br />
capitale –“l‟accumulazione flessibile” – caratterizzata dalla<br />
flessibilità del mercato del lavoro, delle relazioni <strong>di</strong> lavoro, dei<br />
mercati <strong>di</strong> consumo, delle barriere commerciali, del controllo<br />
statale dell‟iniziativa privata.<br />
Il sistema Toyotista – attraverso l‟automazione, la<br />
polivalenza e la “cellularizzazione” – consentì il perseguimento<br />
dell‟obiettivo <strong>di</strong> flessibilità della capacità produttiva (in relazione<br />
alle variazioni quali/quantitative dell a domanda <strong>di</strong> prodotti) con<br />
l‟utilizzo <strong>di</strong> un numero ideale minimo <strong>di</strong> lavoratori dai quali poter<br />
258 Il modello Terza Italia è costituito dalle regioni del centro nord-est. Fino ad allora queste<br />
regioni apparivano un‟Italia terza, cioè periferica e destinata al deca<strong>di</strong>mento perchè non<br />
rispondente ai rigi<strong>di</strong> schemi economici basati sulla grande impresa. Invece il successo<br />
conseguito da parte <strong>di</strong> un „„capitalismo straccione‟‟ in Toscana e <strong>di</strong> un „„Veneto miracolato‟‟ ha<br />
portato alla scoperta <strong>di</strong> una Terza Italia ed a livello regionale, <strong>di</strong> un modello veneto <strong>di</strong> sviluppo.<br />
Si è perciò interrotta la tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>cotomia tra Nord e Sud del Paese, tra sviluppo e<br />
sottosviluppo, facendo emergere una realtà territoriale con propri caratteri economici e sociali,<br />
che sono: 1) da un lato un‟economia basata su la presenza <strong>di</strong> numerose piccole imprese; una<br />
lavorazione in settori tra<strong>di</strong>zionali (alimentare, tessile, calzaturiero e legno); il decentramento sul<br />
territorio, tanto da poter parlare <strong>di</strong> campagna industrializzata; 2) dall‟altro una struttura sociale<br />
in cui la mezzadria ha favorito lo sviluppo <strong>di</strong> un know-how <strong>di</strong>ffuso e la presenza <strong>di</strong> manodopera<br />
a basso costo che compensa retribuzioni più basse all‟interno della famiglia appoderata. Tutto<br />
questo ha permesso il mantenimento della realtà agricola preesistente; 3) infine la presenza, in<br />
queste regioni, <strong>di</strong> una sub-cultura politica fortemente polarizzata (rossa o bianca), ha attenuato<br />
gli attriti sociali offrendo sia all‟impresa che all‟operaio una comune identità culturale, oltre a<br />
servizi con connotazione ideologica quali banche confessionali o cooperative <strong>di</strong> consumo. In<br />
questo quadro <strong>di</strong> sviluppo della piccola impresa nel rispetto delle realtà agricole, si è consolidata<br />
una lavorazione tra<strong>di</strong>zionale, qual è quella calzaturiera.<br />
259 La formula significava che ogni attività deve essere alimentata con “componenti richiesti “, al<br />
“tempo richiesto “ e nella “quantità richiesta “.<br />
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