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ielaborazione delle leggi repubblicane, e scompare la <strong>di</strong>stinzione<br />
tra ius civile fondato sulla consuetu<strong>di</strong>ne, e ius gentium creato dai<br />
comizi. In tale periodo, pur rimanendo formalmente la<br />
<strong>di</strong>stinzione tra leges imperfectae e minus quam perfectae (come<br />
si rinviene in Ulpiano), essa comunque risulta oramai<br />
anacronistica ed è destinata a scomparire nel <strong>di</strong>ritto giustinianeo<br />
appunto con la Constitutio Theodosiana nella quale viene sancito<br />
il principio secondo cui anche in assenza <strong>di</strong> esplicita previsione<br />
normativa la violazione del <strong>di</strong>vieto comporta la nullità dell‟atto.<br />
Dunque ciò che interessa con la Costituzione (motivo per<br />
cui il frammento è scarsamente considerato tra le fonti<br />
romanistiche della fraus) è il comportamento della legge a fronte<br />
della violazione, a nulla rilevando la circostanza che la violazione<br />
sia <strong>di</strong>retta o occulta ovvero se si tratti <strong>di</strong> vera violazione <strong>di</strong> legge<br />
o <strong>di</strong> frode alla legge.<br />
Ciò che è dato rilevare è che nel <strong>di</strong>ritto romano-<br />
giustinianeo mancava una vera e propria teoria della frode,<br />
essendo la stessa considerata solo tecnica <strong>di</strong> interpretazione e <strong>di</strong><br />
valutazione etica al pari dell‟aequitas e della buona fede.<br />
Ed invero la concezione romanistica tra<strong>di</strong>zionale della fraus<br />
muoveva dal presupposto che esistesse una contrapposizione tra<br />
i verba legis (ρητòν) e la sententia (διάνοιa), a cui corrisponde<br />
tra<strong>di</strong>zionalmente la <strong>di</strong>stinzione tra interpretazione grammaticale<br />
e interpretazione logica, da intendersi quali sta<strong>di</strong> non alternativi<br />
ma successivi <strong>di</strong> un medesimo processo interpretativo, dovendosi<br />
in primo luogo stabilire quale sia il senso letterale delle parole<br />
usate dal legislatore e solo successivamente quali siano i principi<br />
giuri<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> cui siano portatori. Nella visione dei giureconsulti<br />
romani pertanto, l‟in fraudem legis agere è caratterizzato dal<br />
momento della violazione della sententia legis, pertanto il<br />
compito dell‟interprete è ricercare la sententia legis, che prevale<br />
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