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contraria alla natura umana, ma la frode desta maggior<br />

repulsione”. Ma mentre Cicerone conclude che solo perseguendo<br />

ciò che è onesto si può raggiungere l'utile, Machiavelli, pur<br />

traendo spunto dallo stesso, percorre un sentiero <strong>di</strong>fferente,<br />

affermando che perché il Principe possa perseguire la propria<br />

utilità deve “saper entrare nel male necessitato”.<br />

Cicerone, riportando le parole <strong>di</strong> Caio Aquilio, intende per<br />

frode “(...) il f ingere una cosa e il farne un'altra”. Dunque la<br />

frode è strettamente connessa alla menzogna, anch'essa da<br />

sempre oggetto privilegiato della riflessione f ilosof ica 8 .<br />

Il cristianesimo interviene a moralizzare il problema della<br />

menzogna e della frode, inquadrandole come vizi 9 , anche se<br />

nell'ambito della teologia morale si <strong>di</strong>stingue la frode cattiva da<br />

quella scusabile (dolus bonus). E' evidente, invece, la condanna<br />

della frode da parte <strong>di</strong> Dante che, vuoi che sia realizzata perché<br />

tentati dal gioco temerario dell'intelligenza e dalla ubris<br />

conoscitiva, come nel caso <strong>di</strong> Ulisse, vuoi perché f inalizzata ad<br />

ottenere o conservare il potere come nel caso <strong>di</strong> Guido da<br />

8 Agostino, per esempio, nel suo De mendacio risalente al 395 d.C. ritiene bugiardo non<br />

chi <strong>di</strong>ce il falso (potendolo <strong>di</strong>re anche chi ignora una situazione), ma chi lo fa con intenzione e<br />

doppiezza.<br />

9 Si V. la voce “Frode. -Teologia morale”, nel DIZIONARIO ENCICLOPEDICO TRECCANI<br />

secondo cui: “Si <strong>di</strong>stingue la frode dal dolo, in quanto la frode è specificamente un inganno<br />

me<strong>di</strong>ante azioni. Si <strong>di</strong>stingue inoltre la frode scusabile, o frode <strong>di</strong>fensiva (dolus bonus), dalla<br />

frode cattiva:infatti l'elemento che fa della frode un peccato è l'intenzione <strong>di</strong> ingannare per un<br />

fine cattivo o per giustificare il ricorso a mezzi illeciti. Così si <strong>di</strong>ce che l'uso <strong>di</strong> stratagemmi o <strong>di</strong><br />

inganni, purchè preve<strong>di</strong>bili e non contrastanti con il <strong>di</strong>ritto naturale (come sarebbero i<br />

bombardamenti <strong>di</strong> città aperte e in genere uccidere in<strong>di</strong>fesi, etc) è lecito nella guerra giusta; in<br />

determinati casi, purchè non si intenda esplicitamente violarla, è lecita la cd. Frode contro la<br />

legge. E pertanto la teologia cattolica considera giustificato come atto <strong>di</strong> legittima <strong>di</strong>fesa il<br />

ricorso alla cd. Frode pia. Tuttavia si chiarisce che, il servirsi <strong>di</strong> una furberia innocente per fare<br />

eseguire una buona azione, per lo più non importa colpa, l'adoperare l'impostura, la menzogna,<br />

l'inganno, anche se si tratti <strong>di</strong> assicurare il trionfo del bene e della religione, è sempre cosa<br />

riprovevole”. Sulla Frode Pia nello stesso Dizionario si legge che essa “consiste in un atto, sia<br />

tra vivi sia mortis causa, con il quale me<strong>di</strong>ante interposta persona, si mira a<br />

benef icare enti religiosi non riconosciuti. La vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> tali atti era<br />

particolarmente <strong>di</strong>scussa nel <strong>di</strong>ritto italiano preconcorda tario, ma anche dopo<br />

il concordato persistono fondati dubbi, dato che l'art. 190 della L. 27 maggio<br />

1929, n. 248, <strong>di</strong>chiara nulli gli acquisti da parte <strong>degli</strong> Enti ecclesiastici<br />

avvenuti senza autorizzazione, anche se fatti per interposta persona”.<br />

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