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Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore

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188<br />

Alterazioni istopatologiche e ultrastrutturali<br />

nel connettivo subsinoviale nella sindrome<br />

del tunnel carpale idiopatica<br />

G. Donato, F. Conforti, I. Perrotta * , L. Maltese, C. Laratta,<br />

S. Tripepi * , P. Valentino ** , O. Galasso *** , A. Amorosi<br />

Cattedra di Anatomia Patologica, Facoltà di Medicina e<br />

Chirurgia, Università “Magna Graecia”, Catanzaro; * Dipartimento<br />

di Ecologia, Università della Calabria, Rende; **<br />

Cattedra di Ortopedia, Facoltà di Medicina e Chirurgia,<br />

Università “Magna Graecia”, Catanzaro; *** Cattedra di<br />

Neurologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università<br />

“Magna Graecia”, Catanzaro<br />

Introduzione. La sindrome del tunnel carpale è una patologia<br />

con una incidenza in crescita, stimata tra circa 100 e 200<br />

casi per 100.000 persone per anno (Ashworth, 2007). Nella<br />

maggior parte dei casi la patologia è idiopatica, mentre più<br />

raramente si riconoscono cause come malattie metaboliche,<br />

lesioni occupanti spazio, infezioni ecc. Le alterazioni istopatologiche<br />

nella sindrome del tunnel carpale sono poco conosciute.<br />

Tradizionalmente il dato saliente è considerato una fibrosi<br />

sinoviale non infiammatoria a livello dei tendini dei<br />

muscoli flessori accompagnata a livello ultrastrutturale da alterazioni<br />

delle fibrille collagene del connettivo subsinoviale<br />

(Ettema, 2004; Oh, 2006).<br />

Metodi. Scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare dal<br />

punto di vista istopatologico, immunoistochimico e ultrastrutturale<br />

le alterazioni presenti nella membrana sinoviale<br />

dei tendini flessori in 16 soggetti (11 donne e 5 uomini) sottoposti<br />

a intervento chirurgico per sindrome del tunnel carpale.<br />

La nostra valutazione ha avuto anche lo scopo di formulare<br />

nuove ipotesi sulla genesi di questa entità patologicoclinica.<br />

Dal punto di vista istopatologico i nostri dati confermano<br />

quelli recenti della letteratura: Presenza di fibrosi e proliferazione<br />

vascolare con iperplasia e ipertrofia intimale.<br />

Risultati. Dal punto di vista immunoistochimico è stato possibile<br />

rilevare che nei soggetti studiati la valutazione dell’attività<br />

proliferativa cellulare, effettuata mediante studio dell’antigene<br />

Ki-67 (anticorpo MIB-1), ha evidenziato come<br />

una percentuale variabile dal 2 al 5% di cellule dell’endotelio<br />

vasale e dello stroma fosse in fase mitotica.<br />

Un altro dato interessante dal punto di vista immunoistochimico<br />

è il rilievo della positività delle cellule stromali per gli<br />

antigeni CD34 e CD31. Tale rilievo suggerisce che tali elementi<br />

hanno caratteristiche di progenitori endoteliali simili a<br />

quelle capaci di formare una rete di strutture capillary-like in<br />

coltura (Alessandri, 2001).<br />

Dal punto di vista ultrastrutturale in microscopia elettronica<br />

a scansione e a trasmissione si rileva come il processo di<br />

iperplasia e ipertrofia endoteliale porti spesso a occlusione<br />

delle strutture vascolari neoformate con conseguente ischemia<br />

del tessuto.<br />

Conclusioni. In conclusione dal punto di vista patogenetico<br />

è possibile che si instauri una sorta di circolo vizioso a partire<br />

dai primi episodi ischemici microtraumatici che portano a<br />

una risposta angiogenetica anomala all’ipossia.<br />

POSTERS<br />

Paleoistologia dei resti mummificati del<br />

Tadrart Acacus, Libia sud-occidentale (IV<br />

millennio a.C.)<br />

L. Ventura, C. Mercurio, F. Ciocca, M. Sarra, S. Di Lernia<br />

* , G. Manzi ** , G. Fornaciari ***<br />

U.O. di Anatomia Patologica, ASL 4, Ospedale “San Salvatore”,<br />

L’Aquila; * Dipartimento di Scienze Storiche Archeologiche<br />

e Antropologiche dell’Antichità, Università “La Sapienza”,<br />

Roma; ** Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo,<br />

Università “La Sapienza”, Roma; *** Divisione di<br />

Paleopatologia, Dipartimento di Oncologia, dei Trapianti e<br />

delle Nuove Tecnologie in Medicina, Università di Pisa<br />

Introduzione. La Missione Archeologica Italo-Libica nell’Acacus<br />

e Messak, finalizzata allo studio della straordinaria<br />

arte rupestre ed alla ricostruzione delle vicende umane della<br />

regione, comprende concessioni di scavo di enorme prestigio<br />

per l’archeoantropologia italiana.<br />

Presentiamo i risultati dello studio di 2 individui parzialmente<br />

mummificati (TK-H1 e TK-H9), rinvenuti nel massiccio<br />

del Tadrart Acacus e vissuti nel IV millennio a.C. (datazione<br />

al radiocarbonio: 6090 ± 60 e 5600 ± 70 anni fa).<br />

Metodi. I resti sono stati sottoposti ad analisi radiologica,<br />

esame esterno e campionamento. Prelievi di ossa, tendini, dischi<br />

intervertebrali, muscoli scheletrici, vasi, cute e visceri<br />

sono stati reidratati in soluzione di Sandison per 24-72 ore,<br />

includendo preliminarmente in agar i campioni più delicati e<br />

decalcificando in acido forte per 1 ora l’osso reidratato. I tessuti<br />

sono stati processati ed inclusi in paraffina per ottenere<br />

sezioni di 4 µm, colorate con ematossilina-eosina, Masson,<br />

Perls e van Gieson fibre elastiche.<br />

Risultati. Entrambi gli individui risultavano di sesso femminile,<br />

con età apparente di 30-35 anni per il soggetto H1 e non<br />

definibile per H9 a causa della limitatezza dei segmenti corporei.<br />

L’esame radiologico di H1 evidenziava iperostosi cranica,<br />

frattura ulnare sinistra in consolidamento, lesione sclerotica<br />

del collo femorale destro, strie di Harris dell’epifisi tibiale<br />

prossimale sinistra. Il soggetto H9 non presentava alterazioni<br />

significative.<br />

L’analisi istologica dei campioni mostrava tessuto fibroso<br />

con lacune riferibili ad alterazioni tafonomiche, muscolo<br />

scheletrico con buona evidenza di striature, osso spugnoso e<br />

compatto, pareti viscerali e materiale fecale contenente ectoparassiti.<br />

Numerosi campioni presentavano contaminazione<br />

da materiale terroso e diffusa colonizzazione da spore fungine.<br />

Conclusioni. Gli individui femminili neolitici, sebbene incompleti,<br />

presentavano segni di patologia traumatica (esiti di<br />

fratture) e carenziale (strie di Harris, iperostosi cranica).<br />

L’evidenza di strutture riferibili a tessuti molli e scheletrici<br />

pur prive di patologie ha consentito di studiare le caratteristiche<br />

di organi che possono essere considerati tra i più antichi<br />

sottoposti ad esame istologico.<br />

La presenza di spore fungine, da non interpretare come emazie,<br />

è costante in paleoistologia e non assume significato patologico.<br />

Esami immunoistochimici, ultrastrutturali, parassitologici e<br />

molecolari consentiranno di ampliare le informazioni sui tessuti<br />

e le condizioni di salute degli individui in esame.

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