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Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore

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metodica LSAB-HRP (linked streptavidin-biotin horseradish<br />

peroxidase).<br />

Risultati. In tutti i casi di carcinoma (G2 e G3) è stato osservato<br />

un incremento statisticamente significativo di positività<br />

solo citoplasmatica (fosfo Aurora A) e sia citoplasmatica<br />

che nucleare (Aurora B) (p < 0,05) nei confronti dell’urotelio<br />

normale degli stessi campioni utilizzato come controllo<br />

interno.<br />

Inoltre, nei casi G0 e G1 (papillomi e neoplasie) non è stato<br />

osservato incremento di espressione proteica di Aurora B.<br />

Conclusione. I nostri dati sui tumori uroteliali vescicali sono<br />

in accordo con gli studi più recenti su neoplasie in altra sede<br />

(tiroide, testicolo, prostata) circa la relazione tra iperespressione<br />

delle chinasi Aurora A e B e progressione tumorale.<br />

Ulteriori studi su ampie casistiche sono auspicabili ai fini<br />

dello sviluppo di farmaci inibitori chinasici che abbiano<br />

come bersaglio Aurora A e B, da utilizzare come nuova frontiera<br />

nella terapia antineoplastica.<br />

Caratterizzazione citogenetica su sezioni<br />

istologiche di linfomi diffusi a grandi cellule<br />

B: studio multicentrico<br />

V. Martin1 2 , B. Del Curto3 , L. Pecciarini4 , S. Uccella1 , G.<br />

Pruneri3 , M. Ponzoni4 , L. Mazzucchelli2 , G. Martinelli3 ,<br />

G. Pinotti1 , A.J.M. Ferreri4 , E. Zucca5 , C. Doglioni4 , F.<br />

Cavalli5 , C. Capella1 , F. Bertoni5 , M.G. Tibiletti1 1 2 Ospedale di Circolo, Varese; Istituto Cantonale di Patologia,<br />

Locarno, Svizzera; 3 Istituto Europeo di Oncologia, Milano;<br />

4 Istituto Scientifico, Ospedale “San Raffaele”, Milano;<br />

5 Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, Bellinzona,<br />

Svizzera<br />

Introduzione. I linfomi diffusi a grandi cellule B (DLBCL)<br />

sono neoplasie caratterizzate da elevata eterogeneità clinica,<br />

biologica e morfologica. Le anomalie cromosomiche più frequentemente<br />

riscontrate sono traslocazioni a carico dei geni<br />

BCL2 e BCL6. La caratterizzazione citogenetica dei DLBCL<br />

potrebbe essere d’ausilio per una più accurata classificazione<br />

e per l’identificazione di sottogruppi con prognosi diversa.<br />

Scopo di questo studio multicentrico è di identificare nei DL-<br />

BCL la presenza di traslocazioni dei geni BCL2, BCL6,<br />

MYC, MALT1 e BCL10 utilizzando un nuovo set di sonde<br />

per FISH e di valutare il significato prognostico delle anomalie<br />

riscontrate.<br />

Metodi. Abbiamo analizzato con metodo FISH campioni di<br />

74 pazienti affetti da DLBCL nodali, identificati dal 1998 al<br />

2000, con dati clinici e di follow-up completi. La FISH è stata<br />

eseguita su sezioni istologiche con sonde DAKO (Denmark)<br />

a strategia split-signal specifiche per i geni BCL2,<br />

BCL6, MYC, MALT1 e BCL10. I campioni sono stati analizzati<br />

anche con tecniche di immunoistochimica secondo i<br />

criteri di Hans et al. (Blood, 2004), per definire il fenotipo attivato<br />

o dei centri germinativi.<br />

Risultati. Dei 74 casi studiati, 48 presentavano almeno una<br />

traslocazione; in particolare, BCL2 era traslocato in 16 casi<br />

(22%), BCL6 in 34 casi (46%), MYC in 12 casi (16%),<br />

BCL10 in 14 casi (19%). Nessun caso aveva traslocazione di<br />

MALT1. In 21 DLBCL sono state identificate traslocazioni<br />

multiple (le più frequenti: BCL6 più BCL10 in 5 casi, BCL6<br />

più BCL2 in 4 casi). Indipendentemente dal gene coinvolto,<br />

la metà dei casi traslocati presentava un riarrangiamento classico<br />

(1 allele normale e 2 derivativi), mentre l’altra metà<br />

147<br />

mostrava un riarrangiamento complesso con perdita e/o polisomia<br />

dei derivativi. La valutazione dell’assetto genico ha<br />

evidenziato polisomie a carico di tutti i loci indagati in 59<br />

casi. Dal punto di vista immunoistochimico, 34 casi presentavano<br />

fenotipo tipo centro germinativo e 39 tipo attivato (1<br />

caso non era valutabile). La correlazione tra i risultati FISH<br />

e le caratteristiche clinico-patologiche dei pazienti sono in<br />

corso.<br />

Conclusioni. I dati presentati indicano che la FISH su<br />

sezioni istologiche è un efficace strumento per identificare<br />

specifiche traslocazioni nei DLBCL. L’analisi FISH ha evidenziato<br />

classi genetiche differenti per tipo di traslocazione e<br />

questa classificazione potrebbe essere il presupposto per l’identificazione<br />

di sottogruppi diversi per prognosi e risposta<br />

alle terapie.<br />

CXCR4 nel carcinoma renale: oggi un nuovo<br />

fattore prognostico, domani un nuovo<br />

bersaglio per la terapia?<br />

A. La Mura, A.M. Grimaldi * , P. Fedelini ** , G. Capasso, D.<br />

Masala ** , S. Scala *** , G. Carten * , O. Nappi<br />

Division of Pathology, 2 Division of Oncology, 3 Division of<br />

Urology, AORN “A. Cardarelli”, Naples, Italy; 4 INT “Fondazione<br />

Pascale” Clinical Immunology, Naples, Italy<br />

Introduzione. Il carcinoma a cellule renali (RCC) rappresenta<br />

circa il 3% di tutte le neoplasie maligne ed almeno 1/3<br />

dei casi si presentano già metastatici alla prima osservazione.<br />

Recenti studi suggeriscono che le chemochine ed i loro recettori<br />

giocano un ruolo nei processi di metastatizzazione;<br />

anche nel RCC è stata descritta l’espressione di recettori per<br />

le chemochine, quale CXCR4 1 . Caratteristica molecolare del<br />

RCC è la mutazione con perdita della funzione del gene oncosoppressore<br />

VHL a cui segue, tramite l’accumulo di HIF-<br />

1_, l’iperproduzione di molecole associate alla crescita e sopravvivenza<br />

cellulare ed all’angiogenesi, fra cui CXCR4.<br />

Metodi. Abbiamo valutato l’espressione immunoistochimica<br />

di CXCR4, classificandola in 4 gradi, in 253 carcinomi renali<br />

operati presso l’A.O.R.N. “A. Cardarelli” tra il 1999 ed il<br />

2006: 205 carcinomi a cellule chiare, 23 carcinomi papillari,<br />

10 carcinomi cromofobi, 3 carcinomi sarcomatoidi e 12 carcinomi<br />

renali con aspetti istologici misti.<br />

Risultati. In un primo campione di circa la metà della popolazione<br />

totale la correlazione dell’espressione di CXCR4 con<br />

i fattori prognostici istopatologici ha mostrato un’espressione<br />

alta (> 50%) e intermedia (10-50%) nel 90% dei pazienti con<br />

grado nucleare 4, mentre il 60% dei pazienti con grado nucleare<br />

1 ha una bassa espressione (< 10%); il 75% circa dei<br />

pazienti con stadio T1 mostra bassa o assente espressione e<br />

l’80% dei pazienti metastatici al momento della prima diagnosi<br />

ha un’alta espressione.<br />

Conclusioni. Riteniamo che l’espressione di CXCR4 correli<br />

con i fattori prognostici istopatologici e che possa essere considerato<br />

come un fattore prognostico molecolare, come un ulteriore<br />

utile marker per identificare i pazienti ad alto rischio.<br />

Inoltre, considerando che, sia nella malattia metastatica che<br />

in quella localmente avanzata, le terapie convenzionali sono<br />

inefficaci e che circa il 30% dei pazienti con malattia localizzata<br />

e localmente avanzata svilupperanno metastasi con<br />

una percentuale di sopravvivenza a 5 anni rispettivamente di<br />

65-80% e 40-60% fino a 0-20% in presenza di metastasi, è<br />

auspicabile lo sviluppo di nuove terapie e CXCR4 potrebbe

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