Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore
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PATHOLOGICA 2007;99:94-97<br />
Gli incontri imprevisti al microscopio<br />
Lesioni pre-neoplastiche della tuba<br />
M.L. Carcangiu<br />
U.O. Anatomia Patologica A, Istituto Nazionale Tumori,<br />
Milano<br />
In contrasto con quanto è accaduto per altri organi dell’apparato<br />
genitale femminile gli studi concernenti la patologia della<br />
tuba sono stati in passato molto scarsi. I pochi lavori presenti<br />
in letteratura, perlopiù di tipo clinico-patologico, si<br />
sono essenzialmente concentrati sui problemi relativi agli aspetti<br />
clinici ed allo staging del carcinoma tubarico. In particolare,<br />
poiché l’incontro con un carcinoma tubarico in uno<br />
stadio iniziale rappresenta una rara eventualità nella routine<br />
diagnostica di un patologo, sono quasi completamente mancati<br />
studi concernenti i precursori ed i meccanismi patogenetici<br />
alla base dello sviluppo di questo tumore come sottolinea<br />
il fatto che la stessa definizione istologica dei precursori<br />
del carcinoma tubarico non è stata ancora messa a punto.<br />
Sebbene la ben nota sequenza displasia/carcinoma in<br />
situ/carcinoma invasivo, descritta in altri organi dell’apparato<br />
genitale femminile ed altre sedi, potrebbe in principio essere<br />
applicabile anche all’epitelio tubarico, attualmente l’unica<br />
lesione universalmente accettata come precursore del<br />
carcinoma tubarico è il carcinoma in situ caratterizzato secondo<br />
la definizione del WHO dalla “sostituzione dell’epitelio<br />
tubarico da parte di cellule epiteliali ghiandolari con nuclei<br />
pleomorfi” 1 .<br />
Questo approccio apparentemente limitativo è stato adottato<br />
poiché criteri applicati ad altri organi genitali, come affollamento<br />
e stratificazione nucleare, perdita di polarità cellulare,<br />
lieve atipia nucleare e rare mitosi sono di comune riscontro<br />
nell’epitelio tubarico come fenomeno reattivo in associazione<br />
con processi patologici non-neoplastici e specialmente<br />
con alcuni tipi di salpingite.<br />
Inoltre i dati relativi alla frequenza nella popolazione generale<br />
delle lesioni proliferative dell’epitelio tubarico iperplasia<br />
epiteliale tipica, iperplasia epiteliale atipica/displasia carcinoma<br />
in situ disponibili in letteratura sono aneddotici e di<br />
difficile comparazione per via della varietà di criteri istologici<br />
e di terminologia usati nei pochi lavori dedicati all’argomento<br />
2-4 .<br />
Il problema è aggravato dal fatto che l’iperplasia atipica ed il<br />
carcinoma in situ dell’epitelio tubarico possono associarsi a<br />
processi infiammatori cronici, quali la salpingite cronica di<br />
origine tubercolare o no, ma anche all’assunzione di estrogeni<br />
o di Tamoxifene 5 6 .<br />
Infine alcuni studi – seppur con risultati contraddittori tra<br />
loro – hanno sottolineato la presenza di modificazioni dell’epitelio<br />
tubarico in pazienti con tumori sierosi ovarici a<br />
basso potenziale di malignità “borderline” 7 8 .<br />
Un rinnovato interesse per la patologia neoplastica tubarica ed<br />
in particolare per le lesioni pre-neoplastiche dell’epitelio<br />
tubarico è stato recentemente suscitato dal susseguirsi di pubblicazioni<br />
che hanno posto in relazione la patologia neoplastica<br />
tubarica con le mutazioni dei geni BRCA. Studi recenti hanno<br />
infatti dimostrato che donne portatrici di mutazioni BRCA<br />
hanno un aumento del rischio di sviluppare un carcinoma della<br />
tuba, rischio che appare simile se non maggiore di quello di<br />
sviluppare un carcinoma ovarico. La proporzione di carcinomi<br />
tubarici che si crede sia dovuta a mutazioni BRCA varia dal 16<br />
al 42%. Essi sono tipicamente di tipo sieroso ed a localizzazione<br />
fimbrica. Si è anche visto che i carcinomi della tuba<br />
costituiscono un’alta percentuale, se non la maggioranza, dei<br />
carcinomi clinicamente occulti individuati in donne portatrici<br />
di mutazioni BRCA sottoposte a salpingo-ooforectomia profilattica<br />
con una frequenza che varia dal 2,3 al 38% nelle varie<br />
serie 9 . Sebbene i carcinomi tubarici individuati in questo contesto<br />
siano di piccole dimensioni e spesso non invasivi o solo<br />
superficialmente invasivi, non mancano esempi di carcinomi<br />
tubarici occulti anche in situ che si sono rivelati clinicamente<br />
maligni. La frequenza dei carcinomi tubarici occulti nelle varie<br />
serie tende ad essere direttamente proporzionale alla meticolosità<br />
dell’esame istologico e soprattutto al numero di<br />
sezioni di tuba esaminate. A questo proposito sono stati messi<br />
a punto dei protocolli di studio che prevedono sezioni seriate<br />
delle tube con particolare attenzione alla regione fimbrica 10 .<br />
Non sorprende che anche la identificazione di lesioni di tipo<br />
proliferativo/displastico dell’epitelio tubarico sia aumentata<br />
in pazienti portatrici di mutazione BRCA 10-12 .<br />
Noi abbiamo avuto la opportunità di valutare la presenza di<br />
lesioni proliferative atipiche dell’epitelio tubarico, esaminando<br />
le tube prelevate nel corso di 26 consecutive salpingoooforectomie<br />
profilattiche in donne portatrici di mutazioni<br />
BRCA e le cui ovaie erano risultate negative per neoplasia all’esame<br />
istologico.<br />
Le tube di 49 donne sottoposte a isterectomia con salpingoooforectomia<br />
per leiomioma uterino e con una età media simile<br />
a quella delle donne incluse nello studio, sono state usate<br />
come controllo. Tutte le tube in ambedue i gruppi erano<br />
macroscopicamente normali. All’esame istologico sono stati<br />
individuati 2 carcinomi in situ e 2 iperplasie atipiche dell’epitelio<br />
tubarico nel gruppo delle pazienti portatrici di mutazioni<br />
BRCA, mentre le tube delle pazienti appartenenti al<br />
gruppo di controllo non hanno invece mostrato alcuna anormalità<br />
di questo tipo 11 .<br />
Piek et al. identificarono displasia dell’epitelio tubarico in 6<br />
di 12 donne portatrici di mutazione BRCA o con una predisposizione<br />
ereditaria al carcinoma ovarico. Nessuna alterazione<br />
patologica dell’epitelio tubarico fu invece diagnosticata<br />
nel gruppo di controllo costituito da 13 donne sottoposte<br />
a isterectomia per patologia benigna. Un accumulo di p53 fu<br />
identificato nelle lesioni con displasia severa 12 .<br />
Recentemente, aree p53-positive sono state identificate in<br />
epiteli tubarici, appartenenti sia a donne BRCA-positive sia a<br />
controlli, morfologicamente privi di atipia citologica o di un<br />
aumentato indice proliferativo. Gli Autori suggeriscono che<br />
questa “p53 signature” sia l’espressione di una alterazione<br />
della funzione del p53 in grado, in determinate circostanze,<br />
di contribuire alla patogenesi del carcinoma sieroso e quindi<br />
in qualche modo rappresenti una lesione pre-neoplastica anche<br />
in assenza di alterazioni morfologiche 10 .<br />
È chiaro che a questo punto appare quanto mai necessaria,<br />
sulla scorta dell’esperienza maturata dallo studio delle tube<br />
di pazienti con mutazioni BRCA sottoposte a salpingoooforectomia<br />
profilattica, una definizione precisa dei criteri<br />
morfologici e della terminologia da usare per la diagnosi<br />
delle lesioni proliferative/displastiche preinvasive dell’epitelio<br />
tubarico che permetta di differenziarle da una parte dalle<br />
comuni alterazioni reattive e iperplastiche di questo epitelio<br />
e dall’altra da lesioni dichiaratamente neoplastiche ed invasive.