Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore
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GIORNATA SIAPEC-IAP DI CITOLOGIA DIAGNOSTICA<br />
molecolari hanno in particolare dimostrato il rapporto<br />
causale tra infezione da HPV ed insorgenza del carcinoma<br />
della cervice uterina.<br />
La diffusione della citologia cervico-vaginale quale strumento<br />
di screening ha notevolmente modificato la storia naturale del<br />
carcinoma cervicale determinando una drammatica riduzione<br />
delle forme infiltranti. In letteratura a tale proposito viene riportato<br />
un crollo dell’incidenza del carcinoma invasivo da circa<br />
15/10 5 negli anni ’60 a meno di 3/10 5 negli anni ’90 1 2 .<br />
Più recentemente ha tuttavia preso corpo il sospetto della<br />
possibile fallibilità del Pap test. Tra le varie criticità sollevate<br />
ci sono la non sufficiente sensibilità e specificità 3 di questo<br />
esame.<br />
Numerose metodiche diagnostiche sono state proposte quale<br />
possibile integrazione o alternativa al Pap test tradizionale.<br />
Tra queste la citologia in fase liquida, la lettura automatizzata<br />
dei preparati, il test per la determinazione del genoma virale<br />
o ancora indagini immunocitochimiche o biomolecolari<br />
volte a valutare la persistenza dell’infezione da HPV e/o l’integrazione<br />
virale.<br />
Attualmente i test molecolari per la determinazione della presenza<br />
del genoma virale nel prelievo citologico cervico-vaginale<br />
Polymerase Chain Reaction – PCR; Hybrid Capture Assay<br />
sono oggetto di grande attenzione sia tra la classe medica<br />
che tra le donne come documentato dalla mole di pubblicazioni<br />
in merito sia nelle riviste scientifiche che nella stampa<br />
divulgativa ordinaria e dalla nascita di movimenti di<br />
donne a favore della loro diffusione di massa 4 . Il razionale<br />
per l’introduzione e diffusione dell’HPV test si fonda soprattutto<br />
sul suo elevato valore predittivo negativo a fronte delle<br />
presunte lacune diagnostiche del Pap test tradizionale.<br />
In realtà se è vero che circa 230.000 donne muoiono ancora<br />
oggi ogni anno nel mondo per carcinoma della cervice uterina<br />
5 c’è da chiedersi quante di queste morti siano davvero imputabili<br />
ai limiti del Pap test e quante invece alla mancanza<br />
di efficaci programmi di screening. Una riflessione meritano<br />
inoltre i costi morali e materiali legati all’aumento di esami<br />
di secondo livello quali la colposcopia provocato dall’indubbia<br />
maggiore sensibilità dell’HPV test per un’infezione che<br />
nella gran parte dei casi sarà destinata a risolversi spontaneamente.<br />
È noto infatti che il vero fattore di rischio non è tanto<br />
l’infezione da HPV, sia pure ad alto rischio o da tipi virali<br />
multipli, quanto la sua persistenza. Si calcola infatti che il<br />
93% delle donne risultate infette da un determinato HPV<br />
risulti poi negativa per quello stesso tipo virale ad un successivo<br />
controllo. Attraverso la Polymerase Chain Reaction<br />
PCR si è potuto dimostrare che l’infezione da HPV mediamente<br />
permane per circa 5-6 mesi per poi scomparire spontaneamente<br />
6 . Il carcinoma cervicale è infatti considerato una<br />
complicanza estremamente rara di una infezione estremamente<br />
frequente. Da qui l’importanza di scandagliare tra la<br />
popolazione femminile non tanto l’infezione in quanto tale<br />
quanto piuttosto la sua persistenza o l’avvenuta integrazione<br />
virale. A questo ultimo proposito va ricordata la determinazione<br />
immunoistochimica della proteina con azione oncosoppressiva<br />
p16INK4a la cui espressione risulta alterata in<br />
caso di infezione virale persistente con espressione delle oncoproteine<br />
virali E6 ed E7 o le metodiche molecolari volte a<br />
documentare direttamente l’mRNA per E6 ed E7.<br />
Riteniamo di scarso beneficio per la donna e per la collettività<br />
il test per l’HPV in particolare quando generalizzato e primario.<br />
Risulta infatti difficile immaginare una maggiore adesione<br />
delle alle campagne di screening o un allargamento<br />
delle aree geografiche in cui le campagne di screening stesse<br />
sono attive semplicemente sostituendo la citologia cervico-<br />
123<br />
vaginale con un altro test peraltro più costoso. Potrebbe<br />
eventualmente risultare più utile valutare attraverso ampi studi<br />
l’opportunità di un suo possibile impiego nei casi citologicamente<br />
dubbi o ancora quale indagine preliminare alla vaccinazione.<br />
Bibliografia<br />
1 Anttila A, Pukkala E, Söderman B, et al. Effect of organised screening<br />
on cervical cancer incidence and mortalityin Finland, 1963-1995: recent<br />
increase in cervical cancer incidence. Int J Cancer 1999;83:59-<br />
2 65.<br />
Ponten J, Adami HO, Bergström R, et al. Strategies for global control<br />
3 of cervical cancer. Int J Cancer 1995;60:1-26.<br />
Chamberlain J. Reasons that some screening programmes fail to control<br />
cervical cancer. IARC Sci Publ 1986:161-8.<br />
4<br />
5<br />
6<br />
http://www.womenforHPVtesting.org<br />
Ferlay J, Bray F, Pisani P, Parkin DM. GLOBOCAN 2002: cancer incidence,<br />
mortality and prevalence worldwide. http://www-<br />
dep.iarc.fr/globocan/database.htm<br />
Lee SH, Vigliotti VS, Vigliotti JS, Pappu S. Routine human papilloma<br />
virus genotyping by DNA sequencing in community hospital laboratories.<br />
Infect Agents Cancer 2007;52:11.<br />
Citologia<br />
S. Fiaccavento<br />
Istituto Clinico Città di Brescia, Servizio Anatomia Patologica,<br />
Sezione di Citopatologia Diagnostica, Brescia<br />
Introduzione. Non è la priva volta che citologia agoaspirativa<br />
FNA e mammotome sono messi a confronto come oggetto<br />
di controversia diagnostica sia in precedenti incontri che in<br />
recenti pubblicazioni 1 2 . Si ha comunque l’impressione che la<br />
difesa di singole posizioni sia legata più a metodologie che<br />
uno sa usare da tempo e dalla difficoltà di accettare cambiamenti<br />
che potrebbero metterlo in difficoltà piuttosto che da<br />
una corretta analisi dei pro e contro di un approccio<br />
metodologico. Comunque la valutazione critica che si legge<br />
nei confronti della citologia si basa spesso su una insufficiente<br />
esperienza di molti patologi nell’allestimento dei vetri<br />
e/o dal fatto che non siano direttamente coinvolti nelle fasi<br />
che precedono l’interpretazione dei preparati. Partendo dal<br />
presupposto che le due metodiche possano e debbano essere<br />
complementari e non alternative, lo scopo del mio intervento<br />
è solo quello di elencare i diversi punti critici da sottoporre<br />
alla attenzione dei partecipanti:<br />
1. necessità di corretta modalità di allestimento prelievo, striscio,<br />
colorazioni sono fondamentali per l’adeguatezza dei<br />
vetri;<br />
2. sensibilità e specificità per maligno e benigno sono paragonabili<br />
alla CB anche per quanto si riferisce alle microcalcificazioni;<br />
3. possibilità della FNA di definire istotipo e grading;<br />
4. impossibilità della FNA di distinguere tra carcinoma in situ<br />
vs. invasivi; un falso problema?<br />
5. possibilità di utilizzo della immunocitochimica nei preparati<br />
citologici.<br />
Conclusioni. Pur rispettando la comprensibile affezione che<br />
ciascuno di noi ha per le metodiche che usa più frequentemente<br />
e con le quali è pertanto più abile, riteniamo che la<br />
FNA debba conservare il suo ruolo come primo suggerimento<br />
diagnostico. La sua presenza nelle Linee Guida non esclude<br />
che si possano mettere in atto da subito prelievi con<br />
ago più grosso ma evita che la metodica citologica venga ingiustamente<br />
colpevolizzata quando utilizzata da équipes esperte.