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Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore

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using the ThinPrep technique: diagnostic accuracy, cytologic artifacts<br />

and pitfalls. Acta Cytol 2001;45:567-74.<br />

4 Cochand-Priollet B, Prat JJ, Polivka M, et al. Thyroid fine needle<br />

aspiration: the morphological features on ThinPrep slide preparations.<br />

Eighty cases with histological control. Cytopathology<br />

2003;14:343-9.<br />

5 Das K, Haamed M, Heller D, et al. Liquid-based vs. conventional<br />

smears in fine needle aspiration of bone and soft tissue tumors. Acta<br />

Cytol 2003;47:197-201.<br />

6 de Luna R, Eloubeidi MA, Sheffield MV, et al. Comparison of Thin-<br />

Prep and conventional preparations in pancreatic fine needle aspiration<br />

biopsy. Diagn Cytopathol 2004;30:71-6.<br />

Didattica e master<br />

M.R. Giovagnoli, E. Giarnieri<br />

II Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Roma “La<br />

Sapienza”<br />

La necessità di personale che svolga attività di lettura citologica<br />

è stata più volte affermata a livello di Linee Guida<br />

nazionali, pubblicate anche sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica<br />

Italiana, ed è ribadita, dalle società scientifiche che<br />

si occupano di tale settore, oltre ad essere sentita soprattutto<br />

a livello di servizio sanitario.<br />

Quella del Citoscreener, del Citologo e del Citopatologo è<br />

una “attività professionale” che non può prescindere da<br />

specifiche conoscenze teoriche e da precise competenze/abilità<br />

pratiche le quali, in quanto tali, devono essere oggetto di<br />

un’accurata attività formativa. La consapevolezza della necessità<br />

di tale formazione si è tradotta, in molti paesi europei,<br />

in un percorso universalmente riconosciuto ed ormai formalizzato<br />

da vari decenni. In Italia, dove tale “attività professionale”<br />

non ha avuto un riconoscimento a livello normativo,<br />

il discorso formativo ha avuto connotazioni più variegate e<br />

mutevoli nel corso degli anni. Si può ragionevolmente suddividere<br />

la formazione in: formazione di base; approfondimento/specializzazione<br />

ed aggiornamento. Quest’ultimo, di fatto,<br />

coincide con l’“educazione continua”.<br />

Per quanto riguarda la formazione di base di tipo “formale”<br />

essa ha avuto diverse connotazioni a partire dagli anni 70<br />

Corsi semestrali, biennali, indirizzi specifici all’interno di<br />

diplomi di laurea ecc., che hanno portato alla creazione di intere<br />

“generazioni” di citoscreener con un background culturale<br />

relativamente omogeneo. Tuttavia, va riconosciuto che,<br />

accanto a questi diversi percorsi, si è svolta un’attività più<br />

“informale” tesa a colmare la carenza di personale, laddove<br />

non esistevano soggetti specificamente addestrati, con il<br />

risultato di una maggiore variabilità professionale.<br />

Con l’accordo della Sorbona nel 1999 e la riforma universitaria,<br />

la formazione ha assunto in Europa dei tratti maggiormente<br />

omogenei, soprattutto per quanto riguarda i diversi livelli<br />

formativi: laurea triennale, laurea specialistica o magis-<br />

GIORNATA SIAPEC-IAP DI CITOLOGIA DIAGNOSTICA<br />

trale e Master di I e II livello oltre alle specializzazioni, particolarmente<br />

importanti nel settore sanitario. Inoltre da tale<br />

data l’attività formativa è suddivisa in unità dette “crediti formativi”<br />

universalmente riconosciute. Questa unitarietà ha<br />

permesso la libera circolazione degli studenti tra le diverse<br />

Università Europee.<br />

In Italia, dopo un gap formativo di alcuni anni, legato a questa<br />

riforma che ha portato alla cessazione dei corsi preesistenti<br />

senza ne che fossero istituiti dei nuovi, si è visto il sorgere<br />

di alcuni Master di I livello, aperti cioè anche a tecnici con<br />

laurea triennale, dedicati alla formazione di citoscreener e<br />

basati su di un tipo di didattica fortemente interattiva, impostata<br />

secondo le Linee Guida europee.<br />

Contemporaneamente la formazione più approfondita, dedicata<br />

non solo alla citologia esfoliativa ma anche a quella<br />

agoaspirativa, aveva la sua naturale sede presso le scuole di<br />

specializzazione in Anatomia Patologica e talora in Patologia<br />

Clinica, aperte a laureati in medicina. Anche questa formazione<br />

è risultata però disomogenea, perché non in tutte le<br />

sedi esisteva od esiste una tradizione in campo citopatologico,<br />

con il risultato che, accanto a punte di eccellenza, intere<br />

generazioni di neo-patologi risultavano privi di un adeguata<br />

formazione. È entrata da poco in vigore una nuova normativa,<br />

che prevede un tronco unico per gruppi di specialità, ma<br />

rimane da vedere se tale riforma possa, almeno in parte, sopperire<br />

a vecchie carenze.<br />

Pertanto molte problematiche rimangono tuttora aperte sia<br />

sui contenuti quali sono i “requisiti minimi” di una formazione<br />

di base? E di un corso più avanzato? sia sui soggetti<br />

ai quali tale formazione debba essere indirizzata a seconda<br />

dei diversi livelli laureati tecnici, biologi, medici? ed infine<br />

su chi debba costruire tale offerta formativa e secondo quali<br />

modalità Master di I o II livello?, periodi di formazione<br />

specifici all’interno di corsi di specializzazione? corsi riconosciuti<br />

extrauniversitari? Formazione sul campo?<br />

Risulta, però, chiaro che l’attuale confusione di ruoli e competenze<br />

non può che essere nociva ad una “disciplina” che<br />

proprio in quanto poco quantizzabile ed oggettivizzabile<br />

risulta gravata da una certa soggettività di giudizio e pertanto<br />

richiede un’impostazione ancor più rigorosa ed un’esperienza<br />

notevolmente approfondita.<br />

Un altro importante tema, connesso al quello della formazione<br />

è il tema della “valutazione del citologo”. Anche in<br />

questo caso possiamo considerare un test di base relativo alla<br />

valutazione delle competenze indispensabili per accedere<br />

all’attività di citoscreener, un secondo, teso alla valutazione<br />

del mantenimento di tali competenze nel tempo, e infine una<br />

prova che riconosca abilità e competenze maggiori. A differenza<br />

che all’estero, in questo campo in Italia, non esistono<br />

modelli specifici ed universalmente accettati, ma si è finora<br />

fatto riferimento a test messi a punto a livello Europeo Test<br />

di competenza o Aptitude test.

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