Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore
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sibilità dell’esistenza una sorta di “continuum” tra queste entità.<br />
Clinica. Il linfoma marginale a primitività nodale è considerato<br />
a decorso clinico indolente. Colpisce più frequentemente<br />
soggetti di età media tra i 50 ed i 55 anni a seconda delle casistiche,<br />
con una certa preponderanza per il sesso maschile.<br />
Nella gran parte dei casi 80% circa sono interessati i linfonodi<br />
latero-cervicali. Solo il 15% circa dei pazienti ha sintomi<br />
B; rare le leucemizzazioni. Nel 30% dei casi è presente interessamento<br />
midollare. Si è già sottolineato della necessità<br />
che la diagnosi anatomo-patologica debba essere sempre di<br />
probabilità fintanto che un’accurata stadiazione ed un ragionevole<br />
follow-up abbiano consentito di escludere precedenti<br />
o concomitanti localizzazioni extranodali di malattia.<br />
Detto questo rimangono da definire le esatte relazioni biologico-funzionali<br />
ed istogenetiche tra i linfomi marginali<br />
nodali e le forme primitive extranodali. Un interessante studio<br />
comparativo di Nathwani ha dimostrato significative differenze<br />
tra le forme primitive nodali ed i MALTomi con localizzazioni<br />
nodali secondarie. Le forme primitive nodali si<br />
caratterizzano, all’esordio, per uno stadio di malattia spesso<br />
avanzato con interessamento di stazioni nodali, sia superficiali<br />
che profonde, analogamente a quanto si osserva in altri<br />
istotipi di linfomi B indolenti.<br />
Non sembrano invece emergere significativi distinguo rispetto<br />
ad altri parametri clinico-biologici quali l’età, il sesso, la<br />
presenza di sintomi B, i valori di LDH, il “performance status”,<br />
lo “score IPI” o l’incidenza di “shift” istologico. In termini<br />
di sopravvivenza a 5 aa, i dati relativi alle forme nodali<br />
indicano un “trend” meno favorevole 56% a fronte dell’81%<br />
per le classiche forme MALT; analoghe le indicazioni sul<br />
“failure-free survival” sempre a 5 aa 28% vs. 65% dei MAL-<br />
Tomi. Questi dati, con differenze che permangono significative<br />
anche dopo stratificazione secondo lo “score IPI”, confermano<br />
trattarsi di entità effettivamente distinte.<br />
Linfoma della zona marginale ed infezione da virus HCV.<br />
La trasformazione neoplastica diretta ad opera di agenti patogeni,<br />
è un evidente esempio di linfomagenesi diretta.<br />
Paradigmatici in tal senso l’azione svolta dal virus di Epstein-Barr<br />
EBV, dall’Herpes Virus Umano 8 HHV8, e dal<br />
virus HTLV-1, tutti in grado di infettare “subsets” linfoidi all’interno<br />
dei quali si realizza l’espressione di oncogeni virali.<br />
Uno scenario alternativo alla onco-trasformazione diretta<br />
degli è stato però dimostrato per alcune specie microbiche, la<br />
cui azione linfomagenetica segue invece un’azione di tipo indiretto.<br />
In questo modello, gli agenti patogeni agiscono quali stimolatori<br />
antigenici cronici in grado di facilitare l’insorgenza del<br />
vero e proprio processo di trasformazione neoplastico/linfomatoso<br />
attraverso un processo di selezione di cloni linfoidi<br />
antigeni dipendenti.<br />
Paradigmatico di questo modello, il linfoma gastrico MALTcorrelato,<br />
dove l’agente patogeno è costituito dall’Helicobacter<br />
Pylori HP.<br />
Una precisa definizione dei complessi meccanismi della linfomagenesi<br />
indiretta e l’identificazione dei diversi possibili<br />
patogeni coinvolti può fornire importanti indicazioni, soprattutto<br />
sul versante prognostico-terapeutico.<br />
È noto che i soggetti affetti da HCV possono presentare<br />
un’ampia gamma di manifestazioni extraepatiche dell’infezione,<br />
ivi comprese crioglobulinemie e disordini linfoproliferativi<br />
B cellulari.<br />
In particolare, un recente studio di metanalisi ha confermato,<br />
nei pazienti con linfoma non Hodgkin B LNH B, una signi-<br />
LINFOMANIA<br />
ficativa prevalenza di infezione da HCV: 15% rispetto<br />
all’1,5% della popolazione generale.<br />
Sulla base di questi dati, sono stati condotti vari studi, soprattutto<br />
in vitro, allo scopo di definire i possibili meccanismi<br />
linfomagenetici HCV-correlati: sembra accertato che la<br />
glicoproteina E2 del virus HCV, in grado di interagire con il<br />
CD81, presente sulla superficie dei linfociti B, rappresenti il<br />
target della risposta umorale contro il virus.<br />
Il CD81 è una tetraspanina ampiamente distribuita sulla superficie<br />
di vari tipi cellulari ove partecipa alla costituzione di<br />
diversi complessi molecolari.<br />
Sugli elementi B, il CD81 forma complessi ad azione costimolante<br />
rispettivamente con il CD19 ed il CD21; il successivo<br />
legame di questi complessi con il BCR “B-cell receptor<br />
antigen” sembra determinare un abbassamento della soglia<br />
richiesta per il “trigger” dei meccanisni proliferativi B-cellulari<br />
via BCR. Si determinerebbero quindi una serie di alterazioni<br />
funzionali in grado di condurre al linfoma, come confermato<br />
da studi in vitro sia su linee B infettate da HCV sia<br />
su elementi mononucleati del periferico di pazienti HCV+; in<br />
questi studi sono state documentate mutazioni dei geni di<br />
p53, bcl6 e β-catenina; modificazioni biochimiche a livello<br />
del core virale proteico c e della proteina 3 non strutturale<br />
NS3 sarebbero coinvolte in questi processi mutazionali.<br />
Nonostante il meccanismo linfomagenetico indiretto sembri<br />
prevalere nel caso dell’HCV, è stato tuttavia segnalato un caso<br />
di linfomagenesi B diretta, in una linea linfoide, ottenuta<br />
da un paziente HCV positivo con linfoma mantellare, risultata<br />
in grado di produrre virus in vitro.<br />
Nonostante questa segnalazione sporadica, il più frequente<br />
meccanismo genetico HCV-correlato rimane comunque quello<br />
di tipo indiretto come ci si deve attendere nel caso di una<br />
proliferazione linfoide antigene-stimolata.<br />
Questa indicazione trova ulteriore conferma dalla capacità di<br />
HCV-E2 ricombinante di determinare ipermutazioni nei geni<br />
delle immunoglobuline, a seguito di un legame esterno con il<br />
CD81, quindi con un meccanismo mutageno indipendente da<br />
un’azione diretta dell’HCV sulle cellule B.<br />
Nonostante le evidenze sia sperimentali che biologiche di<br />
una stretta correlazione tra infezione da HCV e linfomi, i dati<br />
sull’incidenza dei diversi istotipi di linfomi in pazienti<br />
HCV+, sono tuttora relativamente limitati e non univoci.<br />
Alcuni studi indicano nei linfomi B diffusi a grandi cellule e<br />
nei linfomi B della zona marginale gli istotipi più frequentemente<br />
HCV-correlati; altri Autori si limitano invece a sottolineare,<br />
nei soggetti HCV+, un semplice aumento del rischio<br />
di sviluppare linfomi per la gran parte di natura B ma talora<br />
anche di derivazione T ed hodgkiniana.<br />
Dibattuta è anche la ipotizzata peculiare associazione tra<br />
HCV e sede primitiva del linfoma.<br />
I dati della nostra esperienza casistica su questo tema sono<br />
stati recentemente arricchiti dalle informazioni relative ad<br />
uno studio multicentrico regionale Lombardo incentrato su<br />
HCV e linfomi Policlinico “San Matteo”, Università di<br />
Pavia, Ospedale “Niguarda”, Ospedale “San Paolo”, Università<br />
di Milano, Istituto Tumori Milano.<br />
I nostri risultati preliminari confermano la peculiare associazione<br />
tra infezione da HCV e gli istotipi diffuso a grandi cellule<br />
e marginale; quest’ultimo in particolare mostra un’incidenza<br />
molto superiore rispetto alla popolazione generale<br />
28%, nei nostri dati vs. 8%.<br />
Sul versante clinico, si conferma poi la predilezione dei linfomi<br />
HCV correlati per le sedi extranodali 51%, soprattutto<br />
la milza.