Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore
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te sull’etichetta delle sostanze e dei preparati pericolosi), disporre<br />
di Mezzi di protezione collettiva (quali cappe di aspirazione<br />
fissa), di Dispositivi di protezione individuale (guanti<br />
in latice monouso, camici in stoffa, camici in stoffa di tipo<br />
chirurgico per gli addetti al “taglio pezzi”, mascherine di tipo<br />
chirurgico e mascherine FFP2 con filtro a carbone da utilizzare<br />
quando si maneggiano solventi o sostanze irritanti<br />
quali la formaldeide, maschere con visiera per la sala autoptica,<br />
camici monouso per la sala autoptica, guanti in metallo<br />
per la sala autoptica), di Dispositivi di sicurezza particolare<br />
(docce di emergenza e lava occhi, presenti in numero di<br />
una/due nei singoli laboratori). Sostanze cancerogene: nei laboratori<br />
dei servizi di Anatomia Patologica sono in genere in<br />
uso alcune sostanze etichettate con le frasi di rischio R 45:<br />
“Può provocare il cancro” ed R 40: “Può provocare effetti<br />
irreversibili”. Tra le sostanze R 45 sono da citare: dicloroetano<br />
- acrilamide - nichel cloruro esaidrato. Sostanze R 40:<br />
tricloroetilene - cloroformio - formaldeide - acetato di piombo<br />
basico - carbonio tetracloruro - arancio di acridina - diossano.<br />
Si pone in evidenza che il tricloroetilene, il cloroformio<br />
e l’aldeide formica, benché compaiano nella classificazione<br />
CEE con la frase di rischio R 40, sono state individuate come<br />
sostanze cancerogene dalla CCTN (Commissione Consultiva<br />
Tossicologica Nazionale). Inoltre l’aldeide formica è<br />
stata recentemente classificata dalla International Agency of<br />
Research on Cancer come cancerogena per l’uomo (classe<br />
2A). Coloro che operano con queste sostanze, se ad esse<br />
esposti, andrebbero iscritti nel registro di cui all’art. 70 del D.<br />
Lgs. 626/94.<br />
Un’altra delle condizioni di rischio nelle attività dei laboratori<br />
di Anatomia Patologica è rappresentata dal Rischio biologico.<br />
L’attività svolta pur non comportando la deliberata<br />
intenzione di operare con agenti biologici, può implicare il<br />
rischio di esposizione dei lavoratori agli stessi per la pre-<br />
PROFESSIONE RIVISITATA - PARTE PRIMA<br />
senza di agenti biologici nei pezzi operatori, nelle biopsie,<br />
nei liquidi biologici provenienti dai pazienti e nelle parti<br />
anatomiche provenienti da reperti autoptici. E’ possibile<br />
quindi l’eventuale contatto con gli agenti biologici classificati<br />
nell’art. 75 del D.Lgs.. 626/94 e successive modifiche<br />
come appartenenti ai gruppi 1, 2, 3 delle classi di pericolosità.<br />
Gli studi sul rischio di natura biologica per il personale<br />
medico e paramedico impiegato nei Servizi di Anatomia<br />
Patologica al seguito di accidentale esposizione indicano<br />
che tale rischio è significativo nel caso di TBC, epatite (soprattutto<br />
B e C) e gastroenteriti. Non esistono ancora casi<br />
documentati di infezione da HIV in personale impiegato nei<br />
servizi di anatomia patologica. L’adozione di misure di confinamento<br />
della contaminazione (“misure di prevenzione<br />
universali”, uso di cappe a flusso laminare), unite ai dispositivi<br />
di protezione individuale (occhiali, maschera con visiera,<br />
guanti in latice monouso, camici in stoffa, camici in<br />
stoffa di tipo chirurgico per gli addetti al “taglio pezzi”, mascherine<br />
di tipo chirurgico) e alla formazione/informazione<br />
dei lavoratori (con adeguati metodi procedurali e di organizzazione<br />
del lavoro), rappresentano gli interventi più efficaci<br />
e praticabili per il contenimento del rischio stesso. La<br />
sorveglianza sanitaria, dopo l’eliminazione dei pericoli, il<br />
controllo e limitazione della entità della esposizione, rappresenta<br />
la terza ed ultima metodologia di intervento per la<br />
prevenzione dei danni per la salute conseguenti all’esposizione<br />
ad agenti lesivi; deve essere praticata tutte le volte che<br />
il tipo di sostanze utilizzate e la entità della esposizione possano<br />
indicare l’esistenza di un rischio “non moderato” per la<br />
salute dei lavoratori; si attua con accertamenti medici e chimico-clinici<br />
rivolti alla ricerca di segni, sintomi e alterazioni<br />
funzionali in grado di evidenziare gli effetti lesivi sull’organismo<br />
e si avvale di misure che permettono una diagnosi<br />
precoce di malattia.