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Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore

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POSTERS<br />

sierosa e si eseguiva una resezione parziale della stessa. L’istologia<br />

poneva diagnosi di mesotelioma maligno epitelioide<br />

con pattern di crescita prevalentemente tubulo-papillare. Si<br />

procedeva successivamente ad una orchiectomia monolaterale.<br />

Nessun trattamento chemio/radioterapico veniva effettuato.<br />

Nell’ottobre 2003 il paziente veniva sottoposto a nodulectomia<br />

per recidiva locale sulla tonaca vaginale residua. All’esame<br />

istologico la diagnosi era di mesotelioma bifasico.<br />

Nel dicembre 2005 per la comparsa di una massa (13 cm) nei<br />

tessuti molli scrotali veniva effettuata una emiscrotectomia<br />

destra e la diagnosi istologica confermava la recidiva di mesotelioma.<br />

All’ultimo follow-up (nov. 2006) il paziente risultava<br />

vivo con malattia. All’anamnesi nessuna esposizione all’asbesto<br />

veniva rilevata. Su campione paraffinato è stata<br />

condotta l’analisi CGH.<br />

Risultati. Alterazioni cromosomiali sono state osservate: le<br />

perdite erano più frequenti delle amplificazioni. Del 1p22.2-<br />

34.3, 4p12-q13.1, 6q23-26, 9q12-21.3, 22q12.2-ter nel tumore<br />

iniziale. Del 1p22.2-34.3, 5q35.2-35.3, 9q12-21.3, q33.3-<br />

33.4, 12q23.3-24.3, 15, 16p11.2-13.3, q12.1-24.3, 19p13.3-<br />

13.4, 20p13, 21q22.1-22.3, 22q11.2-13.3 nella recidiva.<br />

Conclusioni. Alterazioni cromosomiali ricorrenti tipiche del<br />

profilo genetico del mesotelioma sono state individuate. Un<br />

maggiore accumulo di delezioni era presente nelle recidive,<br />

evidenziando che un aumento dell’instabilità genetica può<br />

essere responsabile della progressione della malattia.<br />

Metastasi endometriali da neoplasia<br />

extragenitale<br />

P. Mercurio, D. Corti, F. De Trovato, A. Deiana, A. Gianatti,<br />

E. Pezzica<br />

Struttura Complessa di Anatomia Patologica e Citologia<br />

Diagnostica, Azienda Ospedaliera “Treviglio Caravaggio”,<br />

Treviglio (BG)<br />

Introduzione. La diagnosi di metastasi endometriali da neoplasia<br />

extragenitale è apparentemente ovvia ma può diventare<br />

problematica quando deve essere posta su biopsie endometriali<br />

eseguite perlopiù in isteroscopia per sanguinamento<br />

uterino anomalo.<br />

I problemi diagnostici sono legati principalmente alla scarsità<br />

del materiale e alla mancanza di dati anamnestici.<br />

Dall’analisi della letteratura l’evento è raro. In ordine decrescente<br />

i tumori più frequenti sono il carcinoma della mammella,<br />

dello stomaco, del colon e del pancreas. Anche il melanoma<br />

può raramente metastatizzare all’endometrio.<br />

Metodi. Riportiamo tre casi paradigmatici di metastasi endometriali<br />

da carcinoma lobulare della mammella (Caso 1, 9<br />

anni dopo la diagnosi del primitivo); da carcinoma gastrico a<br />

cellule ad anello con castone (Caso 2, 3 anni dopo la diagnosi<br />

del primitivo) e da melanoma cutaneo (Caso 3, 18 mesi dopo<br />

la diagnosi del primitivo). Tre pazienti rispettivamente di<br />

67 aa (Caso 1), di 64 aa (Caso 2) e di 62 aa (Caso 3), che si<br />

presentano all’ambulatorio di isteroscopia per perdite ematiche<br />

atipiche. All’isteroscopia canale cervicale regolare, endometrio<br />

atrofico, orifizi tubarici regolari, neoformazione<br />

endometriale polipoide del fondo nel caso 2 e 3. Nessuna notizia<br />

anamnestica al momento dell’isteroscopia.<br />

Risultati. L’aspetto morfologico fondamentale per riconoscere<br />

una neoplasia metastatica su biopsia endometriale nei<br />

tre casi riportati è il pattern diffusamente infiltrante con rispetto<br />

delle ghiandole endometriali associato a permeazione<br />

di spazi vascolari linfatici. Il riconoscimento dell’istotipo è<br />

241<br />

facile a forte ingrandimento per la morfologia tipica riconoscibile<br />

in E.E. ed è confermato dalle comuni indagini istochimiche<br />

ed immunoistochimiche. Considerando che spesso<br />

non si hanno notizie anamnestiche è necessario prendere in<br />

considerazione anche la possibilità di lesione metastatica<br />

quando si osserva un endometrio apparentemente atrofico.<br />

Quando le notizie cliniche confermano la neoplasia primitiva<br />

extragenitale, di regola alle metastasi endometriali sono associate<br />

metastasi ovariche.<br />

Conclusioni. Le metastasi endometriali da neoplasia extragenitale<br />

sono peculiarità di stadi avanzati e verosimilmente<br />

sono sottostimate.<br />

In letteratura sono riportati perlopiù casi di carcinoma della<br />

mammella. Le segnalazioni di primitività gastrica sono sporadiche.<br />

Il carcinoma a cellule ad anello con castone può anche<br />

essere primitivo dell’endometrio come descritto da Robboy<br />

nel 1997.<br />

A favore della primitività endometriale sono fondamentali i<br />

dati clinici (assenza di tumore primitivo in altra sede e di malattia<br />

disseminata, assenza di interessamento ovarico, liquido<br />

peritoneale negativo) e la presenza di adenocarcinoma endometrioide<br />

tipico associato alla componente ad anello con castone<br />

evidenziabile più facilmente su pezzo operatorio che su<br />

materiale bioptico. Alterazioni benigne delle cellule stromali<br />

endometriali che possono simulare un carcinoma metastatico<br />

sono le cellule vacuolate deciduali e gli istiociti stromali vacuolati<br />

già descritti da Clement and Scully nel 1988 e da Jacques<br />

nel 1996.<br />

Il traffico nucleo-citoplasma di PVHL e di HIF-<br />

1alfa nella carcinogenesi del carcinoma<br />

renale a cellule chiare<br />

C. Di Cristofano, A. Minervini * , F. Lessi, M. Menicagli *** ,<br />

G. Bertacca, P. Collecchi, R. Minervini ** , M. Carini * , G.<br />

Bevilacqua, A. Cavazzana<br />

Dipartimento di Oncologia, Divisione di Anatomia Patologica<br />

e di Diagnostica Molecolare ed Ultrastrutturale, Università<br />

di Pisa ed Azienda Ospedaliera Pisana, Pisa; * Dipartimento<br />

di Urologia, Università di Firenze, Ospedale di Careggi,<br />

Firenze; ** Dipartimento di Chirurgia, Divisione di<br />

Urologia, Università di Pisa ed Ospedale Universitario di<br />

Pisa; *** MGM, Istituto di Medicina e Genetica Molecolare,<br />

Pisa<br />

Introduzione. L’inattivazione del gene Von Hippel-Lindau<br />

(VHL) è l’alterazione più frequente nel carcinoma renale a<br />

cellule chiare (cRCC). Sono stati descritti due prodotti di<br />

VHL: VHL30 e VHL19 come risultato di un inizio alternativo<br />

della trascrizione. VHL30 è associata alla stabilità del citoscheletro;<br />

VHL19 è una ligasi che promuove la degradazione<br />

del fattore indotto dall’ipossia-1alfa (HIF1α).<br />

HIF1 è composto da una subunità α e ß. HIF1ß è un recettore<br />

di traslocazione nucleare aril-carbonilico (ARNT) ed è costitutivamente<br />

espresso; l’espressione di HIF1α è regolata<br />

dai livelli di O 2 .<br />

Con livelli normali di O 2 HIF1α dopo idrossilazione del dominio<br />

di degradazione ossigeno-dipendente (ODD) è ubiquitinilato<br />

nel nucleo da VHL ed esportato nel citoplasma per la<br />

degradazione proteosomica.<br />

In ipossia l’interazione VHL/HIF1α è abrogata e HIF1α si<br />

complessa con l’ARNT ed attiva nel nucleo geni bersaglio.<br />

Lo studio analizza l’inattivazione di VHL, un polimorfismo<br />

(SNP) di OOD nel cRCC, correlando le alterazioni geniche,

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