Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore
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136<br />
Esiste ancora un ruolo della microscopia<br />
elettronica nella diagnostica delle malattie da<br />
accumulo?<br />
V. Papa, P. Preda, L. Tarantino, L. Badiali De Giorgi, G.N.<br />
Martinelli, G. Cenacchi<br />
Dipartimento Clinico di Scienze Radiologiche e Istocitopatologiche,<br />
Università di Bologna<br />
Introduzione. Le malattie da accumulo sono numerose e<br />
complesse e i meccanismi eziopatogenetici non sono ancora<br />
completamente chiariti 1 . In numerose di esse sono stati<br />
definiti i difetti genetici e la terapia può avvalersi, in alcuni<br />
casi, di molecole sostitutive. La diagnosi precoce risulta, pertanto,<br />
di fondamentale importanza. Scopo del nostro studio è<br />
stato, quindi, quello di rivalutare il ruolo della Microscopia<br />
Elettronica quale strumento di indagine fondamentale nella<br />
diagnosi di tali malattie.<br />
Materiali e metodi. Sono stati studiati mediante microscopia<br />
elettronica a trasmissione 42 casi di malattie da accumulo<br />
(2001-2007) di cui: 18 malattie da accumulo intracitoplasmatico<br />
lisosomiale (Fabry, 5, mucopolisaccaridosi, 1, Niemann-Pick,<br />
2, gangliosidosi, 1, glicogenosi tipo II, 4, Danon,<br />
1, ceroidolipofuscinosi, 4); 4 casi di malattia da accumulo intracitoplasmatico<br />
non lisosomiale (IBM, 1, malattia da<br />
deficit di L-CAT, 1, Lafora, 2) e 20 casi di malattia da accumulo<br />
extracitoplasmatico (CADASIL, 20).<br />
Risultati. I quadri submicroscopici relativi delle singole patologie<br />
mostravano alterazioni degenerative aspecifiche e/o<br />
inclusioni lisosomiali o citoplasmatiche specifiche definite<br />
dai differenti pattern riorganizzativi delle strutture molecolari<br />
accumulate: accumulo di particelle di glicogeno<br />
(glicogenosi), finger prints o GRODs (ceroidolipofuscinosi),<br />
figure mieliniche (malattia di Fabry), strutture filamentosofibrillari<br />
(IBM), GOMs (CADASIL).<br />
Conclusioni. I nostri dati evidenziano come la diagnostica<br />
ultrastrutturale possa essere considerata una metodica di<br />
screening diagnostico altamente sensibile, efficiente, costoeffettiva<br />
e rapida che non può prescindere, tuttavia, dall’esperienza<br />
del patologo nella lettura dei preparati. È assolutamente<br />
necessario, infatti, essere in grado di differenziare alterazioni<br />
aspecifiche/artefattuali da strutture patognomoniche<br />
e, nell’ambito di queste, tra patologie con strutture<br />
morfologiche simili. Nonostante tale metodica sia sicuramente<br />
più costosa rispetto ad analisi di tipo biochimico, in<br />
alcune forme di “malattie da accumulo” quali CADASIL o<br />
alcune varianti di ceroidolipofuscinosi con anomala localizzazione<br />
tissutale 2 , sembra rappresentare la metodica diagnostica<br />
più efficace e sicura.<br />
Bibliografia<br />
1 Johannessen JV. Electron Microscopy. Hum Med 1978;2:159-210.<br />
2 Boldrini, et al. Ultrastruct Pat 2001;25:51-8.<br />
FREE PAPERS<br />
Banca tessuti congelati: come ottenere<br />
tessuto fresco di carcinoma nella<br />
prostatectomia radicale. Proposta di una<br />
procedura sperimentata all’INT di Milano<br />
A. Pellegrinelli, M. Colecchia, N. Zaffaroni, A. Carbone<br />
Dipartimento di Patologia e Struttura Complessa di Ricerca<br />
Traslazionale, IRCCS INT, Milano<br />
Introduzione. Le caratteristiche macroscopiche del carcinoma<br />
prostatico nei campioni di prostatectomia radicale rendono<br />
difficile individuare e prelevare una parte di tumore per<br />
la banca dei tessuti congelati senza compromettere il successivo<br />
esame istologico routinario. I risultati ottenuti mediante<br />
una procedura sperimentale vengono qui confrontati con<br />
quelli ottenuti con altre procedure di prelievo 1 .<br />
Metodi. La procedura prevede i seguenti passaggi:<br />
1. chinare la superficie esterna della prostatectomia, immergerla<br />
per qualche secondo in liquido di Bouin ed asciugare<br />
con garza;<br />
2. eseguire macrosezioni seriate di circa 0,5 cm di spessore,<br />
parallele alla base prostatica ed esaminarle cercando di individuare<br />
le aree sospette (aree di consistenza aumentata<br />
rispetto al parenchima circostante, aree di colore giallastro,<br />
aree che deformano il profilo periferico della capsula prostatica<br />
o il parenchima circostante ecc.). In questo passaggio<br />
può essere di aiuto conoscere il risultato del mapping<br />
bioptico eventualmente eseguito pre-operatoriamente in riferimento<br />
alla sede ed alla quantità di carcinoma;<br />
3. asportare con bisturi una parte dell’area sospetta (con tecnica<br />
tipo shave per le lesioni cutanee), ottenendo un frammento<br />
tessutale di circa 1 cm x 1 cm x 0,2 cm, senza intaccare<br />
la superficie esterna in china;<br />
4.congelare i frammenti asportati, eseguire una Ematossilina-Eosina<br />
(E.E.) (eventualmente da archiviare con le altre<br />
E.E, del caso) e conservare il tessuto congelato a -80<br />
gradi.<br />
5. stendere su supporti di sughero (numerati e con indicazioni<br />
dx e sx) le macrosezioni mediante il posizionamento di<br />
spilli nella zona periferica, tendendole e sollevandole dal<br />
piano del sughero e lasciare a fissare in formalina per almeno<br />
12 ore. Procedere quindi con il campionamento indicando<br />
sui blocchetti il lato (dx o sx) e la sede del prelievo<br />
(anteriore, posteriore, base, ecc.).<br />
Risultati. La procedura è stata eseguita su una serie di 38<br />
prostatectomie consecutive, prelevando un totale di 54 frammenti<br />
da aree ritenute sospette. Dopo l’esame della EE ottenuta,<br />
il 90% conteneva carcinoma.<br />
Conclusioni. La sensibilità (90%) di questa procedura è<br />
sovrapponibile a quella ottenuta mediante biopsie multiple<br />
esterne (83,3%) 1 e l’esame istologico routinario non è stato<br />
compromesso in nessuno delle 38 prostatectomie. I vantaggi<br />
sono la possibilità di ottenere quantità superiori di carcinoma<br />
rispetto alla procedura bioptica e la possibilità di esaminare<br />
con più accuratezza l’architettura della neoplasia disponendo<br />
di sezioni più ampie e rappresentative (circa cm 1 x 1) rispetto<br />
a quelle bioptiche.<br />
Bibliografia<br />
1 Walton TJ, et al. The Prostate 2005;64:382-6.