Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore
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and higher levels of APE1/Ref1 expression parallel peroxiredoxin<br />
changes.<br />
Significant changes in Suzuki score by histology and immunohistochemistry<br />
have been observed also in liver biopsies<br />
after ischaemic preconditioning (T0 basal, T0 * after 10’<br />
of ischaemia, T1 after cold and T2 warm ischaemia) with increased<br />
APE1/Ref1 reactivity in T0 * and T2 specimen.<br />
Conclusion. The in vivo relevance of our study is demonstrated<br />
by the finding that overoxidation of PrxI occurs during<br />
I/R upon liver transplantation and is dependent on the<br />
time of warm ischaemia. These data are in keeping with higher<br />
histological damage extent and APE1/Ref1 expression in<br />
the same specimen and lower histological damage with higher<br />
APE1/Ref1 expression in T0 * and T2 cases after ischaemic<br />
preconditioning. Furthermore, frozen section immunohistochemistry<br />
for APE1/Ref1 may play a role as a marker of I/R<br />
damage in the graft. Our present data could be of relevance<br />
in setting up more standardized procedures to preserve and<br />
evaluate organs for transplantation.<br />
Carcinoma papillare della tiroide: la bassa<br />
espressione di NCAM (CD56) è associata alla<br />
down-regolazione della produzione di VEGF-<br />
D da parte delle cellule tumorali<br />
F. Melotti, S. Scarpino, A. Di Napoli, C. Talerico, L. Ruco<br />
Ospedale “Sant’Andrea”, Università di Roma “La Sapienza”<br />
Introduzione. È stato descritto che l’espressione di NCAM<br />
da parte delle cellule tumorali può interferire nel processo di<br />
metastatizzazione stimolando la linfangiogenesi peri-tumorale<br />
tramite la produzione di VEGF-C e VEGF-D 1 . Abbiamo<br />
studiato l’esistenza di una possibile correlazione tra il<br />
livello di espressione di NCAM ed il processo di linfoangiogenesi<br />
nel carcinoma papillare della tiroide.<br />
Metodi. Sono state effettuate colorazioni immunoistochimiche<br />
per NCAM e podoplanina (marcatore dell’endotelio linfatico)<br />
in 61 carcinomi papillari della tiroide. RNA ottenuti da tessuto<br />
congelato sano e tumorale, mediante la metodica della microdissezione-laser,<br />
e da linee di carcinoma papillare della<br />
tiroide PTC-1 silenziate per NCAM, sono stati misurati per<br />
NCAM, VEGF-C e VEGF-D utilizzando la real-time PCR. Cellule<br />
TPC-1 silenziate sono state valutate per la loro capacità migratoria<br />
utilizzando la camera di invasione Boyden Chamber.<br />
Risultati. Cellule tumorali di 18 casi sono risultate negative<br />
alla colorazione immunoistochimica per NCAM, i restanti 43<br />
casi hanno dimostrato positività in una percentuale di cellule<br />
neoplastiche inferiore al 5%. La colorazione per podoplanina<br />
ha evidenziato che la presenza di vasi linfatici è estremamente<br />
rara all’interno del tumore. I livelli dei trascritti di<br />
mRNA per VEGF-D e NCAM nel tessuto tumorale sono<br />
risultati molto bassi. Il silenziamento di NCAM in cellule<br />
PTC-1 causa una significativa (p < 0,05) riduzione nell’espressione<br />
dell’mRNA di VEGF-C e VEGF-D. Le cellule<br />
PTC-1 silenziate hanno dimostrato una maggiore capacità<br />
adesiva a diverse componenti della matrice extracellulare,<br />
una minore efficienza nella migrazione cellulare (riduzione<br />
del 59%; p < 0,05) e nella invasività (riduzione del 68%).<br />
Conclusioni. Questi risultati suggeriscono che la modificazione<br />
dell’espressione di NCAM nelle cellule tumorali<br />
causa profonde alterazioni della capacità migratoria e della<br />
produzione di fattori pro-linfoangiogenetici.<br />
Bibliografia<br />
1 Crnic I, et al. Cancer Res 2004;64:8630-8.<br />
141<br />
Ruolo della biopsia endomiocardica nella<br />
diagnosi del rigetto cronico<br />
A. Marzullo, G. Serio, D. Piscitelli, D.M. Tateo, G. Caruso<br />
Dipartimento di Anatomia Patologica (DAP), Università di<br />
Bari<br />
Introduzione. Sebbene le caratteristiche morfologiche della<br />
vasculopatia del graft siano state estesamente studiate, lo<br />
stesso non si può dire per le modificazioni indotte sui miocardiociti<br />
e in modo particolare per le alterazioni del microcircolo<br />
coronarico. Gli aspetti di proliferazione miofibroblastica<br />
a carico della parete vasale e la vacuolizzazione dei<br />
miociti subendocardici sono stati proposti come marcatori<br />
del rigetto vascolare cronico.<br />
Metodi. Questo studio si propone di analizzare le caratteristiche<br />
del miocardio in 9 pazienti sottoposti a trapianto cardiaco<br />
seguiti per un periodo compreso tra i 3 e i 5 anni, e verificare<br />
la presenza di alterazioni vascolari al fine di consentire<br />
una diagnosi più tempestiva della vasculopatia da<br />
trapianto. In ciascun caso sono stati esaminati i seguenti<br />
parametri: numero di arteriole totali ed eventuale presenza di<br />
lesioni vascolari (in particolare di aspetti proliferativi miofibroblastici<br />
intimo-mediali), grado di fibrosi e infiltrazione<br />
adiposa (valutati come percentuale della superficie totale del<br />
campione), numero ed entità degli episodi di rigetto acuto,<br />
individuazione di lesioni ischemiche subletali (vacuolizzazione<br />
dei miocardiociti) e microinfarti.<br />
Risultati. In totale sono stati riesaminati 141 frustoli di endomiocardio<br />
ventricolare e 79 arteriole. Nel 12% dei vasi erano<br />
presenti lesioni, prevalentemente costituite da un ispessimento<br />
della tonaca media. La fibrosi interstiziale variava dal<br />
16,7 al 39,1%. Il tessuto adiposo risultava scarsamente rappresentato.<br />
Il grado di infiltrazione flogistica risultava per lo<br />
più scarso, generalmente compreso tra 0 e IB della Working<br />
Formulation e solo in un caso erano segnalati due episodi di<br />
rigetto moderato. Dal confronto dei parametri esaminati<br />
emergeva un certo grado di associazione tra la presenza di<br />
modificazioni vascolari, la fibrosi e il reperto di lesioni suggestive<br />
di ischemia miocardica e microinfarti.<br />
Conclusioni. Tali risultati, ancora preliminari, suggeriscono<br />
la possibilità di individuare attraverso le biopsie endomiocardiche<br />
l’insorgenza delle lesioni della vasculopatia da<br />
trapianto in uno stadio relativamente precoce, considerato<br />
che le metodiche routinarie (angiografia) permettono lo studio<br />
solo dei vasi epicardici e dei primi tratti intramiocardici.<br />
Ciò consentirebbe al clinico di mettere in atto tempestivamente<br />
interventi terapeutici, compresa la possibilità di valutare<br />
la opportunità di un nuovo trapianto.