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Pathologica 4-07.pdf - Pacini Editore

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ina da linfociti B che hanno perso la capacità di esprimere<br />

una Ig funzionante. Tale fenomeno è giustificato in parte dalla<br />

presenza di mutazioni di IgV crippling, che introducono un<br />

codone di stop che blocca la sintesi della proteina. Poiché l’espressione<br />

di una Ig funzionante è necessaria per la sopravvivenza<br />

dei linfociti B, le cellule di PTLD sono salvate dalla<br />

apoptosi da meccanismi alternativi, tra cui la infezione da<br />

EBV. Inoltre, solo una frazione dei PTLD che esprimono una<br />

Ig funzionale porta i segni molecolari della stimolazione antigenica<br />

e, a differenza di quanto avviene nel linfomi HIV-correlati,<br />

i PTLD non mostrano il fenomeno dell’utilizzo preferenziale<br />

di specifici geni per la regione variabile delle Ig.<br />

EBV infetta ~60-80% dei PTLD. L’infezione è frequentemente<br />

monoclonale e, quindi, verosimilmente presente fin<br />

dalle prime fasi della espansione clonale. Nei soggetti trapiantati,<br />

linfociti B infettati da EBV sono presenti in numero<br />

aumentato nel sangue e nei tessuti dei pazienti che successivamente<br />

svilupperanno un linfoma. Inoltre, una compromissione<br />

della immunità cellulo-mediata specifica contro EBV<br />

costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo di linfoma.<br />

HHV8 è selettivamente associato alla patogenesi del PEL nel<br />

contesto post-trapianto. Benché inizialmente alcuni autori<br />

abbiano descritto una elevata prevalenza di SV40 nei linfomi<br />

dell’ospite immunodeficiente, successivamente tale associazione<br />

è stata ampiamente smentita da studi epidemiologici,<br />

sierologici, istologici e molecolari. La progressione a linfoma<br />

richiede l’accumulo di lesioni genetiche o epigenetiche a<br />

carico di proto-oncogeni e geni oncosoppressori. A differenza<br />

dei linfomi della popolazione generale il cui DNA è generalmente<br />

stabile, una frazione di PTLD, per un difetto dei<br />

meccanismi di riparazione del DNA, acquisisce un fenotipo<br />

mutatore e accumula mutazioni a carico di numerosi geni, fra<br />

cui i geni pro-apoptotici BAX e CASPASE5 e il gene di riparazione<br />

del DNA RAD50. Accanto alla instabilità dei microsatelliti,<br />

le alterazioni molecolari dei PTLD includono lesioni<br />

a carico dei proto-oncogeni c-MYC e BCL-6 e del gene<br />

oncosoppressore p53, la ipermetilazione del DNA e il<br />

fenomeno della mutazione aberrante di proto-oncogeni. c-<br />

MYC è riarrangiato nel 100% di BL/BLL e mutazioni di<br />

BCL-6 ricorrono nel 50% dei PTLD. Il gene MGMT codifica<br />

per un enzima di riparazione del DNA che protegge le cel-<br />

TRAPIANTI D’ORGANO<br />

lule dal danno mutageno delle sostanze alchilanti. La inattivazione<br />

di MGMT causa tumori tramite l’accumulo di mutazioni<br />

di RAS e p53, e induce lo sviluppo di linfomi nei topi<br />

knockout. MGMT è metilato nel 60% dei PTLD. DAP-kinasi<br />

è una serina-treonina kinasi coinvolta nella trasduzione del<br />

segnale apoptotico innescato dai death receptors. La inattivazione<br />

di DAP-kinasi ha pertanto un effetto anti-apoptotico.<br />

DAP-kinasi è inattivato tramite metilazione nell’80% dei<br />

PTLD. Il meccanismo di ipermutazione somatica può colpire<br />

in maniera aberrante e tumore-specifica i proto-oncogeni<br />

PIM-1, c-MYC, PAX-5 e RhoH/TTF ed è presente nel 30%<br />

dei PTLD. Poiché le mutazioni colpiscono la regione regolatoria<br />

di PIM-1, c-MYC, PAX-5 e RhoH/TTF, tali mutazioni<br />

possono influire sulla trascrizione del gene. Inoltre, le mutazioni<br />

possono agire tramite l’introduzione di variazioni nella<br />

sequenza genica codificante del proto-oncogene. Recenti<br />

studi con tecniche di wide genome analysis, quali Microarray-Comparative<br />

Genomic Hybridization (MA-CGH), hanno<br />

rivelato nuove lesioni molecolari preferenzialmente associate<br />

ai PTLD nell’ambito dei linfomi B.<br />

Osservazioni sperimentali e cliniche indicano che il KS origini<br />

come un processo iperplastico caratterizzato da intensa infiltrazione<br />

infiammatoria e da angiogenesi che si sviluppa<br />

nell’ambito di deregolazione della risposta immunitaria dominato<br />

da attivazione di linfociti T CD8+ e da aumentata<br />

espressione di citochine infiammatorie di tipo Th1, tra cui<br />

γIFN, TNFα e IL1β. Queste citochine attivano gli endoteli,<br />

inducono fattori angiogenici e chemotattici, e inducono le<br />

cellule endoteliali ad acquisire il fenotipo KS. Le stesse citochine,<br />

inoltre, riattivano HHV-8, determinando la trasmissione<br />

del virus alle cellule endoteliali e di KS. Negli stadi<br />

avanzati, il KS può evolvere in un vero sarcoma e divenire<br />

monoclonale. Questo processo è associato alla deregolazione<br />

di oncogeni e geni oncosoppressori ed alla continua espressione<br />

dei geni di latenza di HHV8 nelle cellule di KS. Esempi<br />

di proteine virali di HHV8 coinvolte nella trasformazione<br />

includono: i) LANA, in grado di inibire la via di p53 e interferire<br />

con la via di Rb, favorendo la progressione del ciclo<br />

cellulare; ii) ciclina virale, in grado di mimare l’azione della<br />

ciclina D2 umana e tuttavia insensibile ai meccanismi regolatori<br />

della ciclina D2 umana;

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