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STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

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Pur essendo personaggi secondari, essi influenzarono notevolmente le vicende<br />

che andiamo narrando, quindi mer<strong>it</strong>ano un più attento esame e la giusta collocazione<br />

nel tribunale della storia, sia per mer<strong>it</strong>i sia per demer<strong>it</strong>i.<br />

Papa Stefano IV. (816-817).<br />

Appena eletto si reca a Reims, per incontrare l’imperatore Ludovico (figlio di<br />

Carlo Magno).<br />

Nella cattedrale di Reims incorona (per la seconda volta) Ludovico e sua moglie<br />

Ermengalda, con la corona dell’imperatore Costantino che egli si è portato con se da<br />

Roma. Autentica o meno, questa corona cost<strong>it</strong>uiva un riferimento alla “Donazione di<br />

Costantino” con tutte le conseguenze derivanti dal fatto che il papa la cedeva a<br />

Ludovico.<br />

Papa San Pasquale primo. (817-824).<br />

Ottiene da Ludovico un diploma, una specie di patto simile a quello dato l’anno prima a<br />

Stefano IV.<br />

Questo patto col tempo acquista una notevole importanza, rientrando in quella serie di<br />

documenti della storia papalina che subiscono abili falsificazioni, tanto da essere considerato<br />

sul piano di quella “donazione di Costantino” con tutti gli aggiornamenti del caso relativi ad un<br />

ampliamento del quadro dello stato pontificio.<br />

Il papa avrebbe ricevuto in dono da Ludovico non soltanto Roma col suo ducato e tutte<br />

le terre già donate e ridonate da Pipino (nonno di Ludovico) e Carlo Magno (suo padre), ma<br />

anche la Calabria, Napoli, la Corsica, la Sardegna, la Sicilia e tutto questo senza tenere in<br />

minima considerazione l’impero bizantino, sotto la cui sovran<strong>it</strong>à rientrano invece Napoli, la<br />

Calabria, la Sicilia e la Sardegna. Qualche cosa non quadra.<br />

Papa Sergio secondo- (844-847)<br />

Durante il suo pontificato c’è un’incursione di saraceni su Roma (agosto 846). Circa<br />

diecimila saraceni, ancorano alle foci del Tevere una flotta di 75 navi; le fortificazioni di Ostia<br />

non riescono a fermarli. Il 25 agosto i saraceni sono a Roma; la parte della c<strong>it</strong>tà sulla riva<br />

sinistra del Tevere è protetta dalle mura Aureliane e il grosso dell’eserc<strong>it</strong>o riesce a respingere<br />

l’attacco. Le orde dei pirati allora si riversano sulla riva destra del Tevere e le poche milizie<br />

franche che risiedono nel borgo devono soccombere; le basiliche di S.Pietro e di San Paolo<br />

sono saccheggiate.<br />

Papa San Leone IV. (847-855).<br />

Il pericolo dei saraceni è sempre incombente, si sono fatti vivi assediando Gaeta: è<br />

chiaro che alla fine r<strong>it</strong>orneranno a Roma, attratti dalle ricchezze e dal bottino fatto nella<br />

spedizione precedente.<br />

Bisogna ricorrere ai ripari con un generale restauro delle mura, opera che è compiuta<br />

tra l’848 e l’849, utilizzando in parte le collette ordinate da Lotario dopo il sacco saraceno di tre<br />

anni prima; Il papa stesso sorveglia i lavori e inc<strong>it</strong>a ad accelerare i tempi. Tutte le porte sono<br />

fortificate e sono riedificate 15 torri, due delle quali presso la porta Portuense sono dislocate in<br />

modo che si possa tendere tra le due torri una catena.<br />

Intanto i saraceni, dopo una sosta in Sardegna, si avvicinano alla c<strong>it</strong>tà. Il papa lancia un<br />

appello alle c<strong>it</strong>tà marinare di Napoli, Amalfi e Gaeta perché uniscano le loro forze in una lega<br />

non solo a difesa di Roma, ma in pratica dei loro stessi traffici commerciali danneggiati dalle<br />

scorrerie dei pirati arabi. Il patto è concluso ed è un evento memorabile nella storia<br />

medievale; il comando affidato a Cesario, figlio del duca di Napoli, che dispone la flotta<br />

all’imbocco del porto d’Ostia. La v<strong>it</strong>toria arride ai cristiani, ma è facil<strong>it</strong>ata anche da una terribile<br />

tempesta che distrugge gran parte della flotta saracena. molti equipaggi sono fatti prigionieri.<br />

Dopo quest’avvenimento (r<strong>it</strong>ratto da Raffaello in un affresco nelle stanze vaticane)<br />

Leone da piglio a rafforzare la c<strong>it</strong>tà che chiama “c<strong>it</strong>tà leonina”, opera grandiosa che impegnerà<br />

tutte le risorse economiche della chiesa.

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