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STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

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ultima analisi, il suo regno sembra interessante dal punto di vista culturale, solo se<br />

paragonato al vuoto totale degli ultimi secoli precedenti.-<br />

Alfonso d’Aragona regnerà in Sicilia per 42 anni.- La nobiltà dell’isola lo aiuterà<br />

massicciamente nelle sue manie di grandezza.-<br />

Re Giovanni D’Aragona 1458--1479<br />

Con la morte d’Alfonso (anno 1458) lo stretto di Messina diventa<br />

nuovamente una barriera di divisione. Infatti, Alfonso lascia il Regno di Napoli al figlio<br />

illeg<strong>it</strong>timo Ferdinando (don Ferrante) e il resto del reame al fratello Giovanni d’Aragona<br />

(1458—1479).<br />

Giovanni separa ancora di più l’isola dal resto d’Italia, dichiarando che la<br />

Sicilia è una regione indivisa e indistinta del Regno d’Aragona.-<br />

C’è del malcontento nell’isola; un parlamento riun<strong>it</strong>osi nel 1458 a Caltagirone<br />

stabilisce che è incost<strong>it</strong>uzionale la dichiarazione di Giovanni, ribadisce le difficoltà che<br />

l’isola attraversa per problemi economici e pol<strong>it</strong>ici, chiede al Re di deliberare che il suo<br />

figlio maggiore sia nominato vicerè.<br />

Giovanni alcune cose le accetta, altre le rifiuta: respinge la richiesta di nominare suo<br />

figlio vicerè, accetta la richiesta di ridurre di due terzi l’obbligo del servizio mil<strong>it</strong>are, accetta<br />

che i donativi non possano essere imposti senza l’approvazione del parlamento, accetta<br />

che nessuno che non sia siciliano possa entrare in possesso di terre e castelli nell’isola,<br />

non accetta il suggerimento di fare la pace con Genova e con i turchi, o perlomeno di<br />

negoziare un salvacondotto per i mercanti siciliani nel med<strong>it</strong>erraneo orientale. E’ ovvio che<br />

non può accettare questo fatto; i nemici della Spagna sono nemici della Sicilia;<br />

Stabilisce che questi non possono avvicinarsi a meno di cento chilometri dalla costa<br />

siciliana, pena la confisca del carico e il carcere per l’equipaggio. Quando il parlamento<br />

chiede che almeno rest<strong>it</strong>uisca le galee che Alfonso si è portato via, per poter organizzare<br />

una difesa contro i mori, non risponde.-<br />

I nobili di Castiglia organizzano una protesta contro il Re, e chiedono aiuto ai<br />

siciliani. Trovano le porte chiuse, anzi l’isola fornisce navi e uomini al Re per mantenere il<br />

dominio sulla Sardegna e su Napoli; il parlamento concede un donativo straordinario per<br />

sottomettere i mori di Granada, un considerevole quant<strong>it</strong>ativo di oro e argento è trasfer<strong>it</strong>o<br />

in Spagna, aumentando così il dissesto del sistema monetario dell’isola; una grossa parte<br />

di deb<strong>it</strong>i di guerra è addeb<strong>it</strong>ato al bilancio dell’isola.<br />

LA CRISI DEL 600.<br />

La Spagna dunque in questo fine secolo la fa da padrone su tutta l’Italia. Essi<br />

governano direttamente su Milano, Le Due Sicilie e i presidi di Maremma; su tutto il resto<br />

d’Italia eserc<strong>it</strong>ano una supervisione che lascia poco spazio alle iniziative locali. Questi<br />

sono liberi sulla carta, in realtà devono uniformare la loro pol<strong>it</strong>ica alle direttive della<br />

Spagna, sia in pol<strong>it</strong>ica interna sia in quella estera.<br />

A Napoli la pol<strong>it</strong>ica del viceré don Pedro di Toledo è energica quanto mai, e questo<br />

è un bene. La sua stessa pol<strong>it</strong>ica la continua il nuovo viceré il Duca d’Alcalà (1559) giunto<br />

dalla Catalogna. Il suo primo pensiero è di estirpare gli eretici dalla Calabria, poche

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