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STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

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Pol<strong>it</strong>ica Sociale ed Economica nel 19° secolo<br />

Commercio<br />

Fino al 1800 l‘economia e il commercio dell’isola sarà un monopolio dei genovesi e<br />

dei francesi, e la mancanza totale di concorrenza da parte dell’imprend<strong>it</strong>oria locale,una<br />

delle cause della completa static<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a sociale ed economica.<br />

La colpa di tutto questo è attribu<strong>it</strong>a, qualche volta agli spagnoli, oppure al regime<br />

borbonico, accusato di scarso interesse alle sorti dell’economia dell’isola.- Come sempre<br />

la ver<strong>it</strong>à sta nel mezzo, infatti, molti spagnoli si erano fatti una fortuna col commercio<br />

siciliano, attirandosi il disprezzo della classe dirigente (la nobiltà) dell’isola, che r<strong>it</strong>eneva<br />

pregiudizievole impegnarsi in attiv<strong>it</strong>à lavorative, tipo il commercio. Con maggiore<br />

verosimiglianza, sono r<strong>it</strong>enuti colpevoli i tribunali per non aver reso possibile l’esazione dei<br />

deb<strong>it</strong>i, l’alto costo per corrompere tutti, dai vari funzionari, ai doganieri, agli uscieri, la<br />

paura della pirateria, che fino al 1800 è stata fiorente, e anche allo svilupparsi delle<br />

tecniche di trasporto, infatti, le galee a remi non sono più compet<strong>it</strong>ive in raffronto ai velieri,<br />

molto più veloci, per non parlare dei primi piroscafi che stanno facendo le prime<br />

esperienze in Inghilterra.<br />

Se la nobiltà siciliana manda i suoi figli minori in convento anziché impegnarli nel<br />

commercio o nell’agricoltura, se r<strong>it</strong>iene investire il prof<strong>it</strong>to della terra nell’acquisto di<br />

prodotti di lusso, e non reinvestire, almeno una parte di esso, in produttiv<strong>it</strong>à e<br />

infrastrutture, è difficile convincere la gente che la causa di tutta quest’arretratezza sia la<br />

pol<strong>it</strong>ica del governo. Anzi, è la protesta del governo regionale e municipale di Palermo a<br />

far naufragare alcuni progetti del governo centrale borbonico atti a stimolare l’economia<br />

dell’isola. L’economista Scrofani, e altri prima di lui, annotano con stupore come<br />

l’atteggiamento dei nobili, proprietari terrieri, a differenza dei nobili delle altre regioni<br />

d’Italia, accettino con noncuranza gli enormi deb<strong>it</strong>i contratti per mantenere l’alto standard<br />

di v<strong>it</strong>a, e di come sia considerato per loro poco dign<strong>it</strong>oso il lavoro manuale. Il sospetto<br />

reciproco rende impossibile all’aristocrazia dell’isola il formarsi di società per azioni, di<br />

società di assicurazioni, perché nessun siciliano accetta di cooperarsi in una qualsiasi<br />

società con una minoranza di azioni. Pochi hanno abbastanza fiducia nel prossimo da<br />

essere disposti a mettere risorse in fondi comuni, come casse di Risparmio, o sfruttando il<br />

cap<strong>it</strong>ale in società minerarie dell’isola; si è negati perfino a prendere in appalto lavori<br />

pubblici. Quando nel 1828 viene fondata una società per la riscossa dei dazi doganali, c’è<br />

un certo risveglio, evidentemente la riscossione delle imposte viene considerata più sicura<br />

che non l’industria in generale.- Appare evidente che l’aristocrazia non ha alcun interesse<br />

ad aumentare il proprio redd<strong>it</strong>o, con investimenti vari, ma a perpetuare un sistema sociale<br />

economicamente incongruente. In Sicilia l’interesse per il denaro prestato, va dal 12 al 20<br />

%, è in mano agli usurai, e non esistono controlli del governo, anche il rientro dei prest<strong>it</strong>i in<br />

sofferenza è però una pena inimmaginabile. Non ci sono leggi in propos<strong>it</strong>o, il prest<strong>it</strong>o di<br />

soldi e il recupero sono per la maggior parte in mano a delinquenti.<br />

Siracusa, che con la sua central<strong>it</strong>à potrebbe essere il miglior porto del Med<strong>it</strong>erraneo,<br />

è generalmente deserto da navi, il suo molo principale è stato demol<strong>it</strong>o dal maltempo e le<br />

sue dighe stanno crollando a poco a poco.<br />

La baia di Augusta, di quasi 10 miglia di circonferenza non vede quasi mai una<br />

nave. Licata non avrà il porto fino al 1820. Pozzallo, il porto di Modica, non ha strade di<br />

collegamento, e la sua popolazione è di solo 1700 ab<strong>it</strong>anti. A Sciacca, il porto più<br />

importante per il commercio del grano, non c’è ancoraggio, nessun molo di carico e<br />

nemmeno una strada decente che scenda a mare. Girgenti, il porto per eccellenza dello

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