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STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

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Per recuperare un po’ di cibo sono varate leggi estreme, come quella dove: tutti<br />

quelli che non hanno lavoro nella c<strong>it</strong>tà, o che vivono in c<strong>it</strong>tà da meno di dieci anni, devono<br />

lasciarla immediatamente! Pena, la morte !- Le scorte di grano devono essere dichiarate;<br />

chi denuncia l’esistenza di un ammasso di grano illegale ne ha dir<strong>it</strong>to per la metà. Si<br />

proibisce qualsiasi tipo di gioco pena “le triremi”. Si proibisce l’uso delle maschere. Si<br />

autorizzano gli agricoltori a lavorare la domenica e nei giorni festivi con permesso speciale<br />

della chiesa.<br />

Il nuovo vicerè ora è il cardinale Trivulzio, uomo di ferma autor<strong>it</strong>à. Egli proibisce che<br />

si parli di rivoluzione, caccia i vagabondi dalla c<strong>it</strong>tà, pulisce una vasta area attorno al<br />

palazzo (sono abbattuta case) per permettere ai cannoni di poter operare liberamente;<br />

proibisce la circolazione dopo un certo orario.; proibisce di portare certe armi con la canna<br />

corta (armi prefer<strong>it</strong>e dalla malav<strong>it</strong>a). I cap<strong>it</strong>ani sono autorizzati a fucilare senza processo.<br />

Libera molti carcerati che ancora sono ai ferri pur avendo fin<strong>it</strong>o di scontare la pena. Un<br />

nobile condannato a morte viene impiccato come un comune mortale, nonostante la<br />

famiglia tenti di comprare l’assoluzione, e malgrado che ai nobili, per antico privilegio<br />

spetti la decap<strong>it</strong>azione. Il suo corpo nudo viene esposto al pubblico lubridio.<br />

S’inimica l’inquisizione e il clero per problemi fiscali; obbliga gli aristocratici a tornare<br />

in c<strong>it</strong>tà, creando così posti e opportun<strong>it</strong>à di lavoro. Obbliga i nobili a pagare i deb<strong>it</strong>i<br />

contratti con gli artigiani e i commercianti.<br />

Nel 1648-49 sono scoperti alcuni oscuri complotti, alcuni contro la nobiltà, altri<br />

contro le corporazioni, mai contro il governo o contro la Spagna, sicché pian piano le<br />

promesse fatte durante la rivolta sono dimenticate e si torna a vivere come prima, peggio<br />

di prima. I nobili tornano, ma si portano appresso bande di mercenari a guardia dei loro<br />

palazzi e delle loro v<strong>it</strong>e. I rappresentanti popolari nel senato della c<strong>it</strong>tà, non dureranno a<br />

lungo perché essi sviliscono il glorioso t<strong>it</strong>olo di senatore.-.<br />

Nota: è dello stesso periodo (luglio 1647) la rivolta di Napoli con Masaniello<br />

MASANIELLO.-<br />

Sappiamo ormai tutto del Viceregno; a Napoli su duecento mila ab<strong>it</strong>anti (la c<strong>it</strong>tà più<br />

popolosa d’Italia) i nove decimi erano plebei, lazzari, affamati e cenciosi, che campavano<br />

d’elemosine, d’espedienti, facile esca di demagogie eversive. La borghesia era composta<br />

d’avvocati, magistrati, appaltatori che godevano di un redd<strong>it</strong>o decente, servivano la corte e<br />

godevano di qualche privilegio. La nobiltà a metà secolo aveva 119 principi, 150 duchi,<br />

163 marchesi, alcune centinaia di conti e migliaia di baroni. Trattava dall’alto in basso le<br />

altre classi, ostentava t<strong>it</strong>oli altisonanti cui non sempre corrispondeva una rend<strong>it</strong>a<br />

adeguata, e per la sua riottos<strong>it</strong>à dava del filo da torcere al viceré.<br />

Da costoro Madrid esigeva fedeltà assoluta, pugno di ferro e abbondanti rimesse di<br />

denaro, che obbligava a moltiplicare ed inasprire all’infin<strong>it</strong>o i balzelli, susc<strong>it</strong>ando scoppi<br />

violenti di collera, con qualche morto e che tutto (poi) si metteva a tacere.-<br />

Nel 1647 scoppia la sol<strong>it</strong>a rivolta, per l’aumento dei balzelli che il viceré Duca<br />

d’Arcos impone, ripristinando la gabella sulla frutta, che è l’alimento maggiormente usato<br />

dai lazzari.-<br />

Il 6 giugno viene dato alle fiamme il casotto del dazio; il viceré ordina un’inchiesta, il<br />

colpevole si cost<strong>it</strong>uisce. E’ un povero pescivendolo chiamato Tommaso Aniello, o<br />

Masaniello. Ha 26 anni, niente istruzione,è vissuto nei bassi con espedienti di furto e<br />

patacche; il prototipo del moderno sciuscià.<br />

Ha già conosciuto il carcere ed è ben noto alla polizia. Quando la plebe insorge<br />

egli, a capo di un gruppo di monelli, si tuffa nella mischia al grido “viva il Re di Spagna e<br />

mora il malgoverno”.Imbaldanz<strong>it</strong>o dai tafferugli, arruola altri monelli (chiamati alarbi) e si

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