STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

Il braccio demaniale deve rappresentare i diritti delle città reali, non asservite ai
baroni, ma i loro rappresentanti non avendo alcun potere, raramente si sobbarcano a tale
incarico.
Il presidente della camera demaniale forse conta qualcosa; è un aristocratico
designato dal governo e normalmente ha in tasca 17-18 voti per procura dalle diverse città
demaniali (o reali, è la stessa cosa). Il braccio baronale è quello che manovra gli interessi
dell’isola.
La deputazione è il comitato che rappresenta il parlamento negli intervalli fra la
sessioni. E’ questo un titolo molto ambito, scelto tra poche famiglie aristocratiche; chi ne
fa parte ha il privilegio di non togliersi il cappello alla presenza del viceré; di chiamarsi
“Eccellenza”; quindi niente cittadini comuni, tranne quelli chiamati dal viceré. Spesso ci si
riunisce in casa di qualche nobile, con musica e rinfreschi, negli intervalli dei lavori.
Quando si capisce cosa il governo vuole farne del censimento del 1747 (nel 1714 ci
fu il primo), affidato alla deputazione della camera baronale, ci vorranno 23 anni per
completarlo, con le cifre completamente sfasate, e non se ne parlerà più di censimenti.
Quello che il parlamento ha più a cuore non è che le leggi siano emanate ed attuate
per uno sviluppo economico (che isola completamente dalle sue competenze) quanto le
questioni di prestigio. Esempio: chiedere al Re di scegliere più vescovi ed ufficiali
dell’esercito tra i siciliani. Grande impegno e acceso dibattito c’è per stabilire l’ordine
d’ingresso delle carrozze all’apertura del parlamento.
Vittorio Amedeo definisce il parlamento “di gelati e sorbetti” riferendosi all’uso di
sorbire gelati e granite durante le sessioni. Le sedute parlamentari hanno durata molto
breve; gli affari accumulati negli ultimi anni possono essere espletati in due o tre sedute.
Una volta (nel 1741) una seduta si protrarrà per alcuni giorni perché il presidente, che è il
vescovo di Siracusa, carattere litigioso, vuole appellarsi a Filippo affinché applichi una
politica spagnolesca nell’Italia Settentrionale.
Nel 1754 il marchese di Spaccaforno si lamenta col viceré, che non è degno di un
Re aggravare il peso delle tasse, e non è giusto limitare la libertà di parola dei “nostri
parlamentari”. Viene messo in prigione per scortesia verso il viceré e nessuno protesta.-
Un argomento importantissimo quale la ripartizione delle imposte, non sarà mai
affrontato.- Esso è scomodo, improduttivo, ingiusto.- Ad ogni città, sia essa reale sia
baronale, viene assegnata una quota di tasse da pagare, dopo di che i notabili della città
hanno mano libera su come ripartire la somma.- E’ evidente che le città baronali non
pagano quanto le città reali, perché esse o non esistono o non rappresentano la verità,
essendo le dichiarazioni dei baroni volontarie e quindi è impossibile rilevare la verità
A parte tutto questo, le classi privilegiate godono di particolare immunità, e la
deputazione corregge le cifre già ovviamente e grossolanamente false degli amici.-
Nei censimenti del 1747 e del 1770 si scopre che città reali pagano più del doppio di
città baronali con popolazione più del doppio della loro.
Il compito più arduo del parlamento è come far quadrare le entrate. Si sa che la
riscossione delle imposte è data in appalto a privati che devono quindi riscuotere più di
quanto abbiano offerto al governo. Il vice console d’Inghilterra ritiene che questo sistema
sia stata la causa fondamentale di tutta l’arretratezza dell’economia dell’isola; dice “è stato
inventato al fine di far pagare il povero per il ricco.”
Verso la fine del 1700, la situazione è così.
Mentre in Europa è in atto una rivoluzione agricola, nell’isola si può cavalcare per
ore senza vedere un albero, una casa, una strada; tutto il profitto delle campagne è stato
speso in città, con successivo abbandono della produzione dove le difficoltà
d’approvvigionamento avrebbe richiesto argini, ponti, strade, case.