STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

Anzitutto l’artiglieria: grazie ai progressi nelle tecniche di fusione, che consentono
leghe più leggere e resistenti, egli sostituisce i vecchi cannoni, pesanti e praticamente
inamovibili nel corso del combattimento, con cannoni molto più maneggevoli, che non
sono difficili da spostare e orientare secondo le necessità dello scontro.-
La seconda innovazione è la cavalleria: che è addestrata per effettuare cariche in
massa a sciabole puntate e a ranghi serrati, con micidiali effetti d’urto.
La terza innovazione riguarda l’importanza attribuita ai fucilieri, dotati di un
moschetto leggero, addestrati al tiro di precisione e a ricaricare le armi rapidamente.
L’ultima e decisiva innovazione riguarda la cooperazione di queste tre armi sul
campo di battaglia.-.
La grand’efficienza di quest’esercito ha una spiegazione più profonda; l’esercito
svedese è costituito da truppe regolari a lunga ferma; mentre gli altri eserciti europei sono
composti di mercenari, raccolti spesso in modo causale tra gli sbandati, e gli emarginati;
quello svedese è composto da elementi regolarmente pagati e mantenuti dallo stato, che
restano sotto le armi 20 anni.-
PARLIAMO DI …….
ALBRECHT VON VALDSTEIN.-
Questo è il suo vero nome, si fa chiamare invece Albert von Wallenstein. Nato nel
1583, sangue boemo, figlio di un piccolo gentiluomo di campagna protestante.-.
Ha studiato nelle scuole luterane di Altdorf, da dove è stato cacciato per il carattere
violento e rissoso..
Dopo un viaggio a Roma, si è convertito al cattolicesimo e quindi entrato al servizio
di Ferdinando, quando è ancora Arciduca di Stiria.
Quando l’imperatore ha messo in vendita i beni dei protestanti boemi, egli ne ha
fatto incetta.
E’ devoto a Dio, ma sembra che creda più agli astrologhi. Veste di nero con una
sciarpa rossa al collo.
La sua ascesa è cominciata nel 1618, con una rivolta contro gli Asburgo, cui pare
abbia partecipato anche lui; pare che ad un certo momento sia riuscito ad impossessarsi
del tesoro militare e a mettersi in salvo alla corte di Ferdinando.
L’anno dopo, i presta all’imperatore al verde, 40 mila fiorini, poi 160 mila, poi 200
mila e nel 1623, 500 mila. Sa che Ferdinando non glieli avrebbe mai resi, ma sa anche
che quel denaro gli sarebbe tornato prima o poi in tasca sotto forma di favori e privilegi.
Ecco perché quando Tilly chiede aiuto all’imperatore, questi gli invia Wallenstein, che in
poche settimane mette su un esercito di 20 mila uomini, li equipaggia di tutto punto e li
lancia contro Mansfeld, travolgendolo, mentre Tilly sconfigge Cristiano. Quindi invade il
Brandeburgo e costringe l’elettore (Giorgio Guglielmo), a schierarsi dalla sua parte.- Da lì
marcia sull’Holstein e caccia i danesi da questo loro ultimo avamposto continentale.
Wallenstein si crea un enorme patrimonio acquistando a prezzi bassissimi le terre
confiscate ai ribelli boemi. Speculazioni, prestiti, investimenti lo rendono uno degli uomini
più ricchi del suo tempo. Ambizioso, cinico, crudele, egli punta molto in alto. In cambio dei
suoi servizi l’imperatore lo ha nominato principe dell’impero e gli ha attribuito le cariche più
prestigiose; tutti pensano che egli aspiri a diventare sovrano, magari giocandosi lo stesso
Ferdinando. Con Wallenstein la guerra diviene una vera e propria impresa economica in
grande stile: tutto quanto ruota attorno all’esercito e alle sue necessità,dalla produzione
delle armi ai rifornimenti diviene occasione di lucro. I soldati sono mantenuti a spese dei
territori che attraversano, con imposte, rapine, saccheggi, requisizioni: questo metodo,