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STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

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IL BARONATO<br />

Siamo alle sol<strong>it</strong>e, niente è cambiato in tutti questi secoli; il baronato possiede la<br />

maggior parte della terra e paga una quota sproporzionatamente piccola di imposte.<br />

Su un totale di 360 villaggi, 280 sono in possesso baronale.<br />

L’aristocrazia di fine 700 è formata da 142 principi, 788 marchesi e circa 1500 fra<br />

duchi e baroni, senza contare i finti t<strong>it</strong>olati che sono abbastanza.-<br />

Il vendere t<strong>it</strong>oli è il solo mezzo con cui il governo tassa i ricchi e potrebbe cost<strong>it</strong>uire<br />

un elemento pos<strong>it</strong>ivo di mobil<strong>it</strong>à sociale, se gli ultimi arrivati non cercassero in tutti i modi<br />

di identificarsi con i loro predecessori. La nobiltà è un mondo chiuso nel suo complesso<br />

ma aperto e cosmopol<strong>it</strong>a. Accetta facilmente chi si presenta con una barca di quattrini.<br />

Esempi non mancano di gente ricca che sposa membri dell’aristocrazia, acquisendo<br />

anche i t<strong>it</strong>oli. Lo storico napoletano Colletta (è stato governatore mil<strong>it</strong>are di Palermo)<br />

afferma che “in nessun s<strong>it</strong>o al mondo un t<strong>it</strong>olo o un ciondolo è più pregiato che in Sicilia”.-<br />

Il capo del più antico dei dodici rami della famiglia dei Ventimiglia, il marchese di<br />

Geraci, inventa per se il mirabolico t<strong>it</strong>olo di “Per grazia di Dio, Primo Signore dell’una e<br />

dell’altra Sicilia, Principe del Santo Romano Impero, conte d’Italia Primo ”. Il tutto non lo<br />

sottrae all’arresto della polizia, a Napoli, che lo trova in casa di una certa attrice, durante<br />

un’incursione.<br />

Quando si dice aristocrazia è importante capire che essa non è un monol<strong>it</strong>o<br />

omogeneo, un<strong>it</strong>a negli interessi su come sfruttare le classi inferiori, o su che fare nella<br />

pol<strong>it</strong>ica dell’interesse comune, di fronte agli stranieri; per arginare la concorrenza; come<br />

intervenire di fronte alle calam<strong>it</strong>à: niente di tutto questo! C‘è una scala sociale rigidissima,<br />

che porta i nuovi t<strong>it</strong>olati così distanti dai più anziani, da fare rimpiangere i soldi spesi per<br />

l’acquisto del t<strong>it</strong>olo. Eppure questa è la via.<br />

La maggior parte della nobiltà del 18° secolo è povera, solo alcuni nobili sono<br />

veramente ricchi.<br />

Pochissimi sono educati alla grammatica, sanno leggere, fare conti; la maggior<br />

parte è analfabeta. Esiste poi una scalcagnata nobiltà di provincia che non può<br />

permettersi di vivere a Palermo, ed una nobiltà emergente a Catania, proveniente dal<br />

commercio. Al di sopra di tutti questi, ci sono quelli che grandiosamente vivono nella<br />

cap<strong>it</strong>ale, come piccoli sovrani.<br />

Un recond<strong>it</strong>o senso di colpa fa sì che donino soldi agli orfanotrofi o creino dei legati “<br />

ex puellis orfanis “ (doni nuziali per mar<strong>it</strong>aggi di povere fanciulle orfane di padre, o di<br />

madre, o vedove vergini(sic)). Alcune loro confratern<strong>it</strong>e come quella detta dei “Bianchi” si<br />

dedica al conforto dei condannati prima dell’esecuzione.<br />

Ovviamente ci sono le eccezioni, come il principe di Niscemi (anno 1710) che è un<br />

attivissimo uomo d’affari, o il principe di Roccella che è un ricco mercante mentre il barone<br />

di San Giaime e Pozzo pubblica un manuale di agricoltura. Il principe di Biscari a Catania,<br />

(che gode di essere generoso con i suoi sottoposti) si fa un museo suo personale<br />

considerato tra i più belli del mondo. Fa venire dall’estero artigiani per incoraggiare la<br />

manifattura del lino e del rum, e nell’emergenza alimentare che colpiwsce la c<strong>it</strong>tà, egli<br />

praticamente fornisce da mangiare a tutta la c<strong>it</strong>tà per un mese.<br />

Eccezioni, di fronte alla massa, ovviamente! L’impressione generale che dà la<br />

nobiltà è inett<strong>it</strong>udine e incapac<strong>it</strong>à nel suo insieme. Niente da paragonare alla nobiltà<br />

piemontese, quando il raffronto si fa così vicino, con la venuta nell’isola di V<strong>it</strong>torio<br />

Amedeo, nel 1713.-<br />

I nobili per la maggior parte sono oberati da deb<strong>it</strong>i e spesso la metà del loro redd<strong>it</strong>o<br />

è assorb<strong>it</strong>o dal pagamento degli interessi. In pratica nessun redd<strong>it</strong>o nell’isola è tanto ricco<br />

che il barone siciliano non spenda di più.

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