STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

La Regina Bianca
Alla morte di Federico lll ( lV d’Aragona) di Sicilia detto il semplice (Anno1377) resta
a palazzo reale la figliola di quattordici anni di nome Maria, sotto la custodia del reggente
Artale Alagona, tra i più potenti signori dell’isola, e uno dei quattro vicari che governano la
Sicilia.
Nel 1379 questa principessa viene rapita da Raimondo Moncada, conte di Agosta
(odierna Augusta nel siracusano),del partito dei Chiaramontani, e spedita alla corte di
Catalogna. Non vuole (nessuno dei nobili di Sicilia lo vuole), che la ragazza vada sposa a
Galeazzo dei Visconti di Milano (matrimonio combinato) o di altri pretendenti, compresi
anche alcuni parenti del papa.
Maria rimane alla corte dei d’Aragona per nove anni; nel frattempo l’isola è
governata dai quattro vicari, che non smettono un momento a farsi guerra tra di loro.
Nel 1391 arriva la notizia che Maria sta tornando accompagnata dal suo novello
sposo, il giovane Martino, per riprendersi il trono del padre.
Il caos è totale; Martino dovrà tribolare non poco per condurre a buon fine il suo
proposito, quello di riportare l’isola sotto l’egida aragonese. Non dimentichiamo che i
d’Angiò sono sempre sul piede di guerra per recuperare il regno perduto con i vespri.
(questa storia è narrata dettagliatamente nel capitolo Il processo Statella).-
Nel 1402 la regina Maria muore senza figli; Martino sposa Bianca, figlia di Carlo lll di
Navarra. Il matrimonio dura poco perchè, durante una spedizione militare in Sardegna, a
salvaguardia degli interessi aragonesi, Martino muore a Cagliari.
Bianca diventa adesso il piatto più appetitoso per tutti quei nobili pretendenti
dell’isola; bella, giovane, vedova e con in dote il regno di Sicilia. Il più interessato si mette
subito in mostra; è Bernardo Cabrera, conte di Modica e già Gran Giustiziere dell’isola con
il Re Martino. La nobiltà si divide in due fazioni: chi parteggia per il Cabrera e chi per la
regina come l’ammiraglio Sancio Ruitz de Lihori. Dalle parole ai fatti, il Cabrera organizza
un esercito e passa alle armi. Tutti contro tutti, l’incendio divampa in tutta l’isola.
Alcune famiglie (di Messina) tentano una conciliazione; invitano tutti gli interessati a
sedere dietro un tavolo per un accomodamento. La regina Bianca ed il Lihori accettano
l’invito ma non il Cabrera. La seduta si farà a Taormina in una certa data. Accorre
l’aristocrazia di tutta l’isola; solita pomposità discorsi solenni, inchini e baciamani a non
finire, alla fine si decide di non decidere nulla; aspetteranno il verdetto da Barcellona. Nel
frattempo una sorta di governorato dirigerà gli affari, Sarà composto da un prelato, due
baroni, sei deputati di Messina, due di Palermo e di un deputato per ogni città che ha
inviato un suo procuratore a questo parlamento.
Cabrera è ovvio che non accetta; marcia su Palermo lasciando una scia di sangue:
o con lui o nemici, non c’è via di mezzo. Bianca è arroccata nel suo castello Ursino di
Catania.
In un ennesimo tentativo di riconciliazione il Cabrera le dichiara il suo amore e il
desiderio di averla in sposa. Apriti cielo!! Il Maurolico ci racconta che la regina non seppe
contenersi e lo ingiuriò “va via, vecchio scabroso (hui senex scabide)”.
Ritroviamo questi personaggi a Siracusa; Bianca asserragliata nel castello di
Margotto (Marieth?) protetta da Lihori e da Antonio Moncada, capitano generale eletto dal
parlamento di Taormina. Cabrera, con mille fanti e settecento cavalli cinge d’assedio la
fortezza , e siccome non ha navi per chiudere l’assedio lato mare, si ingegna con delle
navi genovesi ai quali ha promesso il porto della città, una volta conquistato il castello .
Inaspettato voltafaccia. Giovanni Moncada, che milita con le sue armate a favore di
Bernardo, cambia idea si unisce alle forze della regina. Si tenta una sortita e per l’ardore