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STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

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Certo depone a suo favore il fatto che non rimette in opera le vecchie leggi<br />

spagnole, faciloni e arruffate. Abolisce i t<strong>it</strong>oli e gli uffici concessi da Filippo l’anno<br />

precedente.<br />

Viene presto sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o perché creerà un caso diplomatico di enorme importanza,<br />

quando nel Natale del 1721, soffrendo di ulcerazione alla gamba, non può ricevere i<br />

Grandi di Spagna se non nella camera da letto, troppo piccola perché possa ricevere e far<br />

sedere tutti questi grandi e col cappello in testa: per questo il principe della Cattolica, col<br />

Senato della c<strong>it</strong>tà si sente offeso non potendo sedere anche lui, ma deve rimanere in piedi<br />

per mancanza di posto e di sedie.- Non si può fare sgarbo più grande di questo.- Roba da<br />

fare iniziare una guerra.-<br />

Il nuovo vicerè è uno spagnolo fedele agli Asburgo; per riappacificare gli animi<br />

distribuisce t<strong>it</strong>oli di “Principe del Sacro Romano Impero” ad alcuni baroni, al senato e al<br />

pretore di Palermo li fà “Grandi di Spagna di prima classe” con possibil<strong>it</strong>à di fregiarsi del<br />

t<strong>it</strong>olo di “Eccellentissimo”. Si riappacifica con la chiesa e riottiene “L’Apostolica Legazia”<br />

da Benedetto XIII° (anno 1728).L’inquisizione sebbene leggermente ridotta nei suoi poteri,<br />

e sebbene le proteste sono molte, riprende il suo ruolo nelle questioni ecclesiastiche.<br />

Infatti, il rogo riprende il suo tristo tormento, con le esecuzioni di fratello Romualdo e<br />

sorella Gertrude, bruciati vivi.(1724).-<br />

Antonino Canzoneri sarà l’ultimo siciliano a salire sul rogo (1732).-.<br />

Nel 1720 il parlamento siciliano, dopo un intervallo di sei anni, si riunisce per<br />

decidere dei donativi.<br />

Viene deciso di fare un donativo straordinario, extra quindi a quelli ordinari, di 600<br />

mila scudi all’imperatore. (V<strong>it</strong>torio Amedeo n’aveva chiesto 400 mila nel 1714 e Filippo<br />

solo 200 mila). Nel 1723 un altro parlamento n’approva altri 600 mila scudi; un terzo nel<br />

1728, 400 mila scudi, un quarto nel 1732 addir<strong>it</strong>tura 800 mila scudi.<br />

Sono chiacchiere perché il tutto si riduce ad un impegno formale e teorico di<br />

pagamento con tanto di carta, pompa, festa, sfarzo e basta. Niente nella sostanza.<br />

Il parlamento baronale non è mai stato una cosa seria; chiunque può avere la<br />

delega alla procura, come esempio nel 1720, dove 99 baroni avevano deleghe per 229<br />

voti; alcuni baroni (cinque) avevano 52 voti e altri ne controllavano con rapporti di<br />

parentela.<br />

I più dei baroni vivono a Palermo perché le tasse nella c<strong>it</strong>tà sono 1/10 del totale di<br />

tutta l’isola;<br />

Chi risiede a Palermo non paga tasse per terreni ricadenti nelle altre .province.<br />

Questo fa sì che moltissimi portano la residenza nella cap<strong>it</strong>ale. Per compensare chi non<br />

paga, viene aumentata la tassazione ai residenti stranieri; ai funzionari regi, al clero la cui<br />

quota raggiunse un quarto del totale delle somme raccolte.<br />

Il vicerè Sastago nel 1728 lamenta che non c’è proporzione tra somma votata in<br />

parlamento e somma raccolta; in realtà nei conti regna una totale confusione; il tesoro non<br />

registra molti dei suoi pagamenti; molti pensano che sia ora di modificare il sistema<br />

fiscale, facendo pagare più soldi a chi ne abbia<br />

.<br />

Si parla di fare un censimento che copri tutte le proprietà feudali. Sastago trova che<br />

si spende una cifra enorme in prodotti di lusso, vest<strong>it</strong>i, stravaganze, tutto importato<br />

dall’estero. Le dame di Palermo approf<strong>it</strong>tano di tutte le occasioni per importare ab<strong>it</strong>i nuovi<br />

dall’estero. Per far quadrare i conti si ricomincia al sol<strong>it</strong>o, vendere t<strong>it</strong>oli nobiliari, vendere<br />

cariche pubbliche, vendere o aff<strong>it</strong>tare miniere, saline, tonnare, uffici doganali, ecc. Il<br />

principe di Villafranca nel 1734 comprerà dallo stato il servizio postale. Altri intro<strong>it</strong>i<br />

vengono dalla legge che impone al barone di fornire, per obbligo feudale, al Re, un certo<br />

numero di cavalieri o pagare 25 scudi per ognuno di loro; così lo stato guadagna 40 mila<br />

scudi l’anno con questo trucco.

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