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STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

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Il re concede amnistia a queste feroci belve; tuttavia la canaglia durante la notte<br />

penetra silenziosamente in un ospedale e, data la scarsa vigilanza, rapisce una<br />

quarantina di fer<strong>it</strong>i inermi, li conduce fuori c<strong>it</strong>tà e li fucila.<br />

C’e una c<strong>it</strong>tà che resiste alla rivoluzione, Messina; testa di ponte dei Borboni in<br />

Sicilia.<br />

Intanto a Palermo si agisce come alla presenza di piena e defin<strong>it</strong>iva indipendenza.<br />

Scrive Acton <br />

Attenzione, va argomentando il vecchio Ruggero, che ora incanta i parlamentari<br />

ribelli, senza la garanzia e la copertura di un eserc<strong>it</strong>o composto di siciliani, i decreti<br />

emanati da Ferdinando Borbone, signori miei, restano lettera morta. Il 27 marzo 1848 il<br />

sovrano viene dichiarato decaduto e l’eroico settantenne Ruggero, dalla parola morbida<br />

ma dai modi scattanti, viene incoronato - si fa per dire- reggente di Sicilia.<br />

Ferdinando, alla fine, concede la cost<strong>it</strong>uzione. Alla funzione del giuramento ha fatto<br />

partecipe tutta la famiglia reale, il fior fiore dell’eserc<strong>it</strong>o, i funzionari del governo, ma ha<br />

dovuto assistere alla defezione dei siciliani, a cominciare dal fedelissimo gen. Statella; il<br />

quale si è sottomesso a giurare, ma con - riserva-. Anche i vecchi amici di un tempo gli<br />

hanno negato la loro presenza. I diplomatici di Russia, Austria e Prussia hanno avanzato<br />

la scusa di improvvise indisposizioni.<br />

Siamo al 15 maggio, il re decide di inviare il generale Pepe con 40.000 uomini verso<br />

la pianura padana, a sostegno della < Lega Italiana > che combatte gli austriaci in<br />

Lombardia (le cinque giornate di Milano) e a Venezia. Suggella la<br />

dichiarazione di guerra all’Austria del 7 aprile ed emana un proclama a tutto il regno<br />

esortando tutti ad unirsi nello sforzo della causa comune di liberare la patria dallo<br />

straniero (austriaco). E dire che proprio in quei giorni il parlamento siciliano gli sferra il<br />

calcio più duro, dichiarando decaduta la monarchia borbonica, proponendo di assegnare il<br />

trono di Sicilia ad un principe <strong>it</strong>aliano. Il duca di Serradifalco, presidente di questa<br />

assemblea, frettolosamente copiata dal modello inglese, dichiara<br />

<br />

Da fine maggio ai primi di agosto , nasce e muore la rivoluzione calabrese, copiata<br />

dai siciliani e aiutata da una vana incursione di patrioti, sostenuta dal parlamento di<br />

Palermo, pilotata da Mariano Stabile, e complicata da un equivoco tra Napoli e Londra.<br />

Una ciurma di siciliani con a capo il Ribotti aveva innalzato bandiera inglese per coprirsi,<br />

malgrado ciò, erano stati acciuffati e condotti a Sant’Elmo. Ovviamente gli inglesi avevano<br />

protestato.<br />

La ver<strong>it</strong>à è che gli inglesi (da sempre protettori dei siciliani) appoggiano l’idea di un<br />

principe <strong>it</strong>aliano da installare a Palermo, perché temono lo svilupparsi di idee <<br />

repubblicane >, e suggeriscono a Mariano Stabile la candidatura del giovane Savoia –<br />

Carignano. Scherzo della sorte, il giovane si chiama Ferdinando ! sicché, quando il<br />

provvedimento passa alla camera dei deputati, il marchese Mortillaro si alza come un<br />

ossesso urlando che<br />

< Mai e poi mai quell’odioso nome, che neppure pronuncio, dovrà più<br />

risuonare in questa magnifica aula che appartenne ai normanni e che ora è nostra.<br />

Mai più la Sicilia farà comparire l’infausto nome del tiranno caduto nelle carte, sulla<br />

bocca, nella sua memoria ! >.<br />

Battimani a non finire, spasmodiche proposte per ribattezzare l’augusto candidato e,<br />

finalmente, alle due della notte ecco emergere il nuovo re di Trinacria: Alberto Amedeo 1°,<br />

re dei siciliani.<br />

La gioia dell’aula diviene tripudio generale; sollec<strong>it</strong>o l’ammiraglio inglese Parker, da<br />

una nave (la Porcupine) al barone Alliata, perché corra al più presto a Torino, a portare la<br />

buona notizia a Carlo Alberto.

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